Usa. BIO 2004, il biotech che avanza incessante
In piu’ di 20.000 persone aspettavano con ansia questo avvenimento, il calderone degli incontri e delle proposte, il meeting internazionale di coloro che senza biologia proprio non riescono a vivere. Tenutasi a San Francisco dal 6 al 9 giugno BIO 2004 ha veramente colpito per la sua grandezza, completezza e ostentazione della sua influenza. L’incontro ufficiale della Biotechnology Industry Organization ha contato piu’ di 150 tavoli di discussione, 200 rapporti ufficiali da altrettante compagnie e 1.200 schermi sparsi ovunque per non permettere a nessuno di perdere informazioni preziose. Fuori dagli edifici, come prevedibile, i cartelloni con i vari “No agli Ogm”, “no ai cloni”, “no alla guerra in Iraq”. Un Iraq che c’entra ben poco con i cloni, ma che, riportano i giornali locali, era presente fra le urla generali.
Tra gli interventi principali e’ spiccato senza dubbio quello dell’attuale presidente della Bio Carl Feldbaum che ha sottolineato come i limiti delle biotecnologie riescano talvolta a compensarsi con gli innegabili successi. Anche se e’ ancora una scienza che inquieta e spaventa per le sue potenzialita’ deformanti, bisogno ricordare che gli scienziati non sono sempre sottoposti alla fame del loro Ego, non si lasciano facilmente trascinare nello squallore morale di “certa” scienza e riescono a produrre senza nuocere irrimediabilmente.
San Francisco quindi protagonista di un mondo in espansione da ormai piu’ di 30 anni: proprio in quella baia nel 1976 nasceva la prima compagnia biotech, la Genentech, genitrice di una lunga catena ancora in crescita. Poi Boston e l’area di San Diego hanno completato il percorso di specializzazione, creando con San Francisco il triangolo piu’ specializzato nel biotech in tutti gli Usa.
Il meeting e’ stata l’occasione per annunciare nuovi progetti di collaborazione internazionale, ma anche per proporre iniziative comuni a favore di determinate ricerche. Ad esempio, il Ministro della Scienza inglese David Sainsbury nel suo intervento ha dichiarato che il Governo inglese ha fatto propria la raccomandazione emersa dal Biotechnology Innovatione and Grow Team Report (BIGT), un documento stilato per incrementare la competitivita’ europea nel campo del biotech: incentivi economici, ma anche percorsi facilitati alla specializzazione e all’istruzione universitaria. Per il futuro prossimo invece, la creazione di un forum permanente che permetta lo scambio di informazioni in tempo reale e un dibattito piu’ completo su alcune scelte scientifiche.
Ma la circostanza era quella adatta e i ricercatori ne hanno fatto tesoro: il presidente Bush non e’ riuscito a fuggire alle critiche, ne’ lui ne’ le sue ansiogene leggi federali che vietano la ricerca. Lutz Giebel, partner della Schroder Ventures Life Sciences, ha esposto semplicemente i risultati che si potrebbero ottenere se quelle limitazioni venissero tolte: “20.000 professori porterebbero avanti la ricerca solo negli Usa. Ci sono compagnie che non si occupano solo di staminali, ma anche di genoma, di fecondazione assistita o di clonazione. Queste compagnie, se non fanno parte di un circuito industriale ben preciso, faticano a sopravvivere. Trovare finanziamenti privati non e’ cosi’ scontato”.
Testimone di questo dato di fatto il presidente esecutivo della compagnia Sangamo situata a Richmond, il dott. Edward Lamphier. Il quale spiega: “Sono convinto che questa decisione e’ il frutto di una scelta puramente politica. Non c’e’ nessuna base o teoria scientifica che abbia influenzato tale decisione, ma solo una precisa volonta’ di demoralizzare. C’e’ da dire inoltre che i principali brevetti sono stati registrati, le patenti distribuite; le infrastrutture commerciali sono pronte, cosi’ come gli investimenti e i progetti professionali. La ricerca e’ pronta per partire in ogni momento ma un muro invisibile ci separa da quell’istante”.