Sugar tax. Le grida manzoniane di produttori e politici. Vittime: consumatori e meno abbienti
Dal 1 luglio dovrebbe entrare in vigore la “sugar tax”. Un emendamento della maggioranza al decreto Superbonus, con il “favore” ai produttori di un dimezzamento: da 10 a 5 centesimi al litro e da 25 a 13 centesimi al chilogrammo, così come previsto dalla finanziaria del 2020 e sempre rinviata. Nel 2026 si prevede poi l’applicazione a regime, cioè il raddoppio.
La notizia ha provocato molto “rumore”, anche nella stessa maggioranza, che sembra non capacitarsi di essersi dimenticata che esisteva questa tassa. Mentre loro e i governi precedenti non hanno fatto nulla per affrontare la questione dei danni da eccesso di consumo di zuccheri, ecco che la “tegola” è arrivata.
Molti produttori, svegliatisi solo ora, con l’introduzione di questa tassa disegnano scenari più o meno catastrofici per il proprio business, con ovviamente ricadute occupazionali che, a ruota, coinvolgono anche alcuni sindacati.
Dopo i primi tempi di applicazione, è evidente che ci sarà un solo soggetto che ne subirà le conseguenze economiche, il consumatore. E, come sempre in casi del genere, se l’aumento di base sarà 1, la conseguenza sul prezzo finale del prodotto sarà 10 (“che ci posso fa’, c’è la tassa…”). Col tempo, quindi, tutte le preoccupazioni potrebbero rientrare.
Ma è’ evidente che una tassa per disincentivare prodotti consumati con scarsa o deviante informazione, di per sé serve a poco, visti anche, per esempio, i risultati molto relativi che si sono registrati in Paesi come il Regno Unito, dove è in vigore da tempo.
La domanda da porre al legislatore è:
cosa hai fatto e stai facendo per creare una cultura e un mercato di consumi in cui i danni da abuso di prodotti come lo zucchero sia chiaro?
Certo, non è una problematica nata ieri, ma fino ad oggi c’è un po’ di chiarezza solo in alcuni prodotti e mercati di nicchia.
E i nostri produttori e politici si accorgono del problema solo quando sta per entrare in vigore questa tassa, nonostante sapessero bene che c’era e che era solo stata rimandata.
Sembra proprio che non ci sia interesse alla salute dei consumatori, ma solo a far finta che il problema non esista e che si può campare con le proroghe. Senso dello Stato e senso della salute pubblica… praticamente vicini allo zero.
Siamo nel solito caso di “ognuno per sé, Dio per tutti”. Ma – dio o non dio – il problema è drammatico. A parte la consapevolezza più o meno diffusa in coloro che hanno maggiore informazione/istruzione, chi ne soffre di più sono i meno abbienti. Nonostante la pubblicistica e la demagogia diffusa soprattutto in ambiti governativi, che vantano politiche in loro difesa.
Qui il video sul canale YouTube di Aduc
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