Italia. Legalizzazione cannabis. Il macigno della censura mediatica e politica. Prospettive bige
Di cannabis se ne parla nelle aule parlamentari: sembra che a giugno andrà in Aula il ddl Pierantoni che consente la coltivazione domestica per uso personale di quattro piante. Dopo la bocciatura della Corte Costituzionale per il referendum e i primi commenti, la questione – politicamente e mediaticamente – è stata relegata nelle “varie ed eventuali”. I promotori, nonostante annebbiati dalla sberla istituzionale, stanno dimostrando buona tenuta di iniziativa, soprattutto – al momento – per la parte terapeutica della vicenda. Ché a livello ricreativo, a parte un po’ di battute e commenti amari sui social, non c’è nulla. Certo, ci sono i proibizionisti che non colgono occasione per non fare figuracce (1) ma, nonostante abbiano di fatto una buona sponda istituzionale (2), sono quel che sono: negazione di diritto, intelligenza, buon senso, civiltà e umanità… ché storia e Pianeta stanno facendo il perfetto contrario.
E’ di ieri – passata mediaticamente in silenzio nei bui e “distratti” antri della nostra informazione – l’approvazione del Congresso Usa della legalizzazione federale della cannabis. Il Paese che col suo presidente Nixon nel secolo scorso ha inventato la “war on drugs” (3); il Paese federale dove decine e decine di Stati sono all’avanguardia mondiale per legalizzazione di cannabis ricreativa e terapeutica; il Paese che sta insegnando a tutto il mondo che legalizzare non è questione di posizioni politiche di destra o sinistra (4), ma di diritti umani, buon senso e civiltà.
E nonostante le velleità putiniane di sostituirsi all’America come punto di riferimento mondiale di civiltà giuridica, economica e umana, gli Usa continuano ad essere un esempio imprescindibile per come, soprattutto in ambito di diritti individuali, si può vivere, progredire ed essere felici.
E non c’è giorno che nel Pianeta non ci sia un Paese che si aggiunga a quelli legalizzatori con beneplacito di diritto (5), non ultimi i vantaggi economici e umani che ne derivano dalla nascita di nuove attività imprenditoriali e lavorative e conseguenti ricadute fiscali.
Questo succede nel mondo.
L’Italia non è in questo mondo. Non è la prima volta e crediamo non sarà l’ultima. Sui diritti degli individui e le nuove imprenditorialità non abbiamo mai brillato, pur se siamo bravi a vendere il nostro bagaglio culturale del passato (storico, artistico e gastronomico). Siamo statici e conservatori. Abbiamo paura dei “salti nel buio”… anche se nel caso di cannabis, di “buio” se ne vede sempre meno (6) . Per ora ci teniamo la non-azione dei legalizzatori a parole e i buffi e tristi gagliardetti proibizionisti (1). A cui c’è da aggiungere l’ottusità dell’Unione europea che, nonostante innovazioni in corso a livello dei singoli Stati, è oggi succube dei “niet” più o meno elettorali di Emmanuel Macron e di quelli insipienti di Pedro Sanchez.
NOTE
1 – questa di Fratelli d’Italia è solo l’ultima, una sorta di afflato per partito neo-fascista per dimostrare a se stesso di esistere.
2 – il “non fare” o “attendere il sol dell’avvenire” dei legalizzatori a go-go (liberali e sinistri) è di fatto accondiscendenza e complicità col potere proibizionista.
3 – che solo a evocarla, ovunque, anche fra proibizionisti, fa raggelare sangue e cervello per lo strascico di sangue e violenza (umana e istituzionale) che ha comportato e continua a comportare.
4 – sono tanti i repubblicani pro-legalizzazione, soprattutto a livello statale, dove i trovano anche dei democratici proibizionisti…
5 – qui ne diamo quotidiana informazione
6 – Si pensi all’energia: avendone poca coi metodi tradizionali fossili, piuttosto che investire e realizzare tute le potenzialità alternative che abbiamo (vento, mare, sole, etc), ci siamo dedicati a comprarla altrove… con le note conseguenze in atto per la dipendenza tecnica dalla Russia e l’inconsistenza politica nelle politiche Ue per venirne fuori (stanno decidendo per noi, ammesso che ce la facciano, essenzialmente Germania e Francia).
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