Insetti in Francia. Governo sostiene imprese e ricerca
Mentre in Italia continua la campagna dei politici della maggioranza contro gli insetti (la stessa Giorgia Meloni ha affermato che “l’Europa vuole farci mangiare farina di insetti”), nel silenzio assordante dell’opposizione, la Francia vira in direzione opposta. Il governo transalpino sostiene in modo deciso e sostanziale chi fa ricerca e chi fa impresa, nella convinzione che sia indispensabile modificare almeno in parte le fonti proteiche, e che per farlo serva anche il cambiamento di una cultura alimentare affezionatissima alla carne.
Raccontando ciò che si sta facendo Oltralpe per cercare di reagire alla crisi climatica diminuendo il consumo di carne, Nature illustra l’attività di un paio di aziende di maggiore successo, la prima delle quali è la Ÿnsect, che nel suo stabilimento di Dole, fondato nel 2011, ha messo in piedi la più grande vertical farm al mondo di tarme della farine (Tenebrio molitor). Gli scaffali, alti 17 metri, nel loro insieme ospitano circa tre trilioni di larve cresciute in condizioni di temperatura (25-27°C) e umidità (60%) ottimali, amorevolmente curate da robot specializzati (sui quali l’azienda ha investito oltre 450 milioni di euro), e tenute lontano dalle persone non autorizzate per evitare qualunque possibile trasmissione di microrganismi indesiderati. Dai vassoi, le larve giunte al punto di maturazione desiderato, vengono prelevate, uccise in modo estremamente rapido con vapore e poi trasformate in olio, proteine, chitosano e fertilizzanti. In questo modo da 100 grammi di larve si ottengono 25 grammi di proteine, contro i 20 del manzo con una tecnica brevettata che l’azienda ha chiamato molyticolture. Al momento, la Ÿnsect produce proteine per i mangimi animali di pesci, maiali, polli ma anche per esseri umani, in quantità enormi: mille tonnellate all’anno,
Un’altra azienda, che produce proteine di insetti destinate a mangimi per gli animali (ma con intenzione di passare all’alimentazione umana nei prossimi mesi) è la nextProtein. Fondata nel 2015 vicino a Parigi, l’azienda utilizza un insetto diverso, la larva della mosca soldato nera (Hermetia illucens), che cresce ancora più rapidamente (in sole tre settimane le dimensioni aumentano di 10mila volte) e che si può cibare anche di frutta e verdura di norma destinate alla raccolta differenziata. Il risultato è che in 100 metri quadri si ottengono le stesse proteine che fornirebbe un campo di soia da 100 ettari.
Tutto il sistema dell’allevamento di insetti è in pieno sviluppo grazie al sostegno del più grande istituto (pubblico) di ricerca agraria d’Europa, l’Inrae (l’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente), che destina a questo parte del suo budget annuale, attorno al miliardo di euro. A ciò si affiancano la Banca pubblica di investimento francese (BPI) e, soprattutto, decine di centri di ricerca pubblici e privati, in un quadro normativo volto ad agevolare al massimo l’introduzione di nuove fonti proteiche.
Ciononostante, secondo Benoit Granier, portavoce di Climate Action Network Francia, tutto questo si scontra, anche in Francia, con la pesante azione di lobby dei produttori di carne e dei politici che ne tutelano gli interessi. Questi gruppi investono milioni di euro in continue campagne di marketing per trasmettere il messaggio che solo mangiando carne si possa mantenere la salute. Secondo un rapporto di Greenpeace, la loro azione sarebbe così pervasiva e capillare da iniziare dalle scuole, anche entrando in conflitto con insegnanti e genitori, e ricorrendo a slogan che fanno leva sul lavoro dei piccoli produttori quali: “se vuoi salvare un contadino mangia un vegano”. Si cerca quindi di far passare l’equivalenza tra la carne e lavoro dei piccoli produttori, nascondendo la ben più triste realtà, e cioè che anche in Francia la stragrande maggioranza degli allevatori lavora per grandi gruppi nazionali e internazionali. Lo sforzo per modificare le abitudini dei francesi sarà dunque molto impegnativo, anche perché oggi ognuno di loro mangia più di 84 kg di carne e tutti insieme spendono circa 40 miliardi di dollari all’anno.
Ma la questione si estende anche al di là della Francia. Proprio per la loro passione per la bistecca, i francesi non solo ospitano la più grande popolazione di animali da carne del continente, ma sono anche grandi importatori da diversi paesi, e alimentano in ogni modo la diffusione degli allevamenti e delle colture necessarie per la produzione di mangimi. E qui risiede anche una delle criticità della decisione presa qualche anno fa, di destinare le farine di insetti agli allevamenti. Secondo diversi osservatori sarebbe sbagliata, perché continuerebbe a tenere in vita un sistema che va modificato, mentre secondo altri sarebbe comunque un contributo al clima, visti gli impatti straordinariamente bassi degli insetti.
Il sostegno all’allevamento di insetti sta avendo una ricaduta non meno importante: quella sulla ricerca. La Ÿnsect ha lanciato il suo programma Ÿnfabre, esclusivamente finalizzato alla ricerca sulle condizioni di allevamento e trattamento, sui genomi e sulle caratteristiche delle diverse specie. Si tratta di un aspetto fondamentale, assente nelle culture tradizionali che prevedono l’entomofagia ma indispensabile, per un approccio contemporaneo e per migliorare sempre di più l’allevamento e i prodotti; nel frattempo, ha già depositato 341 brevetti.
(Il Fatto Alimentare)
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