Stati Uniti d’Europa. Coronavirus e Bretton Woods
Bretton Woods è una località degli Usa, dove, nel 1944, un anno prima della fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa, i delegati di 44 nazioni stabilirono le regole per le relazioni commerciali e finanziarie internazionali.
Poco dopo, sempre negli Usa, si tenne una conferenza delle 4 potenze alleate per definire l’assetto politico del dopoguerra. La proposta di tornare ai vecchi sistemi politici, o al nazionalismo, fu bocciata; si posero, così, le basi di un nuovo ordine che ha consentito di evitare la Terza Guerra Mondiale.
Torniamo ai nostri giorni e ci chiediamo quali assetti politici dovrà avere l’Europa, dopo aver vinto la guerra contro il Coronavirus. Insomma, a settembre, cosa intende fare il governo Conte? E, soprattutto, ha in testa uno scenario futuro che ci consenta di affrontare le prossime emergenze sanitarie, finanziarie e ambientali?
Guardare al passato per vedere il futuro è utile.
Vediamo
A gennaio scorso dilagò l’epidemia in Cina. In una intervista televisiva (1) del 27 gennaio, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dichiarava: siamo prontissimi ad affrontare il Coronavirus.
Il che significa che le strutture sanitarie, il personale, le dotazioni, il sistema pubblico e privato, erano state messe nelle condizioni di affrontare l’emergenza virale.
Risulta? Non ci sembra proprio.
Passata questa emergenza, è utile chiedere al presidente Conte quali tavoli di trattativa intenda aprire con la Ue: lasciare tutto come è, o involversi nei nazionalismi, o aprire a un nuovo assetto politico europeo.
Si vuol fare tesoro di quello che è successo e superare l’attuale organizzazione a favore di una Europa federale? A cosa servono 28 politiche sanitarie dove ognuno fa per sè? Occorre, invece, un ministro della Salute Europea, a tutela della salute di tutti i cittadini europei.
Occorrono gli Stati Unii d’Europa.
Il premier Conte ha qualche idea in proposito?
(1) La7