Usa. Anche la stampa medica bacchetta Bush.

Una delle riviste mediche piu’ importanti, il New England Journal of Medicine, ha esordito con un editoriale molto forte, criticando amaramente la politica del presidente Bush in tema di ricerca sulle cellule staminali embrionali.
L’articolo, pubblicato il 16 luglio, si e’ rivelato uno dei piu’ influenti dal punto di vista dell’opinione scientifica, dopo il 1980 quando la stessa rivista pubblico’ uno speciale sul virus dell’Hiv.
Analizzando la politica di Bush si puo’ notare -secondo il direttore della rivista, il dott. Jeffrey Drazen– che i soldi spesi per la ricerca non sono sufficienti ne’ a garantire progetti seri, ne’ la continuita’ di alcuni progetti gia’ avviati. Negli Stati Uniti sono stati spesi l’anno scorso circa 11 milioni di Usd per la ricerca sulle staminali embrionali, e solo 60 ricercatori provenienti da 48 enti hanno beneficiato dello stanziamento. Situazione ben diversa in Inghilterra ad esempio: li’ il Governo ha speso 41,5 milioni di Usd, includendo il progetto di una banca statale per la conservazione di campioni umani.
Ma il Parlamento statunitense non e’ mai stato convinto in toto dell’importanza della ricerca e delle promesse che la scienza a volte riesce a mantenere. Sia tra i conservatori che tra i democratici sopravvive la paura verso l’embrione umano, fenomeno gia’ esistente dai tempi della Roe vs. Wade, la legge sull’aborto. Per questo Drazen ha deciso che “il giornale fara’ la sua parte, e pubblichera’ qualsiasi ricerca che dimostri le potenzialita’ e la metodicita’ del lavoro scientifico”.
I gruppi pro-life sono gia’ sul piede di guerra. Marie Sturgis, del Massachusetts Citizes for Life, si e’ detta preoccupata per questa concezione secondo la quale “il fine giustifica il mezzo”. Perche’ di fatto, per la Sturgis il fine e’ quello di voler creare embrioni umani, sfruttarli e poi distruggerli. Su questo punto avrebbe qualcosa da obbiettare il filosofo Jacques Maritain, che nel 1967 ebbe a dire che “ammettere che il feto umano, dall’istante del suo concepimento, riceva l’anima intellettiva quando la materia non e’ ancora in nulla disposta a questo riguardo, e’ un’assurdita’ filosofica. E’ tanto assurdo quanto chiamare bebe’ un ovulo fecondato”.
Ma e’ ancora lontano il momento in cui Bush o i suoi consiglieri la penseranno cosi’. La loro posizione pero’ e’ un’arma a doppio taglio per lo stesso concetto di rispetto dell’embrione. Non permettere la ricerca sugli embrioni non scarica comunque la responsabilita’ su quelli gia’ esistenti, magari crioconservati, che attendono un destino incerto. Il rispetto per questi embrioni svanisce nel momento in cui scadono i 5 anni e divengono inutilizzabili per l’impianto. Il New England Journal of Medicine ha comunque gettato una pietra importante. Ha alzato la voce, conscia del potere mediatico che ha su un certo target di stampa; supporta e supportera’ i ricercatori, facendo quel lavoro di sostegno che invece ci si aspetterebbe dalle istituzioni.