Israele. Un’isola di pace per la clonazione terapeutica
Israele e’ uno dei pochi Stati al mondo che si e’dotato da tempo di una specifica legge che permette la clonazione di embrioni umani a scopi terapeutici. La clonazione umana a fini riproduttivi e’ stata invece messa al bando per cinque anni da un provvedimento del 1998 che dovra’ eventualmente essere ratificato nel 2003. Per prevenire eccessi ed abusi nella manipolazione degli embrioni, la legge impone ai ricercatori di sottoporre al controllo di una specifica commissione del ministero della Sanita’, tutti i progetti di ricerca che ne prevedono l’uso.
Al momento in Israele almeno un gruppo di ricerca sta compiendo esperimenti sulla clonazione umana, e alcune delle linee di cellule staminali “ammesse” dal Presidente Usa George W.Bush, sono state prodotte dai ricercatori del Technion and Rambam Hospital, di Haifa. Tra le altre cose, questi stessi ricercatori sono stati i primi a riuscire a far differenziare cellule staminali embrionali in cellule cardiache o in cellule producenti insulina.
Puo’ sembrare incredibile, ma proprio lo Stato di Israele, che vede i fondamentalisti religiosi seduti in Parlamento, offre alla ricerca sulle cellule staminali embrionali uno spazio immune alle guerre ideologiche che si sono scatenate su questo tema nel resto del mondo.
La spiegazione del paradosso poggia in gran parte sul fatto che, nella visione ebraica, lo status di essere umano non viene acquisito al momento del concepimento, ma solo progressivamente nel corso dello sviluppo.
In un’intervista, rilasciata al quotidiano Jerusalem Post dopo il clamore suscitato dagli esperimenti della Advanced Cell Tecnology, il dottor Mordechai Halpherin, direttore della sezione di bioetica del ministero della Sanita’, ha affrontato i problemi etici posti dalla clonazione umana dal punto di vista dei principi di comportamento codificati nella Halakhah, la parte normativa della tradizione ebraica. Innanzi tutto, secondo l’Halakhah l’embrione prodotto in vitro non puo’ essere considerato al pari dell’embrione impiantato in utero. Neanche quest’ultimo comunque, fino al 40mo giorno dopo l’impianto, gode di uno status molto diverso da quello dell’acqua fresca. Per questo, secondo Halpherin, non si puo’ parlare di uccisione di esseri viventi per quanto riguarda gli embrioni prodotti in vitro, sia che questi siano stati ottenuti mediante trasferimento del nucleo di una cellula somatica in un ovocita, sia che derivino dalla fusione di gameti. Interrogato sulla possibilta’ che uno di questi embrioni venga impiantato in utero e dia quindi origine ad un essere umano, Halpherin non si e’ mostrato molto preoccupato, adducendo due ragioni. La prima e’ che, nonostante le pretese dell’Advanced Cell Technology, al momento la clonazione umana non e’ tecnicamente possibile. La seconda e’ che, come in gran parte del mondo, anche in Israele la clonazione riproduttiva e’ proibita per legge.
Il divieto alla clonazione umana in Israele, se non verra’ ratificato, scadra’ nel 2003. Ma anche a questo proposito non sembra che gli animi si scaldino piu’ di tanto. Interrogato in proposito, il presidente del Comitato nazionale di bioetica, Michel Revel, non si e’ sentito di garantire che la proibizione della clonazione umana verra’ reiterata. Secondo Revel, che e’ anche membro del Comitato sulla bioetica dell’Unesco, non si puo’ infatti escludere la possibilta’ di ricorrere nel futuro alla clonazione umana, per prevenire la nascita di individui affetti da anomalie genetiche gravi, o per permettere alle coppie sterili di avere figli.