Il ministro Salvini e il piano ‘scuole sicure’, fede e propaganda senza risultati

Il Ministro degli Interni, l’On. Matteo Salvini, ha lanciato il piano “scuole sicure”, dichiarando: “Se riusciremo ad allontanare anche un solo spacciatore da un solo ragazzino che entrerà in classe la settimana prossima saranno soldi ben spesi“.
E Pantalone paga. Vediamo perché. Accettare la frase del Ministro in chiave fideistica è una delega della funzione critica, dove il singolo delega al pubblico, di cui dobbiamo riappropriarci.
Pertanto dobbiamo porci alcune domande, per comprendere questa affermazione del Ministro.
Cosa significa, per il contribuente, “soldi ben spesi”? Qual è l’obbiettivo dell’iniziativa? I soldi possono essere meglio impiegati per ottenere lo stesso obiettivo? Esistono obbiettivi più ambiziosi e con risultati migliori?
 
Cosa significa, per il contribuente, “soldi ben spesi”?
Soldi ben spesi, per un contribuente, può significare dare sfogo alle proprie impulsività nelle scelte politiche (indipendentemente dai risultati che razionalmente ci si può aspettare), oppure, puntare ad una scelta ponderata delle proprie posizioni al fine di ottenere i risultati pianificati.
La differenza dei due approcci dipende dalla soddisfazione nello spendere i soldi pubblici .
Nel primo caso, spendere i soldi porta soddisfazione al contribuente, perché si riesce finalmente ad imporre una “politica ideologica più pura della precedente”, senza valutare il peso delle iniziative politiche antecedenti, né i successi e gli insuccessi a livello mondiale di politiche simili o alternative, né le conseguenze delle proprie scelte a livello economico, sociale e geopolitico.
Nel caso in cui si scelga una politica che deve essere di cambiamento, che punta ad una scelta ponderata delle proprie decisioni per ottenere risultati pianificati, la soddisfazione principale è il miglioramento del benessere sociale. La prima cosa da fare è studiare il problema, verificare i risultati di politiche diverse, applicare le misure che hanno ottenuto risultati socialmente migliorativi, portato ad una diminuzione degli aspetti che si volevano ridurre o eliminare, e portare ad un complessivo miglioramento del benessere sociale.
 
Qual è l’obbiettivo dell’iniziativa?
L’obbiettivo dichiarato dell’iniziativa scuole sicure è quello di “allontanare anche solo uno spacciatore” dai ragazzi al ingresso delle scuole. Per questo umile obiettivo, si vogliono spendere 2,5 milioni di euro.
Cosa si può fare con 2,5 milioni di Euro, potenziando le attività “core” di questa iniziativa? Le principali attività di interesse di questa iniziativa sono l’aumento dei vigili a disposizione per controlli sul territorio e l’avvio di un programma di installazione di telecamere di sicurezza presso gli istituti individuati. Queste saranno le voci di maggiore impatto economico da parte del Ministero, come sembra emergere dalle dichiarazioni d’intento espresse.
Quanti vigili si possono assumere con 2,5 milioni di euro? Quante telecamere si possono installare? Qual è il giusto mix di telecamere e vigili da mettere per ogni scuola? Quante scuole saranno interessate?
Assumendo il costo di un vigile pari a 30.000 euro l’anno, si possono desumere un totale di 83 vigili in più per la sorveglianza degli istituti italiani coinvolti ed esaurire i fondi. Il costo di un impianto di telecamere di sorveglianza può costare tra i 10.000 e 100.000 euro. Per semplicità assumeremo un costo medio di 50.000 euro. Per tanto per 2,5 milioni di euro, si potrebbero acquistare 50 nuovi impianti di video sorveglianza per le città coinvolte nel progetto.
Tutto questo per togliere una transazione dal mercato degli stupefacenti tra gli adolescenti.
La riduzione stabile dei consumi tra i giovani, dei danni collaterali del mercato degli stupefacenti, dell’influenza economica delle attività illegali nel tessuto sociale, nonché il rilancio di attività lecite, la migliore collaborazione tra cittadini ed istituzioni, il dialogo sociale, non sono obbiettivi ritenuti prioritari o quanto meno non risultano tra i motivi degni di menzione.
Le città coinvolte sono 15 per un bacino potenziale di circa 21.000 istituti scolastici i quali dovranno ripartirsi 85 nuovi vigili o una cinquantina di telecamere o un mix di telecamere e vigili. L’impressione che fanno i 2,5 milioni di euro di fronte al bacino di possibili istituti coinvolti, non può che fare comprendere l’impatto che questa iniziativa può realmente avere; sperare che almeno uno studente per una volta non si faccia una canna.
 
I soldi possono essere meglio impiegati per ottenere lo stesso obiettivo?
Se l’obbiettivo di una politica di “sicurezza” per i giovani è volta a sottrarre una transazione dal mercato illegale degli stupefacenti, incuranti dei soldi impiegati e delle possibili implicazioni della mancata considerazione di politiche alternative, il rischio maggiore è che si spendano soldi pubblici al fine di perseguire un tornaconto politico individuale, lontano dalla massimizzazione del beneficio sociale.
Negli anni ’70, l’allora presidente degli stati uniti J.F. Kennedy lanciò un bellissimo discorso per spiegare agli Americani la necessità di un piano per la scoperta dello spazio; era da farsi non perché facile, ma perché molto, molto, difficile.
Oggi gli obbiettivi della politica si limitano, nei casi più fortunati, a spendere milioni di euro affinché anche solo un ragazzo, su circa 7 milioni di studenti, non acceda ad una transazione nel mercato illegale della “droga”. Il che, va comunque detto, risulta molto, molto difficile.
 
Esistono obbiettivi più ambiziosi e con risultati migliori?
La sicurezza oggi è intesa come spendere soldi sperando in un miglioramento della situazione.
La sicurezza sarebbe invece sapere che i soldi spesi dagli organi centrali servono per ottenere gli obiettivi socialmente utili.
La riduzione degli stupefacenti tra gli adolescenti non può essere limitata ad un approccio di tipo fideistico, ma deve essere basata su un approccio empirico che porti ad una effettiva riduzione del consumo di stupefacenti tra gli adolescenti, un aumento del senso di collaborazione tra istituzioni e cittadini e, di conseguenza, un aumentato senso di sicurezza garantita dallo Stato.
Gli esempi di politiche dove la cannabis è regolamentata vanno esattamente nella direzione di massimizzazione del beneficio collettivo, attraverso la possibilità di dedicare maggiori risorse per le attività fondamentali dello stato, la garanzia di sicurezza, l’istruzione e la salute. Aumentando i soldi a disposizione dei cittadini e aumentare le possibilità di scelta tra politiche alternative.