Inquinamento dell’aria. Le negligenze dell’Europa

 Dopo anni di avvertimenti senza essere presa in considerazione, la Commissione europea ha alla fine fatto delle minacce che intende mettere in pratica: il 17 maggio ha denunciato sei Stati, tra cui Francia e Germania, davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CURIA) perché stanno esponendo i loro cittadini a livelli eccessivi di inquinamento. Quattro mesi dopo è la volta della Commissione per farsi riprendere. In un rapporto al vetriolo pubblicato martedì 11 settembre, la Corte dei Conti europea ha esaminato al microscopio la politica comunitaria per la lotta all’inquinamento dell’aria.
“La salute dei cittadini europei è protetta in modo insufficiente”, ha detto l’istituto a guardia delle finanze dell’Ue. In virtù di 400.000 morti premature e centinaia di miliardi di euro di costi sanitari ogni anno in Europa, l’inquinamento atmosferico è oggi considerato dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) come “il maggiore rischio ambientale per la salute degli europei”. Cosa che però non è ancora tale per Bruxelles.
Pietra angolare delle politiche europee, la direttiva sulla qualità dell’aria è datata 2008, e le norme sulle quali si basa, vecchie da quindici a venti anni, sono largamente superate. Non solo, ma il limite di esposizione all’anidride solforosa fissato dall’UE, è sei volte superiore a quello dell’OMS. Urka! Le particelle fini PM2,5, le più pericolose perché penetrano più profondamente nelle vie respiratorie, non sono prese in considerazione per i limiti giornalieri, mentre l’OMS raccomanda di non superare i 25 µg/m3.
A livello di promesse
E’ quindi urgente che Bruxelles allinei le sue norme con quelle dell’OMS. E’ la condizione indispensabile per mettere i cittadini al sicuro. Ma non è sufficiente: la Commissione deve di conseguenza darsi i mezzi e farli rispettare. Ora, se le iniziative dedicate al miglioramento della qualità dell’aria sono andate avanti, esse rappresentano sempre meno dell’1% dei fondi di coesione dell’UE. Come vorrebbe la Corte dei conti, la lotta contro l’inquinamento dell’aria deve divenire una priorità per l’insieme delle politiche comunitarie: energia, trasporti, industria, agricoltura…
In materia di inquinamento, come per il clima, i tempi premono. Tre anni dopo lo scandalo “dieselgate” e la rivelazione dei motori truccati di Volkswagen, i costruttori di automobili possono continuare a commercializzare delle autovetture che emettono gas tossici (i famosi ossidi di azoto) in quantità eccessiva. Un “permesso di inquinare” che il Sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, e i suoi omologhi di Madrid e Bruxelles hanno attaccato davanti alla giustizia europea.
La situazione francese
Rimane il fatto che quanto reso noto dalla Corte dei Conti contro Bruxelles non deve deresponsabilizzare gli Stati. Il Consiglio di Stato ha sollecitato a luglio 2017 il governo francese di agire “il più presto possibile” contro l’inquinamento. Dopo un anno, stiamo sempre aspettando il “piano ambizioso” promesso dall’ex-ministro Nicolas Hulot. Nello stesso tempo, se il ministro dei Trasporti, Elisabeth Borne, ha deciso l’aumento della presenza ferroviaria nei grandi agglomerati e il sostegno ai trasporti ferroviari e fluviali tra le cinque priorità del piano di investimento che ha presentato l’11 settembre, siamo ancora a livello di promesse. Riguardo al “piano biciclette”, che sarà presentato venerdì 14 settembre, ci permetterà di giudicare se il governo ha alla fine deciso di impegnarsi effettivamente, almeno su questo punto, nella lotta contro l’inquinamento dell’aria.

(editoriale del quotidiano Le Monde, pubblicato il 12/09/2018)