Stati Uniti d’Europa. Oltre Putin. Ripensare i rapporti con la Russia
Distendere la carta geografica della Federazione russa e dei Paesi confinanti per capire i motivi della insensatezza dell’invasione putiniana dell’Ucraina.
Vediamo.
Agli occhi appare un immenso territorio di 17 milioni di km quadrati, abitato da 146 milioni di persone, con una densità di soli 9 abitanti per km quadrato. Per avere un confronto, basta ricordare che l’Italia ha una densità di 189 persone per km quadrato.
Il Paese invaso, l’Ucraina, ha una superficie di 600 mila km quadrati, il doppio dell’Italia, una popolazione di 40 milioni di abitanti con una densità di 72 persone a km quadrato.
Dunque, non esiste il problema degli “spazi vitali” di hitleriana memoria.
La Nato si è allargata, ha accerchiato la Russia e costituisce un pericolo, afferma Putin.
Basterebbe dare una ulteriore occhiata alla carta geografica per rendersi conto che l’accerchiamento è solo nella mente di chi ignora la geografia.
Ricordiamo che l’adesione alla Nato è volontaria. I Paesi dell’Est Europa, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, aderirono nel 1999; Romania, Bulgaria, Slovacchia, Lituania, Estonia e Lettonia nel 2004.
Sono passati circa 20 anni da quando i Paesi dell’Est Europa hanno aderito alla Nato e non risulta che l’adesione abbia comportato l’invasione di altri Paesi. Dal 1949, data di nascita della Nato (ben 73 anni fa) non c’è stata nessuna occupazione di Paesi terzi, risulta, invece, che la Russia ha invaso la Cecenia (1999), la Georgia (2008), l’Ucraina (Crimea 2014) e, di nuovo, l’Ucraina (2022), oltre a intervenire, come Urss, in Ungheria (1956) e in Cecoslovacchia (1968).
Se l’Ucraina entrasse nella Nato avrebbe i missili al confine con la Russia, dice Putin.
Logisticamente i missili non si posizionano ai confini perché sarebbero passibili di facili incursioni, e poi, un missile intercontinentale può percorrere 13 mila km, potrebbe, cioè, essere collocato ovunque, anche in Congo.
Oltretutto, è dal 2008, cioè da 14 anni, che si discetta sulla adesione dell’Ucraina alla Nato e non se ne è fatto nulla. Comunque, l’Ucraina è uno stato indipendente che decide del proprio futuro.
Gli ucraini sono russi, proclama Putin.
L’etnia Rus, è scandinava, ed era già presente nel mille d.C a Kyiv, dove si costruivano abitazioni e chiese cristiane, mentre a Mosca c’erano solo boschi di betulle. Semmai sarà il contrario, ma non risulta che l’Ucraina voglia invadere la Russia.
Gli ucraini hanno compiuto un genocidio contro la popolazione russofona nel Donbass, afferma Putin.
Il Tribunale internazionale dell’Onu smentisce. Semmai è stato Putin a compiere genocidi in Cecenia e in Georgia e ora cannoneggia abitazioni e spara sui civili ucraini. Secondo la Caritas Ucraina, sono migliaia gli ucraini deportati nell’estremo oriente russo. Le atrocità nei confronti della popolazione sono notizie di questi giorni. Bucha, purtroppo, non rimarrà un caso isolato.
All’inizio della guerra, circa 9 mila ricercatori russi avevano sottoscritto un documento contro l’invasione. “Scatenando la guerra – scrivevano – la Russia si è condannata all’isolamento internazionale, alla posizione di uno stato canaglia. Uno dopo l’altro, i legami costruiti negli anni tra la Russia e i paesi dell’Unione europea si stanno spezzando, e di sicuro resteranno spezzati per molto tempo.”
La forte dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia era stata considerata come garanzia di stabilità ma, evidentemente, le intenzioni del presidente Putin erano altre: tenere la briglia stretta del cavallo Europa e allargare la propria influenza politica in funzione “imperiale”. Qualcuno dovrebbe informarlo che i tempi di Pietro il Grande (1672-1725) o di Caterina la Grande (1729-1796) sono passati e che, comunque, non ne ha la stoffa, neanche quello di un lembo della giacca, difatti l’invasione della Ucraina ha avuto come risultato il rinsaldamento dell’Alleanza atlantica e la prossima adesione di Finlandia e Svezia.
Putin è semplicemente un criminale che per una fortuita combinazione della storia si è trovato ai vertici di uno Stato.
L’Ue sta avviando un processo di diminuzione della dipendenza energetica. Gli stati baltici hanno già deciso, la Polonia seguirà. La Germania ha ridotto del 25% gli acquisti e il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che invita gli Stati membri a interrompere le importazioni di gas, petrolio e carbone.
Insomma, la Russia sta perdendo il suo principale acquirente, oltre a subire sanzioni economiche, le quali hanno una conseguenza anche indiretta: chi investirà più in uno stato canaglia?
Dato che il criminale Putin ha già perso, ma bisogna continuare l’azione di contrasto, è necessario che il mondo occidentale, e in particolare l’Europa, ripensi i rapporti con la Russia del dopo Putin, prima che la Federazione russa diventi una colonia cinese, a supporto dell’altra grande avversaria delle democrazie liberali, o imploda, con una frantumazione della attuale organizzazione statale. Sarebbe l’enorme equivalente della Yugoslavia del dopo Tito.
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