Stati Uniti d’Europa. Covid. Il disastro della politica sanitaria permissiva della Svezia

  “Giudicatemi tra un anno”. Così la dichiarazione di Anders Tegnell, responsabile della Agenzia di Sanità Pubblica svedese, che ha ampia autonomia e ha condotto  l’approccio alla lotta al Coronavirus: no alle mascherine, assembramenti consentiti fino a 500 persone, no ai confinamenti totali.

Ecco i risultati, dopo un anno, paragonati ad altri Paesi con caratteristiche comuni.

Morti per milione di abitanti:
1. Svezia 1359.
2. Norvegia: 130.
3. Finlandia:160.

Tegnel è un teorico della immunità di gregge, al pari del premier britannico, Boris Johnson: infettarsi tutti per essere immuni.
Come noto, Johnson ha cambiato idea lasciando solo Tegnel a sostenere le sue teorie, mentre i paesi vicini adottavano, fin dall’inizio, politiche sanitarie restrittive.

Tegnell sosteneva che un approccio morbido alla lotta al Coronavirus avrebbe aiutato l’economia svedese (l’abbiamo sentito anche in Italia).
Non è stato così, perché il PIL svedese è diminuito del 2,8%, analogamente al 2,9% della Finlandia e vicino al 2,5% della Norvegia.

L’impatto della politica sanitaria di Tegnell ha indotto il re della Norvegia, Carlo XVI Gustavo, a dichiarare “Abbiamo fallito”. E’ stata, inoltre, istituita una Commissione di indagine e il Parlamento ha approvato una legge che consente al Governo di intervenire in caso di necessità.

Tegnell ha dovuto rivedere le impostazioni iniziali della sua politica sanitaria ma i danni erano ormai fatti.

Ci dovrebbe essere un approccio comune in caso di pandemia: evitare che l’infetto venga a contatto con il sano.
Come è materia di valutazione ma da lì si dovrebbe partire.
 

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