Legalizzazione droghe. L’argomentazione economica
Le Nazioni Unite chiedono ai propri Stati membri di legalizzare le droghe, e Sir Richard Branson ne è contento. Anzi, non è proprio così; come spesso accade, la questione è più complessa di un titolo di giornale. La relazione dell’Onu che Branson ha reso pubblica, in cui si invita “a decriminalizzare il consumo di droga e il possesso per uso personale”, è stata preparata dalla dott.sa Monica Beg, un funzionario dell’Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime) con sede a Vienna, in vista di una conferenza in Kuala Lampur. Ma nel frattempo la relazione è già stata ritirata e, come si può evincere dalle polemiche che ne sono sorte, si tratta di un tema scottante.
Al momento attuale, l’idea di depenalizzare l’uso personale di droghe è supportato da altre agenzie Onu, tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità e Unaids. Ma l’argomentazione si fonda sul bilanciamento dei danni causati da droghe e criminalizzazione piuttosto che su alti principi. E’ meglio legalizzare le droghe, e quindi tassarle e regolamentarle, oppure questo potrebbe incoraggiare un maggior consumo di sostanze stupefacenti, con conseguenti costi sociali e economici? Questa domanda sarà al centro della prossima conferenza sul problema delle droghe nell’Assemblea Generale Onu dell’aprile prossimo.
L’approccio alle droghe è basato su questioni di salute, sicurezza pubblica e diritti umani. Ma non è ancora un approccio economico. Il mondo potrebbe essere più ricco, calmo e felice se queste problemi fosse trattati in modo diverso? Cosa ne sappiamo?
Non partiamo proprio da zero, in quanto possiamo già fare il conto dei costi dell’applicazione delle leggi antidroga, che sono enormi. La relazione dell’Unodc utilizza questa argomentazione.
Possiamo anche osservare che vi è stato un ammorbidimento della legislazione repressiva, in particolare per quanto riguarda la cannabis, soprattutto negli Stati Uniti. Questo sta accadendo mentre contemporaneamente vengono introdotte norme più severe contro il fumo del tabacco, il tutto con l’idea che sia più efficace scoraggiare l’uso di droghe, come per il fumo, piuttosto che proibirle completamente.
Vi sono poi numerosi studi sul mercato della droga, ma è più utile prendere spunto dai risultati di due esempi concreti in cui vi è stata una modifica della politica sulle droghe: la legalizzazione della cannabis in diversi Stati degli USA, in particolare in Colorado; e la sostanziale decriminalizzazione del consumo di eroina a Zurigo.
Abbiamo ora più di 18 mesi di esperienza con l’esperimento del Colorado, che è stato avviato agli inizi del 2014 con la legalizzazione del consumo per uso ricreativo (precedentemente era consentito solo l’utilizzo terapeutico). Durante il primo anno, l’occupazione nel settore della cannabis è passato da 6,500 a 16.000 lavoratori e gli introiti per lo Stato hanno raggiunto 44 milioni di dollari. Quest’anno l’erario incasserà qualcosa come 125 milioni di dollari.
Non abbiamo ancora idea delle conseguenze avverse della legalizzazione. Viene consumata più cannabis e ci sono state segnalazioni di abuso di sostanze e incidenti stradali da esse causati. Sono anche aumentati i ricoveri ospedalieri legati all’abuso. Ancor più preoccupante, forse, è la statistica secondo cui molti più bambini utilizzerebbero e abuserebbero la cannabis.
Ma la percezione pubblica considera l’esperimento un successo, in quanto il 53% ritiene giusta la legalizzazione, e solo il 38% è contrario.
Indipendentemente dall’opinione pubblica, le politiche di legalizzazione si stanno espandendo. Anche lo Stato di Washington e l’Alaska hanno seguito l’esempio del Colorado. Se si considerano gli Stati che hanno legalizzato la cannabis per uso terapeutico, la cannabis è legale in 23 Stati Usa.
L’esempio svizzero è più datato e quindi più facile da giudicare. Alla fine degli anni ’90, Zurigo era la città con il maggior consumo di droga in Europa. Stanchi della droga venduta ad ogni angolo di strada, le autorità decisero che la vendita di sostanze stupefacenti dovesse essere confinata ad una sola area, il parco Platzpitz, dove si incontrano i due fiumi della città. Il risultato fu disastroso: il parco divenne un centro di attrazione per tutti i consumatori di droga europei. Il parco fu ribattezzato “Parco degli aghi” a causa delle siringhe abbandonate che lo coprivano.
I cittadini che all’inizio erano favorevoli a questo esperimento si ricredettero. Invece di confinare il problema delle droghe in una sola zona della città, i problemi legati agli stupefacenti crebbero più velocemente del numero di consumatori. Il parco fu chiuso e i consumatori furono nuovamente cacciati. Ovviamente il problema si ripresentò a quel punto in tutta la città. I consumatori cominciarono ad essere arrestati, e ad un certo punto il 60% della popolazione carceraria era legato a reati di droga. Nel contempo, la Svizzera spendeva pro capite più degli Usa per reprimere il consumo.
Ne conseguì un ulteriore modifica della legislazione: l’eroina fu legalizzata. Centri specializzati cominciarono ad offrire luoghi sicuri dove consumare la sostanza. I pazienti potevano scegliersi il proprio medico ed il trattamento contro la dipendenza era gratuito. Fu avviato anche un massiccio progetto basato sul metadone. Il progetto è stato un successo. Nell’arco di 10 anni il tasso di mortalità per overdose si è dimezzato, mentre il tasso di infezioni da HIV è diminuito dell’80%. Gli ex tossicodipendenti vengono aiutati a reinserirsi: dopo il trattamento, due terzi trovava lavoro, cominciavano a ripagarsi i debiti, e abbandonavano condotte criminali (i reati diminuirono del 75%).
L’esperimento di Zurigo ha avuto un discreto numero di imitatori nel mondo, anche se i risultati non sono stati sempre perfetti. Il consumo di altre sostanze stupefacenti in Svizzera è aumentato (cannabis, cocaina, ecstasy e amfetamine). L’offerta è aumentata e la Svizzera è diventata il maggior produttore europeo di cannabis.
Queste sono solo due esempi di cosa puo’ accadere quando viene modificata la politica sulle droghe. Una valutazione bilanciata delle evidenze, piuttosto che le ideologie, dovrebbe essere la miglior guida per la politica. Per quanto mi riguarda, penso che la via da seguire sia un ammorbidimento della legislazione sul consumo di droghe (unito, ovviamente, all’accesso a trattamenti contro la dipendenza), e al contempo una maggiore propensione a condannare socialmente questo comportamento.
(articolo di Hamish Mcrae, pubblicato sul quotidiano The Independent del 21/10/2015)