L’oggi e il futuro dei viaggi. Cambiare superando l’overtourism
Un forte cambiamento sta toccando il mondo del turismo alle prese con la gestione in periodo di pandemia: i primi viaggi che vengono prenotati dopo lo stretto confinamento di questa primavera, in generale abbandonano le logiche di prenotazione e diventano “last second”. Si prenota il mercoledì per partire il sabato, e il tempo tra prenotazione e partenza del viaggio è sempre più ravvicinato.
Svanite le prenotazioni con largo anticipo
Sembra che questo non accada solo in Italia, dove, più che altrove, i turisti spesso non prenotavano con largo anticipo, ma è un fenomeno che sta investendo tutto il mondo. Complice l’insicurezza sulle misure restrittive che possono essere applicate da un giorno all’altro a questa o quella destinazione, senza preavviso, e il viaggiatore che non ha certezza sul futuro se non su quello immediato.
Insomma, viaggi per i quali si parte subito e anche di durata più limitata rispetto alle medie precedenti la pandemia.
I primi segnali in questo senso li ha dati Virtuoso, all’interno della sua convention annuale, quest’anno svoltasi online a metà agosto. Secondo i dati del player italiano, le prenotazioni sottodata (fino a due settimane prima della partenza) nel secondo trimestre 2020 hanno raggiunto il 43% del totale, contro il 37% dell’anno precedente. Mentre in Europa Accor segnala che i tempi di prenotazione sono ancora più ristretti. “Il lunedì – dice il ceo Sebastien Bazin – si prenota per il weekend in arrivo”. Secondo Accor, il 60% delle prenotazioni di agosto hanno avuto non più di 5 giorni di anticipo (1).
Le conseguenze per le imprese del turismo sono problematiche: previsioni, programmazioni e gestioni sono molto affidate – almeno per il momento – alla capacità di ogni singolo operatore e/o prestatore di servizi di erogarle all’ultimo momento, con ricaduta su qualità e costi. Problemi che diventano notevoli se si considera che la quasi totalità dei servizi turistici sono sempre stati prenotati con largo anticipo, e le strutture si sono organizzate alla bisogna; organizzazione che ha consentito in questi ultimi decenni di fornire servizi ad un largo numero di turisti ad un prezzo e ad una qualità che, quando decine di anni fa il turismo di massa era più limitato, avevano costi maggiori.
Un molto improbabile ritorno al passato
Ovviamente gli operatori del settore, con le dita incrociate, sperano che si tratti di un trend temporaneo, legato all’attuale emergenza che – “auspicano” – non dovrebbe durare più di tanto. Auspicio che tutti augurano per ogni settore dell’economia e della vita di ciascuno, ma che a nostro avviso è difficile prendere in considerazione con dati e numeri precisi. Non solo. L’umano è abitudinario, e se ci ha messo decenni per capire che un servizio di qualità a costi più bassi lo poteva ottenere programmando con largo anticipo il proprio viaggio… dovendo scegliere in questi periodi di pandemia usando criteri prioritari (salute) rispetto a quelli precedenti, non è detto che questo tipo di scelta non influisca sui propri comportamenti nei prossimi decenni, indipendentemente da come si evolverà la pandemia, cioè se rimane stabile o va verso il superamento (se la situazione peggiora, ovviamente, esploderanno altre dinamiche, peggiorative di ogni cosa).
Cambiamenti radicali nei modi di viaggiare?
Questo fa intuire che grandi cambiamenti sono in corso nel nostro modo di viaggiare. Forse si tornerà ai trend precedenti, ma non è detto. Anzi. Alcuni cambiamenti potrebbero essere sintomo di una svolta radicale. Soprattutto se consideriamo che il trend pre-pandemico stava arrecando problemi che abitualmente vengono indicati con la parola overtourism, e che diverse autorità (oltre ai consumatori) erano già indirizzate verso altre forme di viaggio e turismo, più in armonia con l’ambiente e l’umanizzazione di turismo e turista.
Speriamo se ne accorgano anche quegli operatori turistici che oggi auspicano – e bramano – solo per un ritorno alla situazione pre-pandemia e, nel frattempo, non hanno trovato di meglio per sopravvivere se non trattenere i soldi di chi, prenotato e pagato un viaggio con loro, non lo ha effettuato a causa della pandemia (2).
Anche in questo caso vale la frase “Niente è e sarà più come prima”.
1 – dati da TTG-Italia
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