Usa. Una morte su sei sarebbe attribuibile all’esposizione al piombo
La cifra e’ enorme e molto superiore alle stime precedenti: le esposizioni ambientali al piombo contribuiscono a piu’ di 400.000 decessi ogni anno in Usa. Per fare un confronto, lo studio annuale sulle malattie per il 2015 valuta in 558.000 decessi a livello mondiale la mortalita’ attribuibile al piombo, e prendendo in considerazione solo le morti di persone adulte. Realizzato con un notevole rigore metodologico, lo studio di Bruce Lanphear (Simon Fraser University, Vancouver, Canada) e dei suoi colleghi americani e’ stato pubblicato, lo scorso 12 marzo, sulla rivista The Lancet Public Health.
In Usa, le malattie cardiovascolari sono in calo ma sono la prima causa di morte…. Tra i fattori causa di queste morti c’e’ soprattutto il tabagismo, l’ipertensione arteriale (HTA), il diabete e la sedentarieta’, ma l’esposizione ambientale al piombo fa anche parte dei motivi che favoriscono l’ipertensione e, di conseguenza, le patologie della circolazione.
L’intossicazione da piombo (saturnismo) colpisce altri organi (sistema nervoso, essenzialmente con turbe cognitive e del comportamento). Esse hanno il sopravvento anche ai livelli pu’ bassi che possono essere misurati. Diversi studi hanno mostrato, precisa in un commento che accompagna l’articolo Philip Landrigan (Mount Sinai Hospital, New York). Le esposizioni ambientali avvengono per ingestione o inalazione, essendo il piombo largamente utilizzato, per esempio nelle pitture e nel carburante, anche se oggi e’ notevolmente in regresso.
Il doppio di infarti al miocardio
La parte attribuibile alle esposizioni al piombo nei decessi in Usa, non era mai stata studiata in modo cosi’ metodico: cioe’ su un lungo periodo per un campione rappresentativo della popolazione nazionale e per assicurare che siano scartati i possibili errori che potrebbero falsare l’interpretazione dei risultati. Inoltre, gli studi fino ad oggi disponibili non prendevano in considerazione le esposizioni ambientali, fornendo dati su una debole concentrazione di piombo nel sangue (piombemia).
La soglia di rilascio di un intervento quando gli adulti si trovano in un ambiente dove sono esposti al piombo, e’ fissata, in Usa, a 5 microgrammi per decilitro di sangue (ug/dl). Bruce Lanphear e i suoi coautori si sono piu’ particolarmente dedicati ad esplorare i risultati per una popolazione con i due tassi situati al di sopra e al sotto di questa soglia.
Tra il 1988 e il 1994, i ricercatori hanno valutato un totale di piu’ di 14.000 persone di 20 anni e oltre, nell’ambito di un campione rappresentativo della popolazione americana, ed hanno proseguito fino al 2011. Il valore medio di piombemia in questo gruppo era di 2,7 ug/dl e il 20% dei soggetti aveva un valore di meno di 5 ug/dl.
Comparando il 10% del gruppo che aveva i livelli di piombemia piu’ bassi al 10% che aveano i tassi piu’ alti, gli autori hanno constatato in questi ultimi un aumento del 37% di mortalita’ per ogni tipo di causa, e un 70% per la mortalita’ dovuta ad una malattia cardiovascolare, sapendo che la mortalita’ per infarto del miocardio e’ completamente raddoppiata. Lo stesso schema di aumento si ritrova prendendo in considerazione le persone che hanno una piombemia inferiore a 5 ug/dl.
250.000 decessi di origine cardiovascolare
Per assicurarsi di poter attribuire questa crescita all’esposizione al piombo, Bruce Lanphear e i suoi colleghi hanno eliminato i fattori che potevano costituire confusione nell’interpretazione (altre cause avrebbero potuto spiegare questa tendenza): eta’, sesso, origine etnica, abitare in citta’, tabagismo, diabete. HTA, tasso di colesterolo, consumo di alcool e reddito. Se, per principio, la persistenza di punti oscuri non poteva essere scartata, gli autori ne hanno concluso che 412.000 decessi annuali in Usa, 250.000 dei quali di origine cardiovascolare, sono certamente attribuibili all’esposizione al piombo.
Essi sottolineano, quindi, l’importanza di “quantificare il contributo dell’esposizione ambientale al piombo con la mortalita’ per malattia cardiovascolare, per comprendere le tendenze della mortalita’ e sviluppare delle strategie complete al fine di prevenire le malattie cardiovascolari”.
“E’ un risultato tra i piu’ sorprendenti, che non mi aspettavo, dice l’epidemiologo Wlliam Dab, professore titolare della cattedra d’Igiene e sicurezza del Conservatorio nazionale di arti e mestieri. Ma lo studio, piu’ che datato, e’ fatto a regola dell’arte, con un metodo che ha un forte livello di prova. Ed e’ convincente. Molti numerosi fattori di rischio cardiovascolare sono presi in considerazione con l’eccezione dell’inquinamento atmosferico. Ma il rischio attribuibile alla popolazione in generale, tiene conto di altri fattori di rischio e non credo che l’inquinamento atmosferico potrebbe invertire la tendenza”.
Una rivalutazione piu’ globale dell’impatto sanitario delle esposizioni ambientali al piombo e’ dunque necessaria anche non solo che in Usa.
(articolo di Paul Benkimoun, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 14/03/2018)