L’irriverente. Coronavirus e seconde case: come non farsi multare…
Fra i tanti aspetti sotto test, e sotto stress, di questa epidemia c’è l’equilibrio dell’illegalità lecita che viene minato. Il più clamoroso esempio è stato quello del lavoro nero. Chi lavora in nero oggi è a spasso e chiederà gli aiuti per la sopravvivenza dichiarandosi disoccupato. Chiuderemo entrambi gli occhi, perchè la sopravvivenza è una priorità. E a posto così.
Un altro esempio si legge oggi sui media: tanti i controlli in zone costiere per Pasqua e Pasquetta, secondo i dati del Viminale su un totale di 795.990 persone controllate sono stati sanzionate solo in 13.756. Un ottimo risultato, oltre il 98% di chi si spostava lo faceva per un valido motivo, ad esempio “tornava” nella casa di residenza, anche se al mare, anche in Versilia per dire.
Già, in Versilia (ma immaginiamo anche altrove nei nostri 7.500 chilometri di coste) sono stati pochi i multati, anche fra i vacanzieri pasquali in spregio delle misure di contenimento, perchè è “emerso che le persone in casa erano tutte in possesso della residenza (e quindi non sanzionabili) nonostante normalmente vivano nell’entroterra, in particolare a Firenze” (Corriere fiorentino di oggi).
Il triplo tuffo carpiato del paradosso. Avere residenza in un luogo ma vivere realmente in un altro per godere, su quella abitazione, dell’esenzione IMU sulla prima casa è evasione fiscale, sul cui contrasto i Comuni vivono un costante dubbio amletico: sanzionare per far cassa o tenersi buoni gli attuali e futuri elettori vacanzieri? Dall’altra parte però, venire nella “prima casa” di vacanza se si vive altrove vuol dire eludere le norme sugli spostamenti, e anche questa condotta andrebbe sanzionata.
Ma siccome occorre scegliere quale priorità far prevalere, il vacanziero vince su tutti: non paga l’IMU e non viene sanzionato per lo spostamento.
Tomasi di Lampedusa non si preoccupi, nulla cambierà nemmeno dopo l’epidemia.