I tre obiettivi della Cina: quest’anno si preannuncia decisivo

Sir George Radda, direttore esecutivo del Medical Research Council, ha di recente affermato che lo sviluppo della ricerca scientifica in Cina e’ enorme, tanto da far prevedere che il Paese raggiungera’ una posizione di leadership mondiale nel giro di 10 anni. Il punto di osservazione sulla Cina e’ complicato e pieno di dubbi; la completa assenza di trasparenza e la presenza di numerose ombre scure non aiutano il processo di analisi.
La Cina e’ una dittatura, la piu’ grande dittatura del mondo. Si presenta esternamente come nazional-comunista ed affonda le sue radici da una parte nella dittatura del proletariato, in versione maoista, e dell’altra nell’unita’ ideologica del Paese. Il Governo reprime duramente qualsiasi opposizione, e’ in testa alla classifica delle violazioni dei diritti dell’uomo e ben sappiamo della completa impermeabilita’ dei dirigenti cinesi a qualsiasi riflessione etica che non sia quella rivoluzionaria.

E quando si parla di Cina il verbo “sembrare” e’ d’obbligo. Sembra che la Cina abbia gia’ clonato embrioni umani e che sia a favore del divieto mondiale sulla clonazione riproduttiva, contraria all’etica del popolo cinese. Senza dubbio il Governo di Pechino si sta muovendo con obiettivi di programma ben chiari. Vediamo di capire quali sono.

Il primo obiettivo di questa campagna cinese sulla ricerca scientifica e’ senza dubbio quello del recupero degli scienziati cinesi, sparpagliati nel mondo a causa delle repressioni “culturali” degli anni passati. Ma non basta: Pechino si offre di accogliere i ricercatori e le industrie occidentali “bloccati” dalla moratoria proibizionista occidentale. Il Centro per lo Sviluppo e la Ricerca sui Tessuti di Shanghai sta per ricevere l’equivalente di 100 milioni di Euro.

Acquisire una posizione di leadership a livello mondiale sulla ricerca fa decisamente parte del patrimonio genetico della classe dirigente cinese. Ed e’ il suo secondo obiettivo. Le ambizioni del Partito Comunista Cinese, nei confronti principalmente degli storici rivali Giappone e Taiwan, non si limitano solo a questo campo. Le rivalita’ e la competizione mondiale si stanno sviluppando in tutti i settori geopolitici: militare, economico, diplomatico e anche scientifico. L’ingresso della Cina nella Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e’ stato un primo successo, coadiuvato anche dal pragmatismo occidentale.

Il terzo obiettivo e’ quello di arrivare ad un alto grado di controllo delle terapie e dei protocolli in campo medico e scientifico, imponendo poi sul mercato mondiale, grazie anche al sopracitato ingresso nel WTO, la supremazia commerciale dei prodotti farmacologici utili a curare gravi patologie. Una strategia del tutto commerciale e che poco ha a che fare con una qualsiasi riflessione di natura umanitaria.

Per la Cina il 2002 sara’ un anno molto difficile, dal punto di vista economico e molto pericoloso, dal punto di vista sociale. E Pechino sta spingendo sulla spesa pubblica: un deficit di bilancio record (38 miliardi di dollari), un incredibile aumento delle spese militari (17,6%) e un piano per conseguire una crescita economica del 7% nel 2002. Alla fine dell’anno ci sara’ anche il cambio di guardia al vertice del Partito Comunista, dal quale emergera’ la nuova classe dirigente che guidera’ la Cina sino alla fine del decennio.
In questo contesto, sociale ed economico, la “via giapponese” scelta da Pechino in economia e che sta anche alla base del pragmatismo sulla ricerca scientifica, prevede l’impossibilita’ di ottenere trasparenza sulle scelte e una verifica di controllo sullo stato degli esperimenti da parte di chiunque. Queste caratteristiche sono necessari corollari per tentare la carta del mercato mondiale dei farmaci. In una democrazia liberale e’ lo Stato che governa, in base ad una sua laica moralita’, la ricerca scientifica. Governa, ma non controlla.
In Cina il pragmatismo nazional-comunista si palesa in una paradossale liberta’ apparente, che cela invece uno dei piu’ feroci meccanismi di controllo ideologico sulla ricerca e sull’industria farmaceutica. La Cina si sta preparando ad una posizione di leadership mondiale nel campo della ricerca, ma prima deve sanare i due deficit al suo interno: quello di bilancio e quello democratico. Entrambi hanno (ed avranno) una decisiva influenza sui programmi per la ricerca scientifica. Non vi e’ dubbio che assecondare questo corso da parte occidentale sia nell’immediato una ghiotta occasione, ma la spigolosita’ della materia in tema e’ tale che si corre il serio rischio di aiutare -anche involontariamente- i piani di programma governativi, con l’effetto boomerang di tagliare le gambe ad ogni vera ricerca scientifica, che non sia quella esclusivamente finalizzata alla conquista del mercato mondiale. A quale prezzo poi? E con quali sicurezze per il consumatore?