Germania. Le cellule dei molti dubbi
Il primo tedesco a entrare in questa storia e’ Hans Reinecke. Nel novembre 2000, il ricercatore presso la University of Washington stava seduto in una sala affollata del congresso annuale dei cardiologi statunitensi. Il suo collega Donald Orlic spiegava i risultati di un esperimento effettuato su trenta topi infartuati. La sua équipe aveva iniettato nel cuore dei roditori delle cellule staminali adulte prelevate dal midollo osseo, e in dodici di loro si erano formate molte cellule cardiache nuove. Cosi’ da rendere inutile l’utilizzo di cellule staminali embrionali.
Gia’ allora, questa sensazionale notizia, che suggeriva la possibilita’ di curare con le staminali adulte anche le persone colpite da infarto, aveva lasciato dubbioso Hans Reinecke. Il tedesco sapeva infatti di esperimenti analoghi realizzati dal suo capo, poi interrotti per i risultati negativi. Cio’ che Reinecke non poteva immaginare erano le conseguenze che i dodici topi avrebbero avuto in Germania.
E qui entra in gioco il secondo tedesco, ossia il cardiologo di Duesseldorf Bodo Strauer, anche lui attento uditore di Orlic. Cio’ che aveva sentito gli basto’, quattro mesi dopo, per ripetere la prova sulle persone senza passare per ulteriori esperimenti animali. Cinque mesi piu’ tardi, Strauer diede la notizia che il primo paziente curato con quel sistema stava bene. La spiegazione piu’ probabile e’ che le staminali prelevate dal midollo osseo avessero formato una nuova muscolatura cardiaca. Ad ogni modo, una dozzina di gruppi tedeschi si impossesso’ della stessa idea, e oggi nel mondo sono circa 400 i pazienti infartuati curati con cellule staminali adulte, una sessantina a Duesseldorf. “Il procedimento verra’ presto standardizzato”, annunciava Strauer alle agenzie di stampa a fine anno.
Nel frattempo, pero’, i dubbi si moltiplicavano. E oggi non c’e’ praticamente nessun esperto che si senta di attribuire alle nuove cellule cardiache il discreto stato di salute dei primi pazienti. E cio’ si deve anche al lavoro del terzo tedesco. Circa tre anni dopo la conferenza di Orlic, Juergen Hescheler dell’universita’ di Colonia, insieme al collega svedese Sten Eirik Jacobsen dell’universita’ di Lund, ripete’ l’esperimento dei topi. I due iniettarono delle cellule staminali che, grazie a una colorazione verde, sarebbero state facilmente individuate anche dopo la loro trasformazione in cellule cardiache (Nature Medicine, vol.10, pag 494, 2004). “Ma la nostra ricerca e’ stata vana”, dice Hescheler. “Non abbiamo trovato una sola cellula cardiaca modificata”.
La relazione negativa di Hescheler non e’ l’unica. Alcune settimane fa due gruppi statunitensi hanno riferito di insuccessi in questo campo. Reinecke ritiene possibile che Orlic si sia basato su un’errata interpretazione.
Persino i medici impegnati a sperimentare le cellule staminali sull’uomo non credono a una loro trasformazione. Se proseguono con questo genere di terapia e’ perche’ ci sono degli altri effetti positivi, evidentemente. L’argomento migliore arriva dalla Scuola Superiore di Medicina di Hannover. Il cuore dei trenta pazienti curati li’ batte decisamente piu’ forte, ma “il perche’ lo vogliamo scoprire attraverso sperimentazioni su animali”, afferma il cardiologo Kai Wollert.
I contraccolpi nella ricerca sull’infarto cardiaco non sono i soli. “La fiducia nella possibilita’ di trasformazione di cellule staminali adulte vacilla sempre piu'”, dice Albrecht Mueller, che all’universita’ di Wuerzburg fa ricerca su cellule staminali sanguigne e nervose. Questi due tipi di cellule staminali che, a differenza delle embrionali, hanno gia’ compiuto qualche passo verso lo sviluppo, finora erano considerate le piu’ duttili tra le adulte. Eppure, avverte Mueller, mentre l’elenco delle possibilita’ delle staminali embrionali si allunga, cresce lo scetticismo nei confronti delle adulte.
L’ultimo esempio viene dal pancreas. E’ vero che dei ricercatori Usa confermano su Nature che le produttrici d’insulina, ossia le cellule beta del pancreas, che nei diabetici vengono distrutte, in alcune circostanze possono rigenerarsi. Tuttavia la fonte delle nuove cellule non sono tanto “cellule staminali di tipo nuovo”, quanto piuttosto cellule beta normali capaci pero’ di dividersi. (Nature, vol. 429, pag.41, 2004).
Nello stesso tempo appare chiaro che alcune mutazioni-ad esempio, staminali adulte provenienti dal midollo osseo trasformate in cellule cardiache- possano avere un’altra spiegazione. Potrebbe darsi che qualche cellula staminale del midollo osseo si fonda con una del cuore. L’équipe di Hescheler ha gia’ individuato fusioni di questo tipo nei topi.
“Inoltre, bisogna considerare che il midollo osseo e’ composto di una mescolanza di cellule differenti”, sostiene Albrecht Mueller. Percio’ informazioni certe sulla proprieta’ delle staminali adulte potranno venire solo da esperimenti in cui si utilizzi un unico tipo di cellula. Se dai discendenti di questa cellula cresceranno dei tessuti totalmente diversi, allora si avra’ la prova definitiva della loro modificabilita’.
Mueller dice di avere appena terminato esperimenti di questo genere. Essi hanno dimostrato che alcune cellule staminali del cervello hanno la capacita’ di trasformarsi in cellule di altri tessuti. Tuttavia cio’ avviene molto piu’ di rado di quanto facessero presumere gli studi condotti fino ad oggi. “Queste modificazioni sono cosi’ rare che per la cura dei malati non rivestono nessun ruolo, almeno per ora”, sostiene Mueller. Resta comunque una buona notizia giacche’, se le cellule staminali adulte possiedono, almeno in via teorica, la potenzialita’ di trasformarsi, prima o poi s’imparera’ il modo di stimolarle.