Nella terra dei canguri e’ di nuovo battaglia per i diritti civili

Nelle scorse settimane, l’Alta Corte di Giustizia australiana ha negato ai rappresentanti della Chiesa Cattolica Romana di appellarsi contro una sentenza emanata dalla stessa Corte nel 2000. La sentenza in questione sanciva, sulla base del Sex Discrimination Act, legge federale approvata nel 1984, l’impossibilita’ per i singoli Stati di restringere l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita alle sole coppie eterosessuali, di fatto o coniugate.
La Chiesa Cattolica e’ pero’ fermamente intenzionata a restringere l’applicazione del divieto di discriminazioni sessuali ad ambiti precisi, come il lavoro, i concorsi o l’affitto di una casa.
Preclusa la via giuridica, la Conferenza dei vescovi australiani non si e’ data per vinta e si e’ rivolta direttamente al Governo federale i cui membri, a cominciare dal Premier John Howard, oltre che conservatori sono in gran parte ferventi cattolici. Mentre nel caso della ricerca sugli embrioni sovrannumerari, le pressioni della Chiesa Cattolica non erano riuscite a distrarre il Premier dalla consapevolezza di presiedere uno Stato laico, questa seconda sortita sembra essere andata a buon fine, tanto che lo stesso Howard ha gia’ annunciato l’intenzione del Governo federale di emendare il Sex Discrimination Act in modo da “garantire il diritto del nascituro ad un padre ed una madre di sesso diverso”.
Immediata la reazione dei partiti d’opposizione, soprattutto Laburisti e Democratici, e delle associazioni delle donne, che gia’ due anni fa bloccarono un’analoga iniziativa del Governo federale. L’Australian Medical Association (l’ordine dei medici locale), ha duramente criticato le affermazioni del Premier e, citando i rapporti della American Academy of Pediatrics nega che vi siano differenze di alcun tipo tra i bambini cresciuti in coppie etero od omo-sessuali. Secondo la presidentessa dell’Associazione, Kerryn Phelps, la mossa del governo e’ “disgraziata e discriminatoria verso le singles e le lesbiche che, pagando le tasse come tutti i cittadini hanno diritto ad un uguale trattamento da parte dello Stato”.
La battaglia si annuncia dura, anche perche’ difficilmente su questo tema i partiti permetteranno ai propri membri liberta’ di voto. Il Premier Howard teme infatti un probabile voto contrario da parte delle donne appartenenti ai gruppi conservatori alleati nella maggioranza (Coalition), mentre i partiti d’opposizione temono che i conflitti affrontati nella recente controversia riguardante l’uso degli embrioni a scopo di ricerca, inducano un significativo numero di deputati e senatori cattolici a cedere alle pressioni dei vescovi.
Si potrebbe forse dire che nella terra’ dei canguri non c’e’ pace per i diritti civili, gia’, ma almeno li’ si ha l’onesta’ di “guerreggiare” su un argomento alla volta e con chiarezza.
Tutto cio’ forse a qualche frettoloso Solone nostrano potra’ apparir pedante, di certo pero’ garantisce ai cittadini di poter capire e partecipare, proprio come non sta avvenendo in Italia!