Governare l’errore: il dubbio e’ una “legge”
Piu’ che il solito “scandalo” dell’imminente clonazione umana, vorremmo riflettere su due notizie, a nostro giudizio ben piu’ importanti. La prima riguarda un fatto accaduto in Italia, dove ad una donna considerata malata terminale e’ stato trapiantato un fegato contenente cellule cancerose. La seconda notizia viene invece dalla Gran Bretagna, dove una donna di pelle bianca ha partorito due gemelli dalla pelle innegabilmente scura. Due casi assai diversi, dietro i quali si cela pero’ la stessa cosa: l’errore umano. Due errori di cui sta alla magistratura valutare le conseguenze penali, dopo aver appurato se e come sono state applicate le relative normative e linee guida.
Diverso e’ invece l’approccio che di fronte a questi eventi (entrambi da considerare “manipolazioni biologiche”, per usare i termini cari al Professor Francesco D’Agostino) deve adottare uno scienziato. Come il Ministro della Salute Sirchia ha dimostrato di sapere, nel commentare il caso italiano, medici e biologi non sono dotati di una palla di vetro cui chiedere risposte certe. Invece, possono, e devono, valutare il rapporto tra benefici e rischi conseguenti al loro agire secondo criteri che alla loro base hanno calcoli statistici. Purtroppo, anche se questi calcoli vengono fatti alla perfezione, il grado di verita’ del risultato, dipende solo dal numero dei dati disponibili in quell’ambito. Cioe’, in soldoni, dalla ricerca per la quale il dubbio e’ una “legge” e l’errore non e’ mai un evento da liquidare in fretta, anzi. Tra tutti gli eventi, l’errore e’ quello a maggior titolo considerato maestro, poiche’ impone la ricerca di nuovi controlli, e spesso e’ fonte di nuovi progressi. Basti pensare al caso dell’infermiere inglese, curato dalla leucemia, con il trapianto di staminali da cordone ombelicale. Una procedura non necessariamente errata, ma di certo sin qui ritenuta impraticabile su persone adulte.
Sarebbe davvero opportuno, e non e’ mai troppo tardi, che anche chi in materie cosi’ importanti ha il compito di governare, o, come i membri del Comitato di Bioetica, fornire consulenze e strumenti a Governo e Parlamento, imparasse a trarre frutto dagli errori. A partire dal riconoscere che il miglior modo di garantire i diritti degli individui, non e’ imporre loro la condivisione di una morale concertata altrove, ma offrire l’unico strumento in grado di garantire, con certezza statistica, la liberta’: un’esauriente informazione.
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