Il rifiuto della ragionevolezza. Scienza e cittadini

 Anno 2022: il 35% dei russi crede che il Sole giri intorno alla Terra. E’ il risultato di un’indagine condotta da un istituto di ricerca sociologica russo. Insomma, un terzo degli abitanti della  del Paese che invia uomini nello spazio è rimasto fermo alle nozioni di 500 anni fa.  Non siamo al livello della Russia, ma anche il nostro Paese non se la passa bene, visto che il Parlamento era sul filo di lana per approvare una legge che riconosceva  pratiche esoteriche in agricoltura, che rappresentanti istituzionali ritenevano l’allunaggio una messa in scena,  o che le scie chimiche originassero da un complotto. Più di recente, si è diffusa la credenza che i vaccini anti-Covid rendessero magnetiche le persone che, trasformate in calamite, attiravano così oggetti metallici. 
Il rifiuto della scienza, o meglio del metodo scientifico, ha origini secolari, e, in prima istanza, è stato fatto proprio da coloro che detenevano il sapere scientifico. Il caso Galileo Galilei è a memoria di tutti. La diffidenza nei confronti delle scoperte scientifiche è diffusa anche tra la popolazione e il complotto è sempre presente nell’immaginario collettivo. Nel 1917 si diffuse la notizia, falsa, che il vaccino antivaiolo contenesse un veleno governativo predisposto per uccidere i bambini, allo scopo di ridurre i sussidi alimentari alle famiglie dei soldati chiamati al fronte, sicchè, le mamme ritirarono i loro figli dalle scuole per non farli vaccinare.  Come abbiamo constatato, il complottismo è presente anche sulla scena recente, con la diffusione della notizia che il Coronavirus fosse fatto circolare  da Big Pharma per costringerci ad acquistare i vaccini. 
I motivi dell’ostilità al progresso scientifico variano dalla scarsa fiducia nelle fonti, al messaggio scientifico che contraddice ciò che i destinatari considerano vero o non in linea con il proprio pensiero, o all’appartenenza a gruppi anti-scienza. L’esperienza mediatica di questi ultimi due anni è stata un disastro: fonti informative governative diverse, medici a confronto con giornalisti che nulla sanno di medicina e clinici in contrasto tra loro, hanno disorientato la popolazione, aumentando la diffidenza nei confronti del vaccino anti-Covid. I dibattiti televisivi – tesi ad aumentare gli ascolti più che a informare – hanno reso sospettosi i cittadini nei confronti di coloro che avevano il compito di fornire i contenuti scientifici necessari alla comprensione della profilassi.  Alcuni ritengono di non doversi sottoporre alle limitazioni imposte dallo Stato con le proprie leggi, in linea con il pensiero che la libertà di scelta, suffragata dall’etica della responsabilità individuale, abbia un valore superiore a quello della salute collettiva. E’ servita a niente la storia del vaiolo che ha tormentato l’umanità per 3mila anni e che ha provocato 300 milioni di morti nel secolo scorso e che, grazie alla vaccinazione, è stato definitivamente eradicato 40 anni fa. E’ sconfortante rilevare la retrocessione culturale delle persone nonostante l’aumento della scolarizzazione.
Che fare, dunque? E’ necessaria un’equipe di informatori scientifici  che facciano proprie le diffidenze, i dubbi e le resistenze dei cittadini, convincendoli a condividere ciò che la scienza mette a disposizione di tutti. Non è facile, ma necessario.

(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 12 agosto 2022)

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