Piccole ma decisamente efficaci. Nanoparticelle contro il tumore

 Un miliardesimo di metro è un nanometro (nm) un’unità di lunghezza difficilmente comprensibile considerata la dimensione ma che trova applicazione nei rilevamenti su scala atomica e molecolare. Per avere un’idea si consideri che la doppia elica del Dna misura 2 nanometri, le strutture elementari dei cristalli appena 1 nm e la lunghezza della luce visibile è compresa tra i 400 e 700 nm.

La nanotecnologia si occupa  della progettazione e realizzazione di dispositivi che hanno la dimensione del miliardesimo di metro. Le nanoparticelle trovano applicazione anche in medicina e, in particolare, nella cura dei tumori allocati in organi difficilmente raggiungibili con i tradizionali metodi di cura.

Il cancro è una delle principali cause di morte e morbilità con una fisiopatologia complessa. Le terapie antitumorali tradizionali includono la chemioterapia, la radioterapia, la terapia mirata e l’immunoterapia. Limitazioni come la mancanza di specificità, la citotossicità e la resistenza multifarmaco rappresentano tuttavia una sfida sostanziale per un trattamento favorevole del tumore.

L’avvento della nanotecnologia ha rivoluzionato il campo della diagnosi e del trattamento del cancro. Le nanoparticelle possono essere utilizzate per trattare il tumore grazie ai loro vantaggi specifici come la biocompatibilità, la tossicità ridotta, la stabilità, il migliore effetto di permeabilità e ritenzione e le terapie a bersaglio molecolare.

Le nanoparticelle sono classificate in diverse categorie principali. Il sistema di somministrazione di farmaci a nanoparticelle è particolare e utilizza le caratteristiche del tumore e dell’ambiente tumorale. Le nanoparticelle non solo risolvono i limiti del trattamento convenzionale del cancro, ma superano anche la resistenza multifarmaco. Varie implicazioni terapeutiche delle nanoformulazioni hanno creato nuove prospettive per il trattamento delle neoplasie.

Uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze (Pnas), riporta il lavoro della professoressa Shanta Dhar, dell’Università di Miami (Usa), nel quale è stato descritto l’utilizzo di nanoparticelle capaci di trasportare farmaci in organi difficilmente raggiungibili, sia per la complessità della struttura sia per le barriere protettive dell’organo stesso.

E’ il caso di cellule tumorali nel cervello, difficili da rimuovere chirurgicamente e  problematiche da trattare con terapie sistemiche a causa degli effetti fuori bersaglio e della difficoltà dei rimedi di trattare complessivamente il tumore primario e secondario. Nelle metastasi cerebrali la barriera emato-encefalica (BEE) ostacola la terapia tradizionale ma è stata messa a punto una nanoparticella in grado di trasportare farmaci e di superare la BEE. Si è scoperto che le nano particelle hanno una penetrazione profonda nei tessuti che aumenta l’effetto di permeabilità e ritenzione del farmaco. E’ stato inoltre possibile ottimizzarne il rilascio agendo sulla struttura della nano particella stessa.

La  nanotecnologia segna una nuova era nella terapia del cancro. È un’area emergente che prevede anche l’utilizzo di più farmaci attraverso particolari tecniche di utilizzo.

E’ un nuovo approccio,quindi, che auspichiamo efficace nel curare situazioni patologiche complesse.

(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 21 Maggio 2024)

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