Spagna. Embrioni sovrannumerari, forse ci siamo!

Il Governo ha iniziato a studiare la riforma della Legge sulla Riproduzione Assistita per permettere la ricerca con le cellule staminali ottenute da embrioni umani sotto rigide condizioni. A rendere nota la notizia e’ il quotidiano spagnolo Abc, riferendo fonti vicine al Governo. Il premier José Maria Aznar avrebbe dato istruzioni perche’ in questo affare cosi’ delicato si arrivi ad un consenso il piu’ ampio possibile con tutti i settori sociali e politici, anche se il progetto e’ nella sua prima fase iniziale e per tutto il percorso si cerchera’ di non ferire le diverse suscettibilita’ e valorizzando un po’ tutti i suggerimenti.
Dopo che lo scorso 5 marzo e’ stato reso pubblico il rapporto sulle cellule staminali, praticamente tutto il Governo aveva valutato positivamente il rapporto e le raccomandazioni del Comitato di Consulenza Etica del ministero di Scienza e Tecnologia. Tre mesi dopo, il Governo “ha accolto” le raccomandazioni come praticabili, compresa quella che suggerisce di utilizzare gli embrioni sovrannumerari delle tecniche di fecondazioni in vitro per ottenere cellule staminali quando l’unica alternativa possibile sarebbe la distruzione. Nel rapporto si parlava di questa possibilita’ dopo aver fatto un ritratto di valore e potenzialita’ scientifica di queste cellule per studiare particolari trattamenti per malattie gravi, e al tempo stesso si ricordavano gli effetti negativi della congelazione prolungata a cui sono sottoposti la gran maggioranza degli embrioni conservati da piu’ di cinque anni in Spagna.
Il rapporto giungeva alle stesse conclusioni della Commissione Nazionale per la Riproduzione Assistita, che gia’ nel 2000 aveva suggerito di utilizzare per la ricerca scientifica gli embrioni congelati da piu’ di cinque anni e percio’ ritenuti “non vitali”. Venivano anche proposte una serie di condizioni: il consenso informato dei progenitori, che la ricerca vada nella direzioni di alleviare la sofferenza umana, che debba essere portata avanti solo da gruppi di ricerca che dimostrino la loro esperienza in questo campo e che il protocollo di ricerca sia preventivamente valutato dai comitati di etica permanente e sia seguito dagli stessi. Inoltre si raccomandava di creare un comitato nazionale di controllo e supervisione per queste sperimentazioni, si consigliava di non autorizzare la clonazione terapeutica, di dare priorita’ alla ricerca con le staminali sugli animali e si chiedeva di evitare l’accumulazione di embrioni sovrannumerari nei centri di riproduzione assistita.
Gli esperti di biomedicina, diritto e bioetica che componevano il Comitato di Consulenza di Etica chiarivano anche un altro punto molto dibattuto in Spagna, cioe’ la necessita’ di modificare la legislazione vigente allo scopo di definire un quadro giuridico adeguato. La legge sulla riproduzione assistita infatti ammette la ricerca solo su embrioni umani al massimo di 14 giorni e non vitali. Ma questa clausola, abbinata al tempo massimo della conservazione di 5 anni, ha comunque creato una serie innumerevole di interpretazioni di questa legge del 1988. Il risultato finale e’ l’accumulo di migliaia di embrioni sovrannumerari, stimati in Spagna dagli ultimi rilevamenti in circa 40 mila.
Dallo scorso anno diverse Comunidad governate dai socialisti hanno iniziato una serie di iniziative legislative nei Parlamenti delle autonomie per dare una copertura legale alle ricerche con gli embrioni sovrannumerari, senza aspettare che il Governo prendesse l’iniziativa in questa questione cosi’ complessa. In testa a queste Comunidad l’Andalusia, che gia’ dallo scorso dicembre ha sottoscritto un accordo con lo scienziato spagnolo Bernat Soria.

Dopo le anticipazioni sono arrivate le prime conferme ufficiali. Stavolta le fonti governative sono i due ministri che un po’ in condominio gestiscono la ricerca scientifica con gli embrioni sovrannumerari: il ministero della Scienza e della Tecnologia, di Josep Piqué, e quello della Sanita’, di Ana Pastor.
