Trisomia 21: le tabelline per vivere meglio
Un nuovo metodo favorisce l’apprendimento della matematica alle persone con sindrome di Down. Finora il saper far di conto sembrava fosse loro precluso; invece è vero il contrario, ed è importante per una vita più autonoma.
“Ecco il nuovo compito, Simon: quanto fa 48 più 27?” L’undicenne comincia a ordinare i legnetti rossi delle decine e i dadi blu delle unità, e intanto conta con le dita le decine e le unità. Sua madre gli siede di fronte e controlla. Lui calcola e alla fine dà la soluzione con un sorriso convinto: “75!” Simon Juranek frequenta la nuova scuola media di Voels, vicino a Innsbruck (Austria) ed esercita il calcolo mentale con mamma Waltraud. Oltre tutto deve difendere il suo buon piazzamento in questa materia -per di più quale “scolaro integrato”, avendo lui la trisomia 21, meglio conosciuta come sindrome di Down.
Finora agli individui con questa particolarità genetica si negava la possibilità d’imparare l’aritmetica. A torto, come dimostra il nuovo sistema messo a punto a Leoben (A). Waltraud Juranek, esperta in scienza dell’educazione, e suo figlio Simon, lavorano proprio con il metodo elaborato dal Centro sindrome di Down “vivere ridere imparare” dell’Associazione “Mano nella mano“. Vi ha contribuito anche la direttrice del Centro, Bernadette Wieser, madre di una ragazza di 17 anni con sindrome di Down. “Quando è nata, mi hanno spiegato che non sarebbe riuscita a fare calcoli aritmetici poiché le mancava il ragionamento logico”, spiega. Un pregiudizio nei confronti delle persone con trisomia 21, che è duro a morire. Ma intanto la signora Wieser e il suo gruppo sono riusciti a dimostrare il contrario.
Una vita normale
Questa controprova è importante per i down, in quanto la loro immagine risente ancora di pregiudizi e d’ignoranza. Vero è che negli ultimi decenni la qualità della loro vita è migliorata tanto: grazie ai nuovi trattamenti sanitari e al supporto individuale, molti di loro possono fare una “vita normale” e imparare un mestiere. Quale primo europeo con sindrome di Down ad essersi laureato, lo spagnolo Pablo Pineda è il portabandiera di quest’evoluzione.
A ciò si contrappone il fatto che il 90% dei bambini con quella sindrome non nasce affatto. Da quando esiste la diagnostica prenatale negli anni 1980, unita alla possibilità d’interrompere la gravidanza, gran parte delle donne sceglie questa via.
Ma in Gran Bretagna nel 2006 si è notata un’inversione di tendenza. Per la prima volta dal 1989 -introduzione dei test prenatali-, la curva statistica delle nascite indicava un aumento netto di neonati con trisomia 21. Le indagini rilevano che le informazioni di cui dispongono i genitori riguardo alle migliori condizioni di vita dei figli down hanno portato alla nuova tendenza. Ed è il motivo per cui, in Austria, ci sono gruppi di auto-aiuto che chiedono un “periodo di riflessione”, fissato per legge, per i genitori che aspettano un figlio con diagnosi di sindrome di Down.
Il nuovo metodo aritmetico di Loeben contribuisce a migliorare la qualità della loro vita, e infatti nel 2010 è stato inserito nel programma europeo Lifelong learning. Per due anni, cinque Stati Ue, sotto guida austriaca, hanno adottato questo metodo d’insegnamento e l’hanno applicato. “Nel solo ultimo anno, nei Paesi partecipanti sono stati formati oltre 600 individui con sindrome di Down”, racconta Bernadette Wieser. Genitori e pedagoghi possono apprendere il metodo in una o due giornate di studio; il corredo di base, con il video per l’apprendimento e un manuale pratico costa solo 150 euro. Nel frattempo il metodo ha suscitato interesse in Francia, Ungheria e persino negli Usa. Attualmente l’équipe della signora Wieser sta traducendo il materiale in francese e ungherese, e a breve sarà pronto un libro in cui il gruppo di Leobener riassume le esperienze fatte. Si potrà leggere della più giovane partecipante al programma -appena un anno d’età- e della più anziana, di 59 anni. “In tutta la sua vita sapeva contare solo fino a tre. Ora calcola con sicurezza entro il numero 20 e continua a imparare con entusiasmo”.
Le dita in funzione di calcolatrice
Il sistema d’apprendimento poggia su vari approcci didattici. A partire dalla percezione del corpo, passando per quella dello spazio, fino alla capacità di comprendere i numeri astratti. Lo strumento base sono le mani: usando le dita, gli allievi imparano le quattro operazioni e hanno il vantaggio d’avere una “calcolatrice” sempre a disposizione. Waltraud Juranek fa regolarmente gli esercizi con suo figlio. “La matematica è indispensabile nella quotidianità per poter avere una vita autonoma, a scuola come per fare la spesa”. Per Simon il primo successo è stato poter frequentare la scuola pubblica anziché una scuola speciale. Ora è un alunno della nuova scuola media, dove grazie alle sue buone prestazioni nel calcolo mentale si è guadagnato il quarto posto nella classifica dei “re del calcolo”.
(articolo di Steffen Arora per Die Presse del 07-01-2012. Traduzione di Rosa a Marca)