Medicina riproduttiva e diagnosi preimpianto. Intervista a ministro israeliano della Scienza
Quasi nessun altro Stato concede tanta libertà alla medicina riproduttiva quanto Israele, e in nessuno esistono laboratori tanto attivi. Si può persino scegliere il sesso del figlio. E la religione? Non è un ostacolo, bensì l’humus.
Intervista di Martina Lenzen-Schulte a Daniel Herschkowitz -ministro, rabbino e matematico.
Frankfurter Allgemeine Zeitung: Com’è che un Paese religioso come il Suo è tanto aperto e, considerata la dimensione della popolazione, scientificamente più operoso di qualsiasi altro nella medicina riproduttiva?
Daniel Herschkowitz: Abbiamo il vantaggio che la religione giudaica offre grande apertura alle conoscenze scientifiche. Da noi la religione non frena di per sé la creatività scientifica. Ciò che spinge la ricerca a trovare e a fare, in linea di massima deve anche poter essere realizzato. Non vogliamo giocare a fare Dio, ma la nostra visione del mondo e la nostra filosofia non mettono, a priori, dei limiti alla scienza.
Faz: Vale anche per la diagnosi preimpianto? Da tempo in Israele è addirittura possibile scegliere tra maschio o femmina quando in una famiglia ci siano già quattro figli dello stesso sesso.
Herschkowitz: Anche in Israele sono stati messi dei paletti in questo senso. Nel maggio 2005 è stato istituito un comitato specifico, con il compito di decidere sulle richieste di scelta del sesso. A maggio 2001 erano pervenute 337 istanze; 27 hanno ottenuto il via libera, ma 111 sono state respinte; 119 non sono ancora state decise o i richiedenti hanno ritirato la domanda. Perciò anche da noi sono casi eccezionali.
Faz: Ma se si tratta d’impedire una malattia ereditaria, nel Suo Paese l’atteggiamento è molto liberale. In Israele esistono tante grandi cliniche con esperienza di diagnosi preimpianto di livello mondiale.
Herschkowitz: Effettivamente in Israele c’è un’alta propensione a prevenire malattie ereditarie; e ciò vale non solo per i test sugli embrioni. La scorsa settimana ho visitato un laboratorio dove soprattutto gli ebrei ortodossi vanno a verificare, mediante la prova del sangue, l’eventualità di rischi genetici. Ed è usanza comune che prima del matrimonio ci si accerti se nella coppia esista un elevato rischio di trasmettere malattie. Capita che si arrivi a decidere di non sposarsi.
Faz: Rispetto alla pratica dei test genetici sugli embrioni, c’è differenza tra ebrei ortodossi-conservatori e altri meno legati alla religione?
Herschkowitz: Da noi c’è in tutti i gruppi della popolazione un grande consenso per la diagnosi preimpianto come prevenzione dalle malattie. Gli ebrei ortodossi, pur contrari all’interruzione di gravidanza, ricorrono alla diagnosi preimpianto tanto quanto gli altri israeliani.
Faz: tenuto conto del numero di abitanti, da voi si fanno più interventi di fecondazione medicalmente assistita che in ogni altro Stato al mondo. Anche la religione è motivo di consenso alla fecondazione in vitro più in generale?
Herschkowitz: Avere figli è molto importante da noi. Per la maggior parte delle famiglie, e non solo per gli ebrei ortodossi, vale: Siate fecondi e moltiplicatevi! Anche lo Stato ha un grande interesse ad aiutare chi vorrebbe un figlio e finora non ci è riuscito. C’è il sostegno finanziario alla fecondazione in vitro per due figli a coppia. Poichè i nostri medici hanno molta esperienza, le quote di successo sono particolarmente alte e nello stesso tempo ci sono meno complicazioni che altrove.
Faz: Come vede la posizione tedesca riguardo alla diagnosi preimpianto, che fino a una settimana fa era improntata a dubbi etici e più o meno un tabù?
Herschkowitz: Penso che andrebbe vista fondamentalmente come un’opportunità, e che ci si dovrebbe aprire alle possibilità diagnostiche ad essa collegate. Se è possibile risparmiare a una famiglia la sofferenza di un figlio malato, allora la scienza può e dev’essere d’aiuto.
(articolo comparso sul Frankfurter Allgemeine Zeitung del 10/07/2011. Traduzione di Rosa a Marca)