Nessuna sorpresa dalla Commissione Leonetti: no alla legalizzazione dell’eutanasia

Senza sorprese, la commissione di valutazione della legge sul fine vita, presieduta da Jean Leonetti, ha respinto la legalizzazione dell’eutanasia attiva, anche per i malati incurabili che chiedessero di poter morire. Il rapporto, consegnato il 2 dicembre al primo ministro François Fillon, non prevede nessuna modifica sostanziale alla legge del 22 aprile 2005 che porta il nome dello stesso deputato Leonetti. Di nuovo c’e’ la proposta d’istituire un Osservatorio delle pratiche sul fine vita e la creazione di un medico referente per le cure palliative, cui affidare il ruolo di mediatore in situazioni complesse, come lo e’ stato il caso di Chantal Sebire. La commissione per il riesame e’ stata infatti creata il 19 marzo, all’indomani della morte della signora Sebire, colpita da un tumore incurabile al viso e che reclamava il diritto di morire. Sull’onda dell’emozione suscitata dalla sua lotta, numerose personalita’ si erano espresse per la creazione di “un’eccezione d’eutanasia”. Si trattava d’esaudire, a titolo eccezionale, la richiesta di morire di un malato incurabile, purche’ pienamente consapevole. Malgrado la posizione favorevole di due membri della commissione, Leonetti ha scartato quest’ipotesi, ritenendo che un comitato d’esperti, chiamato a pronunciarsi sulle domande d’eutanasia, “non avrebbe la legittimita’ di porsi al di sopra delle leggi”. Ha anche respinto l’idea di creare un’attenuante specifica per il reato commesso per compassione. E’ una questione da lasciare ai giudici, sostiene.
In quanto al suicidio assistito, Leonetti pensa che essendo il suicidio non punibile, l’aiuto al suicidio, ossia il fatto di fornire i mezzi per farlo a qualcuno che vuole suicidarsi, non debba essere punito. Mentre e’ da perseguire, dice, l’istigazione al suicidio.  
Anziche’ concedere il diritto a morire, Leonetti auspica d’evitare le derive dovute alla scarsa conoscenza  della legge in vigore. Sarebbe bene precisare che il medico ha l’obbligo d’accompagnare con una sedazione terminale il paziente cui s’interrompe il trattamento attivo ed e’ in stato d’incoscienza, per evitare agonie dolorose, come quella del giovane Herve Pierra in coma neurovegetativo, che si e’ dibattuto nelle convulsioni per sei giorni dopo l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione.   
Infine, la commissione auspica di sperimentare un periodo di congedo retribuito per chi assiste a domicilio un famigliare in fase teminale.