Riscaldamento climatico. Le responsabilita’ giuridico-finanziarie di Exxon Mobil

 Exxon Mobil e’ stata sufficientemente trasparente a livello pubblico e verso gli investitori a proposito dell’impatto della sua attivita’ sul riscaldamento climatico? Questo e’ in sintesi quando indirizzato, lo scorso mercoledi’ 4 novembre, dal procuratore di New York, Eric Schneiderman, al gigante petrolifero. La procedura e’ inedita e potrebbe aprire un vasto fronte giuridico per tutte le aziende che vivono di energia fossile.
La giustizia quindi esige che Exxon Mobil fornisca un certo numero di documenti, messaggi postali, rapporti finanziari, per verificare se la compagnia petrolifera, attraverso le lobby che ha potuto esercitare in questi ultimi anni, non abbia cercato di venire meno ai suoi obblighi non allertando i suoi azionisti sui rischi incombenti sulle attivita’ dell’impresa e sulla sua capacita’ di continuare ad utilizzare delle energie fossili.
Lotta contro le frodi finanziarie nello Stato di New York
La richiesta nasce dal Martin Act, una legislazione datata 1921, propria dello Stato di New York, che assegna poteri discrezionali molto estesi per lottare contro le frodi finanziarie. Questa legge vieta essenzialmente “ogni frode, inganno, dissimulazione, soppressione, falsi pretesti” o “ogni falsa presentazione o dichiarazione” e da’ allo Stato tutti i poteri per denunciarli.
Il documento, composto di diciotto pagine, vuole mettere in evidenza quando il gruppo ha comunicato questi ultimi anni direttamente a tutte le parti coinvolte: clienti, investitori e anche dipendenti. La procedura non va molto per il sottile. In passato, l’ex-procuratore di New York (tra il 2006 e il 2010). Andrew Cuomo, poi governatore, aveva utilizzato il Martin Act per intimare ad alcune centrali a carbone il cambio delle loro comunicazioni finanziarie sui rischi del cambiamento climatico. Intanto il quotidiano The New York Times ha rilevato giovedi’ 5 novembre che Peabody Energy, il piu’ grosso produttore americano di carbone, e’ gia’ soggetto a due indagini simili. La procedura e’ sempre in corso.
Maggiori pressioni perche’ la giustizia faccia indagini
Da diversi mesi, ma anche diversi anni, la pressione di diverse associazioni di protezione ambientale, di scienziati, di parlamentari e oggi di candidati alle elezioni presidenziali americane, e’ diventata sempre piu’ forte perche’ la giustizia faccia indagini su quanto asserito dai gruppi petroliferi in merito al riscaldamento climatico.
Hillary Clinton, favorita all’investitura delle primarie democratiche, a fine ottobre ha dichiarato, in un incontro in New Hampshire, che Exxon Mobil dovrebbe essere sottoposta ad un’inchiesta, facendo presente che “esistono molte prove che hanno ingannato le persone a proposito del cambiamento climatico” Il suo principale sfidante, Bermie Sanders, senatore del Vermont, ha inviato una lettera con le medesime osservazioni al ministro della Giustizia, Loretta Lynch. I rappresentanti democrtatici della California, Mark DeSaulnier e Ted Lieu, si sono anche loro aggiunti a questa richiesta da alcuni giorni.
Richieste che fanno seguito a due inchieste, una del sito InsideClimate, l’altra del quotidiano Los Angeles Times, che dicono che ricercatori della Exxon Mobil, alla fine degli anni 1970 e 1980, aveva avvertito i dirigenti dell’impresa della minaccia che avrebbe pesato il cambiamento climatico sulle attivita’ della compagnia petrolifera. Pero’ in seguito era stato tagliato il budget per la ricerca in questo senso per, al contrario, indirizzare le proprie comunicazioni sui dubbi che fossero le attivita’ umane la causa dell’accelerazione del fenomeno.
“Hanno negato la scienza”
Il co-fondatore del sito ecologista 350.org, Bill McKibben, sta conducendo da diverse settimane delle iniziative per attirare l’attenzione sulle manchevolezze di cui Exxon Mobil e’ responsabile. McKibben ha pubblicato diversi interventi sul settimanale americano The New Yorker e sul quotidiano britannico The Guardian. “Exxon sapeva da decenni tutto quello che c’era da sapere sul cambiamento climatico, e invece di allertarci, ha negato la scienza ed ha fatto ostruzione alla lotta contro il cambiamento climatico”.
“Noi respingiamo categoricamente le accuse secondo le quali Exxon Mobil avrebbe fermato le ricerche sul cambiamento climatico”, ha fatto sapere un portavoce del gruppo, aggiungendo che la compagnia petrolifera aveva pubblicato decine di articoli scientifici in materia, ed aveva avvertito gli investitori sui rischi climatici.
Intanto questa inchiesta fa piombare sull’industria petrolifera il rischio di una serie di processi, sul modello di quelli che, alcuni anni fa, sono costati decine di miliardi di dollari al settore del tabacco.

(articolo di Stéphane Lauer, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 06/11/2015)