Pericolo acidi sui coralli
C’e’ un’altra conseguenza, meno conosciuta, delle nostre troppo importanti emissioni di gas ad effetto serra nell’atmosfera. E oltre ad essere responsabili dei cambiamenti climatici, questi gas in in quantita’ eccessiva sconvolgono la chimica degli oceani, li rendono piu’ acidi. Questa acidificazione dell’acqua minaccia particolarmente gli ecosistemi fragili come le barriere coralline, cosi’ come fanno sapere due nuovi studi, pubblicati questa settimana in alcune riviste del gruppo Nature. La grande barriera corallina australiana, in particolare, potrebbe sparire piu’ rapidamente del previsto. Gli scienziati fanno appello perce’ ci siano iniziative urgenti per proteggere questi fondi marini unici.
Che siano in Australia, nei Caraibi o in Asia del sud-est, le barriere coralline regrediscono sotto l’effetto di diverse minacce: aumento delle temperature, inquinamento, pesca eccessiva, sviluppo di infrastrutture distruttive, moltiplicazione delle invasive stelle marine, etc. L’acidificazione dell’acqua comporta anche una importante perturbazione di questi fondali. Gli oceani assorbono in effetti un quarto delle emissioni globali di CO2, che si dissolvono nell’acqua accrescendone l’acidita’. I coralli non possono quindi piu’ costruire i loro scheletri di calcare con efficacia.
Declino della crescita dei coralli
Un’équipe di ricercatori australiani ha valutato l’impatto di questo fenomeno sugli ecosistemi corallini, grazie ad un’esperienza originale di cui hanno relazionato sulla rivista Nature.
del 24 febbraio scorso. Gli scienziati hanno analizzato parte della particolare topografia di una barriera della parte sud della Grande barriera corallina, che circonda una laguna e l’isola ogni volta che nell’oceano si verifica una bassa marea. Durante 15 giorni hanno introdotto in questa laguna una soluzione alcalina, si’ da poter ridurre artificialmente l’acidita’ dell’acqua. Hanno anche ristabilito delle condizioni chimiche vicine a quelle che c’erano nell’oceano durante l’era preindustriale.
“Il maggiore interesse di questa esperienza e’ che sono stati condotti in un ambiente naturale, fatto che ha permesso di modificare la chimica dell’acqua conservando in modo identico gli altri parametri dell’ambiente, e quindi di valutare isolatamente l’effetto del cambiamento dell’acidita’ dell’acqua”, spiega l’oceanografo Jean-Pierre Gattuso, dell’Observatoire océanologique de Villefranche-sur-mer. Risultato: in questa laguna con le acque meno acide, la crescita dei coralli e’ aumentata del 7%, confermando il ruolo centrale giocato dalla chimica dell’acqua nella costruzione corallina. “Un’implicazione di questa scoperta e’ che l’acidificazione potrebbe gia’ aver contribuito al declino gia’ osservato della crescita dei coralli”, rileva Janice M.Lough, dell’Universita’ australiana James Cook, in un commento apparso sullo studio di Nature.
Distruzione piu’ rapida del previsto
I danni legati all’acidificazione sarebbero infatti piu gravi di quanto si pensasse se si fa fede ad un altro studio pubblicato il 23 febbraio in Nature Communications.
Utilizzando misurazioni di modellazione e di campo, un’altra équipe d ricercatori australiani ha valutato la quanita’ di aragonite nelle acque che bagnano la Grande Barriera. Questo minerale, utilizzato dai coralli per costruire il proprio scheletro, si rarefa’ sotto l’effetto dell’acidificazione. Ora, secondo lo studio, l’aragonite sparisce piu’ rapidamente da come era stato rilevato del Gruppo intergovernativo di esperti sull’evoluzione del clima (GIEC). E questo potrebbe condurre ad una distruzione piu’ rapida dei coralli australiani.
Se l’acidificazione sembra dunque ben giocare un ruolo maggiore nella regressione dei coralli, il riscaldamento dell’acqua indotto dai cambiamenti climatici, costituisce un altro motivo di preoccupazione. I coralli reagiscono alla crescita delle temperature espellendo le micro-alghe colorate che vivono nelle loro pareti, e questo contribuisce al loro deperimento, un fenomeno che viene chiamato imbiancamento. Alcuni scienziati dell’Unione americana dei geofisici hanno recentemente allertato contro le conseguenze della corrente calda El Nino, riapparsa a marzo 2015, che potrebbe secondo loro rappresentare il piu’ importante episodio di imbiancamento mai registrato.
Creazione di aree marine protette
Di fronte a queste minacce, gli scienziati considerano oggi come inevitabile la scomparsa progressiva di una gran parte delle barriere coralline attraverso il mondo. “Li abbiamo gia’ considerati in un futuro piu’ acido e piu’ caldo che andra’ a trasformare le belle e migliaia di varieta’ dell’era preindustriale in degli ecosistemi piu’ semplici, non dominati dai coralli”, stima Janice M.Lugh. In uno studio pubblicato nel 2015 nella rivista Science, Jean-Pierre Gattuso dimostra che, anche se ora l’aumento della temperatura sara’ di 2 gradi centigradi da qui alla fine secolo, come prevede l’accordo di Parigi sul clima, dei significativi impatti sono da prevedere per i coralli.
“Oltre al rispetto degli impegni presi nell’ambito dell’accordo di Parigi, bisognera’ mettere in atto delle strategie di protezione dei coralli, come la creazione di aree marine protette. Queste permetterebbero ai coralli di meglio adattarsi ai cambiamenti globali, essendo soggetti ad un gran numero di interruzioni”, indica Jean-Pierre Gattuso. E’ a questo prezzo che si puo’ sperare di salvare degli ecosistemi preziosi come le barriere coralline. Che sono di fatto arbitri di un quarto delle specie marine, e forniscono risorse a milioni di persone attraverso il mondo.
(articolo di Pascaline Minet, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 25/02/2016)