Siamo invasi dalla plastica. Rapporto
La plastica e’ ormai il terzo materiale piu’ fabbricato dall’uomo dopo il cemento e l’acciaio, secondo uno studio pubblicato mercoledi’ 19 luglio dalla rivista Science Advances. Condotto da un’équipe di scienziati americani, questo rapporto e’ la prima analisi globale della produzione, dell’uso e del fine vita delle plastiche nel mondo.
Basando il loro metodo sui dati di produzione di ogni Paese, i ricercatori hanno constatato che in 75 anni, gli umani avevano prodotto 8,3 miliardi di tonnellate di materie plastiche, cioe’ l’equivalente del peso di 822.000 torre Eiffel o di 80 milioni di balene. Su queste quantita’ gigantesche, 6,3 miliardi di tonnellate sono diventate dei rifiuti, di cui solo il 9% sono stati riciclati, il 12% sono stati bruciati e il 79% sono accumulati nelle discariche o disperse in natura.
Se un mondo senza plastica sembra oggi difficile da immaginare, il suo consumo a grande scala risale sono agli anni 1950. “I polimeri moderni hanno cominciato a essere fabbricati negli anni 1930, ma la produzione di massa ha realmente avuto inizio dopo la seconda guerra mondiale”, spiega Roland Geyer, coautore dello studio e ricercatore in ecologia industriale all’Universita’ della California.
Comunque, la crescita di questo materiale e’ stata esponenziale. Da 1 milione di tonnellate nel 1950, la produzione mondiale e’ passata a piu’ di 380 milioni di tonnellate nel 2015, superando la maggior parte degli altri materiali sintetici.
Nessun segno di rallentamento
“L’acciaio che fabbrichiamo e’ destinato alla costruzione ed avra’ quindi una durata d’uso di diversi decenni, sottolinea Roland Geyer. Per la plastica e’ tutto il contrario, la meta’ di questi materiali diventano dei rifiuti dopo quattro anni o meno di utilizzazione”.
Uno dei problemi di attualita’ e’ l’imballaggio: questo mercato capta circa la meta’ di alcuni tipi di plastica, il loro uso e’ essenzialmente per meno di un anno, ma puo’ raggiungere una cinquantina d’anni nel settore delle macchine industriali, e piu’ di sessanta anni in quello della costruzione.
Nel mondo, il trionfo della plastica non mostra nessun segno di rallentamento. Circa la meta’ della quantita’ totale prodotta dal 1950 al 2015 e’ stata generata nel corso degli ultimi tredici anni.
“Ci sono persone che si ricordano ancora di un mondo senza plastiche, sottolinea Jenna Jambeck, coautrice dello studio e professore di ingegneria all’Universita’ della Georgia. Ma oggi sono diventate cosi’ onnipresenti che non si puo’ andare da nessuna parte senza trovare rifiuti di questa materia nel nostro ambiente, compresi gli oceani”.
Nel 2015, la stessa équipe ha pubblicato nella rivista Science i risultati della loro ricerca sull’ampiezza di questo problema negli oceani. Se la quantita’ esatta e’ quasi impossibile da determinare, essi tuttavia hanno stimato che 8 milioni di tonnellate di questi detriti erano stato gettati nei mari nel solo anno 2010.
In fondo all’acqua come in terra, una sola soluzione puo’ evitare che non si ritrovino in mezzo alla natura: riciclarli. In 35 anni, 600 milioni di tonnellate di plastiche lo sono state, cioe’ il 9% della produzione totale. Prima del 1980, il tasso di riciclaggio era inesistente. Oggi, l’Europa (30%) e la Cina (25%) sono i migliori alunni, capaci di dare una seconda vita a questo materiale: in Usa il tasso di riciclaggio non va oltre il 9%.
“La maggior parte dei polimeri non e’ biodegradabile”
“Le materie plastiche sono delicate nell’essere trattate perche’ spesso sono mescolate, spiega Yvan Chalamet, insegnante-ricercatore all’Universita’ Saint-Etienne e ingegnere di materiali polimeri. Il riciclaggio in quanto tale distrugge le loro proprieta’ meccaniche, bisogna quindi separare i materiali per avere un deposito il piu’ puro possibile.”. Cosa che sara’ impossibile, per esempio, per una pellicola di plastica dove sono raccolti differenti polimeri. Per questo genere di materiali, l’unica soluzione resta quindi l’incenerimento.
“La maggior parte dei polimeri non e’ biodegradabile, e questo perche’ la quasi totalita’ dei loro detriti sono presenti per centinaia o anche migliaia di anni”, deplora Jenna Jambeck. Le plastiche parzialmente o interamente biodegradabili o biologiche -cioe’ derivate da materiali primariamente rinnovabili- sono al momento ancora troppo poco implementate per avere un impatto significativo sulla riduzione dei rifiuti. Questi materiali rappresentano meno dell1% della produzione globale.
Le industrie si mostrano oggi pronte ad investire nella ricerca per migliorare questa invasione ingestibile in modo che faccia meno danni possibile. “La plastica che non si fabbrica, non sara’ necessario riciclarla, dice Roland Geyer. Consiglio ai consumatori di acquistare prodotti in materiali gia’ utilizzati, si’ da evitare una inutile produzione supplementare. E’ piu’ efficace che cercare di riciclare”.
La volonta’ politica puo’ cambiare la situazione
Tuttavia, è quasi impossibile per noi fare a meno completamente della nostra passione per i polimeri in modo pratico, in particolare coi prodotti concepiti per durare. “Penso che dobbiamo esaminare attentamente il nostro uso e domandarci in quali momenti questo non ha piu’ senso”, spiega Kara Lavender Law, coautrice dello studio e ricercatrice della Sea Education Association.
Al ritmo attuale, dovremo gestire piu’ di 25 miliardi di tonnellate di plastica nel 2050, cioe’ tre volte piu’ di oggi, secondo i ricercatori americani. “Le proiezioni sono comunque molto aleatorie, dice Yvan Chalet. E’ sufficiente che dei regolamenti cambino perche’ sezioni intere di questo settore siano eliminate”.
La volonta’ politica per cambiare la situazione: intanto la Francia ha deciso di bandire i sacchi di plastica alle casse dei supermercati nel 2016. Una fonte di rifiuti che rappresenta piu’ di 80.000 tonnellate all’anno in Francia.
(articolo di Clémentine Thiberge, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 20/07/2017)