Verso una personalita’ giuridica degli elementi naturali
Dare diritti alla natura, riconoscerla in quanto essere vivente da un punto di vista legale, e’ quanto rivendicano diverse voci. Lo scorso mercoledi’ 29 marzo, al Parlamento europeo, tre deputati tra cui Pavel Poc, vice-presidente della commissione Ambiente, hanno organizzato una conferenza per lanciare un’iniziativa europea per dotare la natura di diritti. L’organizzazione Nature’s Rights, che ha dato vita all’iniziativa che dovra’ raccogliere un milione di firme per raggiungere l’obiettivo, incita i cittadini e i poteri pubblici a considerare gli ecosistemi non come risorse o proprieta’, ma come soggetti integrali.
Questa e’ anche la lotta che conduce da diversi anni Valérie Cabanes, giurista di diritto internazionale e autrice di “Un nuovo diritto per la Terra” (Seuil, 2016). “Io milito per il riconoscimento del crimine di ecocidio e di diritti della natura con una possibilita’ di difenderla penalmente quando si tratta di predazione o di catastrofe ambientale. E’ possibile proteggere grazie al diritto dei beni comuni come l’atmosfera, gli oceani, i poli, i grandi fiumi e tutti i cicli bio-geologici della vita”.
Da diversi anni, le legislazioni si stanno rafforzando per proteggere la natura e l’idea di dotare gli ecosistemi di una personalita’ giuridica sta facendo il suo percorso. Il 15 marzo, in Nuova Zelanda, il Parlamento ha applicato questo statuto al fiume Wanganahui, riconosciuto “come entita’ vivente” e, qualche giorno dopo, sono stati due fiumi sacri del nord dell’India, il Gange e il Yamuna, che sono stati riconosciuti come personalita’ giuridiche da parte della giustizia. Per Delphine Misonne, professore di diritto dell’ambiente all’Universita’ Saint-Louis di Bruxelles, “e’ il grande segnale di una nuova tendenza a livello mondiale, portata dai popoli autoctoni. Il mondo intero e’ ormai piu’ aperto a queste vicende”. Valerie Cabanes constata ugualmente che “un po’ dovunque nel mondo, ci sono giudici che fanno giurisprudenza al livello di Stati e di citta’, come Messico, che riconosce i diritti della natura”.
“Vincolare il settore economico a rispettare la Terra”
Concretamente, dotare un fiume di personalita’ giuridica, permettere di “difendere i suoi interessi per il suo intrinseco valore”, spiega Cabanes. Come un adulto parla a nome di un bambino davanti ad un giudice, il fiume sara’ rappresentato dai suoi “guardiani” in ogni tipo di azione giudiziale. Nel caso del Wanganahui, si tratta di un membro della tribu’ Maori, che considera il fiume come il suo antenato spirituale, e di un membro del governo. Delle piante potrebbero ugualmente essere archiviate in suo nome. Concedere una personalita’ giuridica “facilitera’ la difesa dei suoi elementi, attribuendo loro un guardiano che permettera’ di meglio giudicare l’equilibrio degli interessi. Globalmente, questo portera’ ad una migliore protezione dei fiumi”, aggiunge Misonne. Fino ad oggi, per condannare i responsabili dell’inquinamento di un corso d’acqua, per esempio, era necessario provare le conseguenze su un essere umano perche’, lui, in quanto tale, ha dei diritti. Da oggi, solo la prova di un danno sul fiume in quanto tale, sara’ sufficiente per intentare un’azione giudiziaria. Per Cabanes, “e’ un grande avanzamento perche’ questo ci permette di avere un quadro piu’ stringente che non l’accordo di Parigi. Dobbiamo creare una sorta di vincolo attraverso la giustizia per il settore economico, perche’ rispetti l’ecosistema Terra”.
La visione dell’uomo dominante ha raggiunto i suoi limiti
In numerosi Paesi, gli autoctoni percepiscono l’umano come parte integrante della natura, essi formano un semplice “legame vivente”, constata la giurista, e “considerano che quando si abissa la natura, si abissa la vita in generale e l’umanita’ in modo particolare. Questo modo di pensare sembrerebbe romantico nel mondo occidentale perche’ siamo stati educati a pensare che l’umano domina il vivente, come e’ scritto nella Bibbia e come lo hanno pensato i filosofi dell’Illuminismo. Noi saremmo una specie superiore, che si darebbe tutti i diritti di sfruttare ad oltranza la natura. Oggi, questo modo di pensare ha raggiunto i suoi limiti”.
Altro vantaggio innegabile di questo statuto di personalita’: “E’ un passo in avanti per i diritti transgenerazionali -vice Valerie Cabanes-. Possiamo preservare i diritti delle generazioni future sull’acqua, sull’alimentazione, semplicemente sulla vita”. Far valere i diritti di una persona non ancora nata era semplicemente impossibile a livello giuridico, ma il contesto si evolve. “Siamo in un contesto che minaccia le condizioni di vita di milioni di persone. L’Umanita’, oggi, ha dei doveri verso le future generazioni”.
(articolo di Camille de Marcilly, pubblicato sul quotidiano La Libre Belgique del 30/03/2017)