India. I vantaggi della clonazione: il biotecnologico promette un milione di posti di lavoro nei prossimi 5 anni
Subappalto e’ sempre piu’ una parola negativa in tutti gli Stati dell’India, ma circa un milione di posti di lavoro saranno creati in questo modo.
“Si prevede che l’industria biotecnologica cresca quest’anno tra il 25 e il 30%”, ha dichiarato Utkarsh Palnitkar, direttore della Ernst and Young.
“L’importanza dell’India per i partner mondiali e’ in aumento, per l’offerta di alta qualita’ a basso costo. Il biotecnologico ha la potenzialita’ di generare un reddito di 5 miliardi di dollari, e un milione di posti di lavoro, qualificati, nei prossimi cinque anni, ” ha scritto in un articolo del 2003 per “E&Y” intitolato “La scienza della salute: oltre le frontiere” Kiran Mazumdar -Shaw, direttore di Biocon India. Le industrie farmaceutiche stanno gia’ sfruttando questa opportunita’, ed ha dichiarato Paresch Chaudhary, direttore di Ranbaxy: “Alla fine del 2003 la compagnia ha registrato vendite per 969 milioni di dollari, una crescita del 37% rispetto all’anno precedente, e il 75% sono state realizzate in Paesi esteri”. “Come avvenne per il settore informatico, noi possiamo essere il centro di quello farmaceutico”, dice A. Krishna di Pfizer India. Il fattore economico che ha alimentato il subappalto nel settore informatico, ha un impatto ancora maggiore in quello farmaceutico. “Sviluppare una nuova medicina in occidente costa circa 800 milioni di dollari. Il costo sarebbe ridotto, quasi della meta’, se il medesimo farmaco fosse prodotto in India”, dice Anurag Khera, manager della Eli Lilly India. Nel passato le grandi compagnie tendevano a fare tutto da sole, ora subappaltano parte del lavoro -come per esempio i test clinici. Cio’ non vuol dire, pero’, che il biotecnologico si sviluppera’ quanto il settore informatico. Infatti, ammonisce Sandhya Tewari, della confederazione delle industrie indiane: “C’e’ una notevole sopravvalutazione. L’India sta facendo molto in questo campo, ma a differenza dell’informatico, il biotecnologico richiede molti investimenti. Non si puo’ fondare un’azienda con due computer nel garage, e il tempo di incubazione e’ molto, molto lungo. Anche i capitali sono difficili da attirare. I processi regolatori necessitano di essere migliorati. Perche’ un farmaco sia distribuito occorre l’autorizzazione di tre ministeri, a cui si aggiungono le commissioni, e per la sperimentazione e la ricerca clinica ci sono molte altre richieste da presentare”.
La dimensione dell’industria biotecnologica in India e’ molto piccola, se paragonata a quella degli Usa. Nel 2002 la vendita dei medicinali, incluse le esportazioni, ha prodotto 6,5 miliardi di dollari. Il fatturato di un solo prodotto della Pfizer e’ stato di otto miliardi. I brevetti che le industrie americane hanno su circa venti medicinali tra quelli piu’ richiesti, decadranno nella prossima decade. Le industrie indiane, grazie alla raffinata arte della “riverse engineering” (ossia smontare un oggetto per capirne, in questo caso, la composizione chimica) sperano di guadagnare alcuni dei miliardi attualmente incassati dai colossi americani.
Statistiche:
Dopo l’informatico, il biotecnologico e’ il settore piu’ importante.
Posti di lavoro: il biotecnologico impiega piu’ di 40 mila lavoratori specializzati, e puo’ generare un altro milione di posti di lavoro, nei prossimi 5 anni.
Giro d’affari: il biotech ha la potenzialita’ di generare un profitto di 5 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni. Si prevede che l’industria cresca quest’anno del 25/30%.
Futuro: la genetica trasformera’ il processo della scoperta di nuove medicine, e assumera’ rilevanza nella ricerca biologica.
Ottimista sul futuro e’ anche Vinod Khosla, uomo d’affari della Kleiner Perkins Caufield & Byers. Infatti, sostiene che l’India potrebbe diventare il centro mondiale per la ricerca sulle cellule staminali perche’ libera, a differenza degli Stati Uniti, dai condizionamenti delle Chiese. Le politiche sulla ricerca negli Usa sono, attualmente, condotte dalle organizzazione religiose, invece che dalla consapevolezza di valutare cio’ che e’ buono per la scienza e per la societa’. Khosla, che sta spostando molti dei suoi investimenti dal settore informatico a quello della ricerca, ha dichiarato al quotidiano “Times Of India” che gli Stati Uniti hanno nel campo della ricerca sulle staminali uno sguardo rivolto al passato invece che al futuro, e che l’india non deve seguirne l’esempio. Per perseguire i suoi obbiettivi, Khosla ha deciso di prendere un anno sabbatico e di trascorrere molto piu’ tempo in Patria.
“Il settore informatico e’ meno appetibile. Gli investitori dovrebbero indirizzarsi verso le nuove aree, come la scienza e la biotecnologia. Per facilitare la ricerca nelle biotecnologie e nell’area della farmacologia, il Governo dovrebbe semplificare e sveltire le procedure. Oggi ci sono quattro ministeri e quattordici commissioni coinvolte nelle procedure per l’approvazione di nuovi medicinali o per la ricerca “.
Khosla sta viaggiando per tutto il Paese, incontrando i rappresentanti delle piu’ grandi compagnie, come la Shantha Biotech., il Reddy, l’Institute of Chemical Research, e molte altre. “Tutte queste compagnie -ha spiegato- hanno sviluppato soluzioni di ricerca meno costose e migliori di quelle di altre aree del mondo. Le regioni dell’Andhra Pradesh e del Karnataka possono diventare leader nelle biotecnologie , se sostenute da una politica liberale del Governo.