Leggi importanti nel dimenticatoio. Siamo disarmati?
Si e’ dovuto attendere che il segretario del partito di maggioranza relativa andasse in giro per incontri estivi, per sapere che alcune proposte di legge per noi rilevanti e fondamentali, e’ molto probabile che non vedranno la luce in questa legislatura: legalizzazione cannabis, biotestamento e ius soli. Frutto di battaglie parlamentari o scaramucce nella maggioranza, di fatto, per noi cittadini ed elettori, sembra che dovremo aspettare ancora, e chissa’ per quali risultati.
Si trattava di dar corpo normativo ad istanze piu’ volte emerse, si’ da affrontare le difficolta’ delle varie questioni con almeno un quadro normativo piu’ attuale, e non la sistematica violazione odierna delle norme in vigore; con relativa giurisprudenza di sostegno o di condanna a drammi individuali e collettivi. Come altro potremmo chiamare la legislazione proibizionista in materia di cannabis, con milioni di persone che la violano sistematicamente, i tribunali e le prefetture intasati da procedimenti surreali, le forze dell’ordine impegnate in repressione fine a se stessa che mette in imbarazzo gli stessi tutori/esecutori. O le norme suo biotestamento, che non disciplinano la quotidianita’ diffusa del fine vita, facendo diventare ogni volta un dramma quello che invece sarebbe una legittima scelta individuale. O l’attuale normativa sull’immigrazione, foriera di clandestinita’ (come si fa ad avere un contratto di lavoro prima di poter entrare sul territorio italiano?), discriminazione, razzismo e violenza soprattutto verso i piu’ indifesi, i minori.
Certo, le leggi in discussione non affrontano le questioni nel modo in cui noi le abbiamo ricordate, ma sono foriere e base di una discussione e un confronto concreto, non sempre viziato come oggi da un’emergenza che -sovrastata da quella precedente e da quella successiva- viene affronta solo in forma di ordine pubblico, con relativo dispendio di energie e soldi che invece potrebbero essere utilizzati per i veri problemi: la grande criminalita’ organizzata che imperversa nel narcotraffico e nei mercati di esseri umani.
Noi cittadini siano disarmati?
Fino ad un certo punto. Sono in corso, in varie forme, raccolte di consensi popolari su progetti di legge e petizioni. Alcune hanno gia’ raggiunto l’obiettivo e altre sono in corso d’opera. Ma, come sappiamo, sono strumenti deboli e, quand’anche si usasse il top degli strumenti di partecipazione diretta, il referendum abrogativo, sembrerebbe inutile perche’ sappiamo che i nostri legislatori sono maestri dell’occultamento e dello snaturamento degli stessi (per esempio, alcune decine di anni fa fu approvato un referendum che legalizzava la cannabis… visto oggi dove siamo? E cosi’ per tanti altri referendum).
E quindi, cosa fare oltre questo “certo punto”? Poco! A meno che non si voglia continuare ad illuderci che le pressioni sui nostri eletti possano servire a qualcosa. Facciamo un esempio, la cannabis. La proposta di legge in Parlamento (a nostro avviso minimalista, ma base importante per il futuro) e’ siglata da 223 deputati e 73 senatori, di ogni appartenenza politica. Ebbene nonostante questa pletora che dovrebbe affrontare la questione liberandosi di ideologie e incrostazioni culturali, mediamente i singoli firmatari non stanno dimostrando autonomia dalle decisioni legate alle logiche degli schieramenti… altrimenti non saremmo al punto in cui siamo. Altrettanto si puo’ dire per biotestamento e ius soli: il primo (biotestamento) per la trasversalita’ delle pressioni che vogliono mantenere l’oppressione della liberta’ individuale come forma di una sorta di religione di Stato, il secondo (ius soli) per la caciara e le falsita’ che nazionalisti di varia tacca (gli stessi che vorrebbero farci uscire dall’Ue e dall’euro) riescono ad inscenare, grazie anche ad un potente, disinformato e fazioso supporto mediatico, nonche’ la praticamente assenza dell’informazione di Stato (Rai).
Siamo messi male! Non facciamo, pero’, che questo male porti la nostra intelligenza ad andare in sospensione. Al momento, e’ l’unica cosa che ci rimane.