La ricreazione e’ finita

…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” (Fabrizio De Andre’)

In questi giorni le principali riviste scientifiche hanno dato grande spazio ad editoriali ed articoli sullo stato dell’arte della ricerca sulle cellule staminali. Innegabilmente questa iniziativa, volta a fare un po’ di chiarezza, e’ quanto mai opportuna. Negli ultimi mesi il numero di notizie su clonazione, cellule staminali, embrionali o adulte, e’ cresciuto in modo esponenziale. Quasi tutti i Governi del mondo e addirittura l’Onu si apprestano a decidere se sia il caso o meno di porre limiti a questo importantissimo filone di ricerca. E’ comprensibile quindi che gli scienziati di tutto il mondo si siano dati da fare cercando di percorrere quanta piu’ strada possibile prima di esser fermati, e abbiano dato la massima pubblicita’ ad ogni risultato raggiunto o anche solo sperato. Ma a questa aumentata mole di informazioni non e’ corrisposto un proporzionale incremento della conoscenza dei complessi meccanismi da svelare per arrivare alla tanto attesa “rivoluzione della medicina”. Molte delle scoperte sensazionali che facevano sperare di poter evitare la spinosa questione della ricerca sugli embrioni sovrannumerari, sono state messe in dubbio da un esame piu’ attento che ha rivelato artefatti che potrebbero minarne il fondamento. Altre sembrano molto promettenti e ci lasciano con il fiato sospeso. D’altra parte questa e’ la natura della ricerca scientifica: procedere per approssimazioni successive e far tesoro degli errori.
Ma da questo “battage pubblicitario” possono emergere altri risultati, non meno importanti di quelli scientifici, e portatori di un potenziale altrettanto rivoluzionario. Si e’ spesso detto, anche su questo Notiziario, come vi sia un eccesso di posizioni preconcette nel dibattito su se e quali limiti porre alla ricerca sulle staminali e sulla clonazione terapeutica. Preconcetti da cui gli stessi scienziati non sempre si sono dimostrati immuni, a volte per personali e legittimi conflitti morali, altre volte lasciando intravedere assai meno legittimi interessi di bottega. Eccessi che qualcuno ha voluto attribuire ad un’indebita interferenza della politica nel paradiso terrestre riservato alla ricerca. Niente di piu’ falso. Come sanno bene tutti i ricercatori del mondo un “laboratorio dell’Eden” apolitico non esiste e non e’ mai esistito. Gli scienziati italiani dovrebbero saperlo anche piu’ degli altri, costretti come sono a periodiche iniziative per pietire un aumento delle esigue risorse di cui dispongono per lavorare nel nostro Paese. E chi ha frequentato gli ambienti istituzionali, su cui si basa tutt’ora gran parte della ricerca italiana, sa anche quanto l’arte della mediazione e del compromesso sia spesso piu’ importante del merito per potervi restare. Ad occhi maliziosi quest’ultima, piu’ che una sorta di riservatezza deontologica, puo’ sembrare una piu’ verosimile spiegazione del silenzio, tutto italiano, delle associazioni di ricercatori e malati sul tema della clonazione terapeutica. Anche per questa ragione e’ un bene che il “bubbone ideologico” sia scoppiato in tutta la sua evidenza. Ora che siamo di fronte alla concreta possibilta’ di vederlo tradotto dalle parole in fatti, leggi e proibizioni con le inevitabili contraddizioni che esse portano con se’, ora dunque si puo’ tutti ritornare al punto vero ed unico della questione. Il nucleo vero su cui si basano la liberta’ della scienza, il diritto delle donne alla maternita’ consapevole, il diritto alla salute o il diritto di ciascuno di disporre liberamente del proprio corpo, per curarlo o per abbandonarlo: il confine invalicabile dei diritti individuali.