Gli insetti invasori, una catastrofe economica
Gli scienziati suonano da diversi anni la campanella d'allarme sul pericolo rappresentato dalle specie invasive, senza suscitare reazioni da parte del potere pubblico. Franck Courchamp, ecologo all'Universita' di Paris-sud, e Frédéric Simard, entomologo all'Institut de recherche et développement (IRD), hanno diffuso, lo scorso 4 ottobre, dei numeri che dovrebbero far riflettere: le invasioni di insetti attraverso il mondo hanno un costo, da sole, di almeno 69 miliardi di euro ogni anno.
Il loro studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, non prende in considerazione i danni causati dall'insieme delle mosche, tigne, termiti ed altri capricorni. I numeri sarebbero in effetti ben piu' grossi. Si stima che questi insetti riducano ogni anno la produzione agricola mondiale tra il 10 e il 16% e consumano altrettanto dopo i raccolti. I ricercatori si sono concentrati sugli “invasori”, altrimenti detti specie introdotte, volontariamente o meno, dall'uomo su un territorio dove esse erano fino ad allora assenti, e sui quali hanno prosperato.
E questo e' gia' tanto. Gli scienziati stimano che l'87% del 2.500 invertebrati terrestri (dai vermi alle rane, dalle lumache ai ragni) che hanno colonizzato dei nuovi territori, sono insetti. “Non e' possibile studiarli tutti -sottolinea Franck Courchamp-. Per realizzare una prima mappatura, ci siamo concentrati sulle dieci specie considerate come le piu' costose”.
Una termite importata dai soldati americani
La termite di Formosa e' una di quelle. I soldati americani che rientravano dall'Asia dopo la seconda guerra mondiale non avevano dimenticato di portarsi dietro i piccoli insetti nascosti nelle loro casse di legno. Non poteva essere commesso errore piu' funesto. L'isottero ha trovato nel sud del Paese un clima caldo e umido ideale per il proprio sviluppo. E nella scatola di legno del “Deep South” (Profondo Sud) un luogo a lui adatto. E poco a poco ha preso il sopravvento sulla termite locale, Le sue colonie di diversi milioni di individui, dispiegandosi su decine di metri, hanno invaso la Louisiana, e poi numerosi Stati americani. Le campagne di eradicazione condotte oltre-Atlantico si sono tutte arenate. Classificato al massimo della gerarchia delle cento peggiori specie invasive -tutte categorie confuse- dall'Unione internazionale della conservazione della natura (IUCN), oggi costa, lui da solo, 26,7 miliardi di euro all'anno alla collettivita'.
E non e' solo. Come la tigna dei cavoli, originaria del Mediterraneo, ha conquistato il mondo. La piccola farfalla e soprattutto le sue larve non si accontentano di rosicchiare le foglie marginali. Esse si concentrano su quelle del centro con dei fili di soia e le contaminano coi loro escrementi. Cio' che lasciano dietro se stesse, costa ogni anno 4,1 miliardi di euro. Stessa origine, stesso effetto per il coleottero bruno dell'abete rosso: questo coleottero si e' diffuso in America, dove si annida negli anfratti dell'abete rosso. Le gallerie costruite dalle larve degradano gli alberi e creano problemi alle foreste. Bilancio per la collettivita': 4 miliardi di euro, per il solo Canada. Questi parassiti costano senza dubbio un po' meno. I danni causati alle foreste e ai frutteti in America del Nord, in Europa occidentale e in Africa del Nord da questi insetti euroasiatici sono stati calcolati a 2,8 miliardi di euro. Ma essi non cessano di estendere i propri gusti alimentari, gia' di per se' molto estesi, poiche' essi attaccano 300 specie di alberi. In quanto al capricorno asiatico, lo stesso non ha trovato di meglio, sbarcando in Europa e in America del Nord, che di attaccarsi agli alberi tra i piu' sani. Castagni, platani, pioppi, betulle, salici: la somma arriva a 2,7 miliardi.
“Punta dell'iceberg”
Se l'agricoltura e i suoi frutti sono i primi ad esserne toccati, la salute umana e' anch'essa colpita da questi invasori. Con in testa alla lista delle mosche loro cugine: Aedes aegypti e Aedes albopictus. Originario dell'Africa, la prima ha raggiunto l'America del Sud durante la tratta dei negri ed e' diventata il primo vettore della dengue, della febbre gialla e della ormai famosa Zika. La seconda, piu' conosciuta con il nome di “mosca tigre”, ha presso il suo volo dall'Asia, Essa e' portatrice delle medesime patologie, alle quali si puo' aggiungere la chikungunya, che si trova ormai su tutti i continenti, con l'eccezione dell'Antartico.
Tra ai regali che ci trasmettono gli Aedes, la dengue resta il peggiore. La malattia ha regredito in intensita' in sei Paesi d'origine, ma non cessa di estendersi geograficamente. Sui 6,1 miliardi di euro di costi di sanita' attribuiti agli insetti invasori, l'84% proviene da questa infezione virale. Costi che riguardano le spese di ospedalizzazione, il rimborso dei farmaci e le campagne di eradicazione o di prevenzione. “Ma questa non e' che la punta dell'iceberg -insiste Frédéric Simard-. Le spese per le famiglie non sono mai state calcolate. Non piu' dei costi indiretti: mancanza di guadagni e conseguenze per le malattie, assenteismo per le imprese…
“Realta' sottostimata”
Questo lavoro non fa che recensire lo “stato dell'arte”, come dicono gli universitari. Un insieme di 737 articoli, libri, rapporti. “Abbiamo escluso molti studi dubbiosi ma ne abbiamo conservati alcuni, quando essi erano gli unici disponibili sulle delle specie essenziali”, spiega Franck Courchamp. E' essenzialmente il caso della termite di Formosa, per la quale egli giudica “discutibile” il metodo di calcolo dei costi, ma che non puo' scartare”, “Il solo fatto che non esista nessun altro studio, dice tanto. In realta', noi siamo molto al di sotto della realta'. In Africa non esiste praticamente nessun dato. In Asia, in America del Sud e nella stessa Europa, essi restano pieni di lacune. La maggior parte dei lavori provengono dall'America del Nord”.
Le lacune sono anche specifiche. “Numerose specie non sono state studiate”, dice Courchamp. Tematiche, soprattutto. I danni ecologici (riduzione della biodiversita' e l'abbondanza di specie) non sono stati presi in considerazione. Quelli subiti dai servizi ecosistemici, non di piu'. In entrambi i casi, mancanza di dati. Nel corso dei precedenti lavori, uno dei due coautori dello studio, l'economista Jean-Michel Salles, aveva calcolato a 153 miliardi di euro il servizio reso dagli impollinatori. Ma, in mancanza di studi disponibili, i danni causati dal calabrone asiatico sulle api europee, probabilmente l'invasore piu' minaccioso in Francia, non sono stati presi in considerazione.
La punta dell'iceberg, quindi, E sta ancora per espandersi sotto l'effetto del cambiamento climatico. Gli scienziati domandano quindi ai poteri pubblici di sviluppare con urgenza delle politiche di prevenzione, di sorveglianza e, quando e' possibile, di eradicazione di quelli nocivi. E invitano i loro colleghi a moltiplicare gli studi al fine di meglio misurare l'estensione del fenomeno. Per loro, il lavoro non e' che all'inizio.
(articolo di Nathaniel Herzberg, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 05/10/2016)