Usa. La scarcerazione di Jack Kevorkian
Jack Kevorkian, il medico patologo che sollevo’ il dibattito sul suicidio assistito dieci anni fa, quando disse di aver aiutato 130 malati terminali a morire, e’ uscito da una prigione del Michigan lo scorso venerdi’ con la promessa che non assistera’ piu’ nessuno al suicidio in futuro.
Kevorkian, 79 anni, e’ apparso piu’ fragile rispetto a quando fu messo in prigione otto anni fa, condannato per omicidio di secondo grado. Nella lunga lista di condizioni per la sua liberazione, parte della liberta’ condizionata di due anni, e’ quella di non partecipare ad alcun suicidio in futuro.
Kevorkian ha detto poco ai giornalisti che lo aspettavano all’uscita, uscendo di fretta dal carcere di media sicurezza di Coldwater, ma la sua liberazione ha gia’ scatenato le reazioni di coloro che nel Paese si occupano di suicidio assistito, eutanasia e fine vita.
I sostenitori hanno riconosciuto Kevorkian quale figura importante per le sue idee e per il fatto di essere gravemente malato, ma alcuni hanno gia’ preso le distanze.
“Ha fatto molto per stimolare il dibattito nel Paese fino a quando non si e’ lasciato prendere la mano”, ha detto Lloyd Levine, deputato democratico della California primo firmatario di una proposta di legge -al voto la prossima settimana- che permetterebbe ad alcuni malati terminali di ottenere una prescrizione di farmaci per togliersi la vita.
“Infatti -continua Levine- egli e’ una delle ragioni per cui abbiamo bisogno di questa legge in California. Non vogliamo che vi siamo piu’ casi come quello del dr. Kevorkian”.
Coloro che si oppongono al suicidio assistito hanno espresso preoccupazione su una possibile ripresa delle attivita’ per cui era stato condannato, ricordando i suoi metodi provocatori negli anni ’90. “E’ importante ricordare che quest’uomo stava portando avanti una crociata di morte”, ha detto Ed Rivet, direttore legislativo dell’associazione pro-life Right to Life del Michigan. “Scaricava cadaveri in ogni luogo. Questo signore ha una mente contorta, ed e’ importante che non sia data lui alcuna credibilita’”.
Durante gli anni in cui Kevorkian era in carcere, non e’ cambiato molto dal punto di vista legale nel Paese. L’Oregon rimane l’unico Stato con una legge che permette ai pazienti di chiedere ai medici la prescrizione di farmaci per togliersi la vita. Dal 1998, 292 persone si sono tolte la vita sfruttando il Death with Dignity Act.
Altri Stati, tra cui il Vermont, hanno respinto questo tipo di legislazione, ed i sostenitori della legalizzazione del suicidio medicalmente assistito sono ora concentrati su cosa accadra’ la prossima settimana in California.
“Se non passa la’, sara’ chiaro a tutti noi che nessun altro corpo legislativo nel Paese lo fara’”, ha detto Barbara Lee, presidente di “Compassion & Choices”, un’associazione che sostiene la legalizzazione del suicidio assistito.
Kevorkian e’ stato processato quattro volte prima di essere condannato nel 1999 per aver somministrato una iniezione letale a Thomas Youk, 52 anni, affetto dal morbo di Lou Gehrig. Fu condannato dai 10 ai 25 anni di carcere. La prova che lo inchiodo’ era una videoregistrazione dell’iniezione che Kevorkian aveva consegnato al programma di attualita’ “60 minutes” dell’emittente Cbs. La registrazione fu trasmessa insieme ad una intervista in cui Kevorkian chiedeva all’autorita’ giudiziaria di trovare il coraggio di incriminarlo.
Venerdi’, appena uscito di prigione, Kevorkian ha abbracciato Mike Wallace, il giornalista di “60 Minutes” che lo ha nuovamente intervistato. L’intervista sara’ trasmessa stasera. Kevorkian, magro e con i capelli bianchi, ha sorriso e ha detto ai giornalisti presenti che uscire di prigione era “uno dei momenti piu’ belli della sua vita”. I suoi avvocati hanno detto che soffre di epatite C. Vivra’ da amici in Michigan.
Russ Marlan, portavoce del Department of Corrections del Michigan, ha detto che le condizioni per la liberta’ condizionata non vietano a Kevorkian di parlare a favore del suicidio assistito.
Gli amici di Kevorkian lo hanno accolto, chiamandolo un leader compassionevole che voleva andare incontro alla volonta’ dei malati terminali e che, in cambio, e’ stato maltrattato dal sistema legale. Mostrano poca pazienza verso quei sostenitori del suicidio assistito che ora prendono le distanze da lui. “Queste persone non hanno fatto niente per questa questione, Jack invece si'”, ha detto Geoffrey Fieger, ex legale di Kevorkian. “Se dipendesse da loro, non si farebbe niente”.
Nel Michigan gli sforzi per legalizzare il suicidio assistito sono andati scemando da quando Kevorkian e’ stato incarcerato, ha detto Shaw Livermore, ex presidente della Hemlock Society del Michigan, che ha anche descritto la sua associazione come praticamente “moribonda”.
In parte, ha aggiunto Livermore, e’ stato l’effetto di tanti tentativi legislativi respinti in vari parlamenti statali. Ma ci sono anche altre ragioni. “Per alcuni dr. Kevorkian e’ un eroe. Per altri, egli e’ uno dei motivi per i quali non abbiamo raggiunto i nostri obiettivi. Invece di aspettare che fosse legalizzato, Kevorkian e’ andato avanti per conto suo, e questo ha apparentemente dato vigore agli oppositori”.
Tratto dal New York Times del 1 giugno 2007