Spagna. Via libera al primo progetto di clonazione terapeutica
Il ministero della Sanita’ spagnolo ha dato il via libera al primo progetto che utilizzera’ la tecnica della clonazione terapeutica, per la derivazione di cellule staminali personalizzate e da trapiantare sul paziente. Si tratta di una ricerca che sviluppera’ il Laboratorio di Riprogrammazione cellulare del Centro di Investigazione Principe Felipe, sito nella Comunita’ di Valencia, governata dal Partito Popolare (PP). Lo ha comunicato il ministero della Sanita’, precisando che Comision de Seguimiento y Control de la Donacion y Utilizacion de Celulas y Tejidos ha dato parere favorevole a un progetto di ricerca presentato dall’assessorato della Sanita’ valenziana, la cui finalita’ e’ l'”ottenimento di nuove cellule staminali con potenziale terapeutico”. Sebbene il parere del comitato non fosse vincolante, il suo via libera era praticamente l’ultimo passaggio ancora pendente per l’autorizzazione della tecnica della clonazione terapeutica, approvata nel luglio 2007 con l’entrata in vigore della legge sulla ricerca biomedica -legge che aveva subito la dura opposizione del PP e della Chiesa cattolica. Una legge, che ha trasformato la Spagna nel quarto Paese europeo in cui e’ permessa la clonazione terapeutica o generazione di cellule staminali geneticamente identiche al paziente.
Il progetto sara’ diretto da Miodrag Stojkovic, il primo scienziato europeo ad aver clonato un embrione umano. Il progetto permettera’ di realizzare una serie di studi preliminari per definire e migliorare i metodi necessari per applicare la clonazione sugli esseri umani. La ricerca contempla la derivazione di linee di cellule staminali a partire da cellule adulte appartenenti al paziente. Questo lavoro e’ finalizzato a studiare in vitro le basi molecolari di due infermita’ neurologiche -l’epilessia infantile e la paraplegia spastica ereditaria- su cellule staminali ottenute mediante la clonazione terapeutica.
La messa a punto di questa tecnica, potra’ permettere in futuro di ottenere le linee staminali specifiche per ogni persona, in tal modo si potranno generare cellule personalizzate associate a un malato e alla sua patologia, senza i rischi di rigetto per un trapianto che invece potrebbero esserci portando avanti la ricerca sugli embrioni sovrannumerari.
Il ministro alla Sanita’, Bernat Soria, ha ricordato che proprio l’ufficio che occupa attualmente e’ stato protagonista sei anni prima della prima richiesta con le cellule staminali che proveniva dalla Comunidad valenciana e dal suo laboratorio. “Si chiude una fase oscura nella storia della Spagna”, commenta cosi’ Soria, rilevando che lo stesso ufficio che aveva chiuso le porte alla ricerca scientifica e alla clonazione terapeutica oggi e’ occupato da uno scienziato che ha l’onore di annunciare la chiusura di un ciclo. Curioso inoltre il fatto che mentre al Governo centrale c’e’ il Partito Socialista, la Comunidad valenciana e’ amministrata da quello popolare, che a livello nazionale si era opposto alla Legge sulla Ricerca Biomedica, approvata sette mesi fa e che permette questo tipo di ricerche. Gli esponenti popolari locali cercano di non sollevare polemiche e spiegano che piu’ che la clonazione terapeutica, ancora non possibile nell’uomo, le ricerche cercano di ottenere cellule staminali embrionali, e attraverso il responsabile della Salute di Valencia, Manuel Cervera, spiegano che il loro impegno e’ per il sostegno alla ricerca.
Sentito anche su questa apparente contraddizione dal quotidiano ABC il ministro Soria risponde di non essere sorpreso: “mi sembra meraviglioso. E’ questo il senso del progresso. Il senso di un Paese che vuole essere moderno e progredire. Offriamo l’immagine di una Spagna diversa, di lavorare per la ricerca e che vuole aiutare i pazienti con il lavoro degli scienziati”. Sollecitato a rispondere del perche’ autorizzare ricerche controverse da un punto di vista etico, invece che perseguire la strada della riprogrammazione cellulare, Soria replica che “non possiamo affermare che la clonazione terapeutica sia superata. Dal punto di vista scientifico restano domande aperte. Se abbiamo fatto passi in avanti con la riprogrammazione cellulare, e’ perche’ potevamo gia’ contare sulla conoscenza della ricerca con gli embrioni. Neppure si puo’ dire che la tecnica del trasferimento nucleare abbia dato tutti i suoi frutti. Avrebbe poco senso chiudere questa strada”.