Molecole senolitiche. La spirale dell’invecchiamento
Per rimanere giovani, mantenersi in buona salute e ritardare gli effetti dell’invecchiamento naturale occorre eliminare le cellule vecchie.
Si ritiene, infatti, che le cellule senescenti compromettano la funzione dei tessuti e la loro capacità di depurarsi. Il danno al Dna non risolto può pregiudicare l’attività cellulare, promuovere lo sviluppo della malattia e accelerare l’invecchiamento.
Per prevenire conseguenze indesiderate le cellule sono dotate di una serie di meccanismi di riparazione del Dna che, tuttavia, non sono impeccabili. Quando la riparazione non è all’altezza l’integrità dei tessuti è ancora mantenuta, almeno inizialmente, da meccanismi di risposta allo stress come la morte cellulare programmata (apoptosi) e la senescenza cellulare. A differenza delle cellule apoptotiche, che vengono eliminate in modo permanente, quelle senescenti possono prevalere per periodi di tempo prolungati e accumularsi con l’età. Rimane, tuttavia, poco chiaro come le cellule danneggiate evitino l’apoptosi a favore della senescenza.
Non c’è parte del corpo che non sia interessato alle cellule senescenti. Queste non si riproducono, aumentano con l’età e immettono nell’organismo una serie di composti dannosi che indeboliscono il sistema immunitario inducendo processi infiammatori correlati a diverse malattie tra le quali l’osteoporosi, il diabete, le cardiopatie, le disfunzioni renali, et cetera.
Per anni i ricercatori hanno provato ad eliminare le cellule vecchie utilizzando alcune sostanze: sia naturali (come la quercetina e la fisitina, che si trovano in (frutta, verdure, semi e cereali, sia quelle di sintesi (come il dasatinib, un farmaco utilizzato per trattare alcune tipologie di leucemia).
I risultati hanno avuto effetti positivi nei test di laboratorio e aperto la strada all’individuazione di molecole chiamate senolitiche che sono in grado di indurre la fine delle cellule invecchiate.
E’ in corso di approfondimento una terapia in grado di avvalersi del sistema immunitario come killer delle cellule senescenti. In particolare, sono state impiegate cellule immunitarie geneticamente modificate (CAR-T) e potenziate con farmaci. Queste possono colpire e uccidere cellule vecchie sulla base delle molecole che mostrano sulla loro superficie. Le terapie con cellule CAR-T sono attualmente approvate come trattamento per vari tumori del sangue.
Alcuni ricercatori hanno utilizzato la terapia genica per uccidere le cellule senescenti con un gene che codifica una proteina letale. Le cellule sane vengono risparmiate perché il gene si attiva solo nel caso di cellule senescenti che hanno a loro volta una propria specifica proteina di riconoscimento.
Rimane parzialmente irrisolto il problema della specificità, condiviso in tutti gli approcci senolitici, perché esiste più di un tipo di cellula senescente. I ricercatori sono nella fase iniziale di ricerca per scoprire quante ce ne siano e quali tipicità supportino.
Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica “Nature”, rende noto che sono in corso 20 studi clinici relativi a farmaci che potrebbero avere effetti positivi nell’indurre l’eliminazione delle cellule senescenti.
La ricerca non porterà alla scoperta dell’elisir dell’immortalità ma potremmo prolungare la durata della nostra vita. Soprattutto in buona salute.
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile
DONA ORA