Piqué e’ stato protagonista di una sorta di remake: stessi protagonisti, stesse argomentazioni e stesse accuse. In Commissione Scienze del Congresso dei Deputati il martedi’ 10 giugno e’ stato chiamato a rispondere ad una interrogazione del “solito” deputato socialista Jaime Diez Lissavetzky: a che punto e’ il Governo in merito alla ricerca con gli embrioni sovrannumerari? Decisamente un “dejà-vu”. Il ministro Piqué, che giovera’ ricordare e’ anche il segretario del partito popolare catalano, ha replicato -noi diremmo “democristianamente”– che il Governo sta valutando “con la necessaria calma e prudenza se procedere verso la modifica della normativa” per permettere la ricerca con le cellule staminali embrionali. E ancora: “quando il Governo avra’ i criteri sufficientemente chiari, prendera’ le sue decisioni” in questa questione, che nei suoi aspetti giuridici ed etici “e’ molto complessa e delicata”. E niente di nuovo neppure nella replica del deputato socialista, che, onore al merito, chiama e richiama il Governo a rispondere alla domanda che viene dalla comunita’ scientifica, dai malati e dalla societa’ nel suo complesso, che potrebbe trarre dei benefici dalla ricerca. Il prendere tempo del ministro, il rimandare “sine die” e’ la scelta peggiore, avverte Lissavetzky, riferendosi all’indecisione che ha caratterizzato tutta la legislatura. Ma Lissavetzky ha anche messo in guardia il ministro: “se non ci sara’ una legge, avverra’ come negli Stati Uniti”, dove alcuni Stati hanno gia’ cominciato ad approvare norme per proprio conto in maniera difforme rispetto alle leggi federali, e in Spagna stessa cosa avverra’ in Andalusia.
Il ministero della Sanita’ realizzera’ nel corso delle prossime settimane incontri con diversi settori sociali e politici sul tema della ricerca con le cellule staminali embrionali umane per poi riportare questa informazione, insieme alle proposte del Comitato di Consulenza di Etica per la Scienza e la Tecnologia, alla Commissione Nazionale di Riproduzione Assistita che, secondo quanto precisato dalla ministra Ana Pastor sara’ convocata entro la fine di questo mese.
La ministra ha infatti spiegato che il suo dicastero si trova attualmente nella fase della raccolta delle informazioni: “in vista dei rapporti degli esperti, andremo avanti affinche’ la scienza possa apportare tutto cio’ che e’ necessario alle patologie piu’ diffuse tra i cittadini”. La ministra ha anche aggiunto che le ricerche con le cellule staminali (embrionali e adulte) “costituiscono una speranza di futuro per i molti ricercatori che dedicano il loro sforzo per rendere possibile e fattibile una migliore qualita’ della vita e della salute”. L’utilita’ “fondamentale” della ricerca sulle staminali si trova nelle “molteplici e rilevanti” modalita’ di applicazioni possibili “cosi’ come a potenziali future applicazioni cliniche di prevedibile grande impatto”. La Pastor ha quindi ricordato come si conosce l’esistenza delle cellule staminali da 30 anni, ma che solo negli ultimi 5 anni si e’ generato un grande interesse sociale a seguito dei risultati della ricerca che studia la loro potenziale applicazione nelle terapie cellulari e genetiche su un grande numero di malattie. “La maggior parte della conoscenza accumulata sulle cellule staminali ha avuto origine nell’ambito della fertilizzazione in vitro e della ricerca sull’embriologia e l’istologia sperimentale. Per fortuna, i recenti progressi hanno permesso il passaggio dalla ricerca di base all’utilizzazione terapeutica”. “Stiamo scommettendo sul futuro perche’ nella Sanita’ bisogna scommettere nella ricerca, altrimenti non saremmo all’altezza delle ultime innovazioni, sia terapeutiche, sia delle tecniche che delle procedure”.
Insomma la ministra, a differenza del suo collega Piqué, sembra sbilanciarsi, tanto che il quotidiano Abc (conservatore e vicino al Governo di Aznar, che grande attenzione riserva all’argomento) titola l’articolo dello scorso 10 giugno “La Sanita’ decidera’ prima della fine di questo mese la strada per fare ricerca con le cellule staminali embrionali”.