Il sovrappeso e quei dannati fuoripasto
La cattiva coscienza della domenica pomeriggio davanti alla tv ce lo aveva già fatto ben intuire, ma ora arriva l’evidenza scientifica: le patatine sgranocchiate stando spaparanzati sul divano sono la prima causa delle rotondità che ci affliggono. Il gruppo di Dariush Mozaffarian della Harvard School of Public Health di Boston pubblica, sul New England Journal of Medicine, i risultati di una ricerca ventennale che è consistita nel registrare peso e abitudini alimentari di 98.000 donne e 22.500 uomini i quali, ogni quattro anni, dovevano indicare i loro cibi preferiti e salire sulla bilancia. All’inizio il peso era nella norma, poi aumentava di circa 380 grammi ogni anno fino ad arrivare a 7,6 chili nell’arco dei venti.
L’ampia platea di soggetti e il lungo periodo di osservazione hanno permesso di individuare le cause che più incidono su pancia, fianchi e glutei. Al primo posto le patatine e subito dopo le bibite zuccherate, ben prima della carne rossa e persino dei dolciumi che questa ricerca assolve, almeno in parte. E’ stato considerato anche il ruolo di altri fattori, come l’attività fisica, lo sport e il sonno, ma nessuno di questi ha dimostrato un’importanza decisiva quanto il cibo. La conclusione dei ricercatori è dunque lapidaria: mangiare frutta, verdura e cereali integrali è la scelta fondamentale contro il sovrappeso.
Coccole e altri generi di conforto
Ma da dove viene l’abitudine di mangiare le patatine fuori dai pasti o bere limonate ghiacciate? Dall’infanzia, quasi sempre -quando il bambino si sbuccia il ginocchio e l’adulto lo consola con l’ovino di cioccolato o due caramelle, sicché il mondo possa tornare a sorridergli. Sono abitudini che ci si portano dietro anche da grandi, magari cambiano i prodotti. Quante persone “abbondanti” sono del tutto consapevoli che il problema è legato ai generi di conforto cui attingono contro frustrazione, noia, solitudine, scarsa autostima e poca considerazione altrui.
Sembra dunque sensato chiedersi, da genitori ed educatori, se non convenga passare ad altri tipi di compensazioni, forse un po’ più impegnative. Se il bambino è in lacrime dopo un capitombolo, perché non prenderlo sulle ginocchia e recitargli una filastrocca per dimostrargli comprensione e vicinanza?
In quanto ai dolciumi, è vero che lo zucchero ha una sua giustificazione biologica evoluzionsita: il piacere per il sapore dolce serviva a preservare i bambini dai frutti immangiabili o dalle bacche velenose. Ma oggi?