Messico. Si apre il dibattito sulla clonazione terapeutica, arrivano i primi favorevoli
Le recenti riforme in tema sanitario, ma in particolare le norme che proibiscono la clonazione in maniera indiscriminata senza distinguere se persegue fini terapeutici o riproduttivi, sono oggetto di critiche. In particolare l’accusa e’ che siano basate su concezioni religiose che complicano il dibattito sugli aspetti tecnici, e arriva sia da esponenti politici che da esponenti scientifici.
“Le cellule staminali e l’etica” era il titolo di una conferenza tenuta da Ruy Pérez Tamayo e Rubén Lisker, professori emeriti della Facolta’ di Medicina dell’Unam, davanti ad una platea composta da un centinaio di persone tra docenti e studenti.
“Abbiamo fatto passi indietro nella legislazione”, ha precisato Pérez Tamayo parlando della proibizione per la clonazione terapeutica approvata lo scorso 2 dicembre, quando e’ stata proibita anche la ricerca con le staminali di origine embrionale. “Si sta escludendo da questa nuova iniziativa la ricerca con le staminali derivate da embrioni con argomenti religiosi e con ragioni tecniche. Questo complica molto il dibattito, perche’ non si puo’ replicare davanti ad una concezione religiosa che viene assunta con un atto di fede”. E questo mentre negli ultimi tre anni sono stati fatti passi avanti nella ricerca e si sono verificate le enormi capacita’ di queste cellule di differenziarsi e di riprodursi, il che ha aggiunto Pérez Tamayo, offre una potenzialita’ terapeutica enorme. “E’ vero che si e’ dimostrato che anche le cellule staminali ottenute da certi tessuti adulti e dai neonati hanno questa potenzialita’ di differenziarsi, pero’ ancora non si possono riprodurre nelle stesse quantita’, e in piu’ non tutti i laboratori sono riusciti ad ottenere questo risultato e si discute molto sulla loro capacita’ di differenziarsi”.
Anche per lo specialista in bioetica Rubén Lisker “la nuova iniziativa di riforma della legge sulle cellule staminali dimostra l’omologazione che presentano le ultime leggi, dietro alle quali si nota l’intervento di gruppi ultraconservatori che si sono pubblicamente dichiarati contro qualsiasi tipo di sperimentazione con gli embrioni”.
Il gruppo del Prd, Partito della Rivoluzione Democratica alla Camera dei Deputati ha denunciato che esistono chiare intenzioni del Governo federale per privatizzare e monopolizzare la medicina genomica, per mettere la scienza e la tecnologia in mano ad imprese multinazionali e per mettere dei limiti alla ricerca vietando la clonazione terapeutica e la ricerca con le staminali embrionali.
L’accusa arriva dal segretario alla Commissione Salute Rafael Tinajero, che insieme ai parlamentari Omar Ortega e Marcela Legarde, spiega come si e’ realizzato l’iter legislativo del decreto che comprende le due leggi collegate al genoma umano: una di carattere federale che crea l’Istituto di Medicina Genomica e l’altra che e’ la Legge Generale della Salute. Il decreto era stato presentato il 14 novembre, e Tinajero racconta che “in maniera inspiegabile, in meno di 15 giorni e’ stato gestito il parere della Commissione Scienze e Tecnologie e di quella Salute, e poi e’ stato approvato dal plenum della Camera il 2 di dicembre”.
Ortega ha precisato che il Governo federale cerca di creare l’Istituto di medicina Genomica -a cui saranno destinati piu’ di 220 milioni di dollari, praticamente la quasi totalita’ del budget per la Scienza e Tecnologia-, perche’ con questa mossa si pretende concentrare questo settore per fare strada alle imprese multinazionali, con l’argomentazione di promuovere la ricerca.
Un altro esempio della volonta’ di scorporare ed estinguere i diversi istituti e organismi decentralizzati di ricerca e’ offerto dall’articolo 7bis in cui si restringe la ricerca sulle cellule staminali con la clonazione e proibisce lo studio degli embrioni, anche se secondo i parlamentari del Prd questi studi potrebbero aiutare la cittadinanza, visto che ci sono piu’ di 5 milioni di persone che aspettano un trapianto di un organo e che grazie alle cellule staminali e alla clonazione potrebbero trovare una soluzione.
“Sembra che sia una raccomandazione del Vaticano quella di eliminare tutto cio’ che ha a che fare con la ricerca e che siano piu’ importanti i dogmi del Governo federale”, sottolinea Ortega.
Anche per Tinajero gli ostacoli che vengono posti in materia di clonazione hanno a che vedere con interessi di tipo religioso e morale del Governo del Pan, il Partito di Azione Nazionale. “La pretesa del Pan di proibire la clonazione a fini di ricerca e terapeutici, cosi’ come la ricerca con le cellule staminali di origine embrionale che e’ nel decreto, puo’ costituire un severo limite per lo sviluppo della scienza messicana”.
Come nota a pie’ di pagina di queste due notizie, che ci auguriamo siano le prime di una lunga serie, una sorta di preannuncio di mobilitazione a favore della ricerca scientifica, ci sentiamo in dovere di sottolineare come purtroppo arrivino un po’ in ritardo.
In ritardo rispetto a quella mobilitazione della Chiesa Cattolica, della Conferenza Episcopale del Messico, dei movimenti pro vita, insomma di quella cultura religiosa che si era persino inventata il “peccato elettorale” in vista delle elezioni politiche per chi avesse auto l’ardire di votare per certi partiti ritenuti “scandalosi”. Tanto scandalosi da sostenere temi come aborto, eutanasia, clonazione, ma anche unioni tra omosessuali o legalizzazione delle droghe.
Queste posizioni a favore della ricerca scientifica, temiamo siano in ritardo, partono con una sorta di penalita’, con la difficolta’ di riuscire a scalfire quella sorta di immaginario collettivo creato ad hoc, e per tempo, in cui si ritiene che alcune cellule siano gia’ una persona, perfino con piu’ diritti rispetto a quelli di un malato.
Situazione non troppo diversa da quella italiana, che ha iniziato a vedere sollevarsi un po’ di voci critiche solo dopo l’approvazione della legge sulla fecondazione assistita. In ritardo, appunto.