Gb. Aspre critiche al Medical Research Council . che si difende
Una commissione parlamentare ha lanciato un duro attacco al Medical Research Council (MRC), il piu’ grande ente pubblico che gestisce i finanziamenti destinati alla ricerca.
La commissione che ha analizzato il caso, la House of Commons Science and Technology Select Committee, ha dichiarato che la politica di finanziamento adottata dall’MRC e’ povera e disorganizzata: gli stanziamenti sono scarsi, i progetti di ricerca a lungo termine costosi, politicamente influenti e deviano da altre idee potenzialmente migliori.
Tutto questo e’ stato pubblicato il 25 marzo in un documento chiamato The Work of the Medical Research Council, dove viene spiegato come l’MRC abbia messo a repentaglio la sua reputazione all’interno della comunita’ scientifica, specialmente fra i giovani e brillanti ricercatori, ai quali spesso e’ stata negata la possibilita’ di svolgere degnamente il loro lavoro. L’attacco e’ la conseguenza di una campagna di monitoraggio della commissione partita lo scorso settembre, atta a valutare il modo di lavorare dei vari enti predisposti alla ricerca, ed in particolar modo dell’MRC.
Al momento, sono due i progetti principali che coinvolgono direttamente l’MRC: la UK Stem Cell Bank e la Uk BioBank. Quest’ultima, nata con lo scopo di raccogliere campioni di Dna di circa 500.000 volontari, ha ricevuto uno stanziamento di 45 milioni di sterline, ma secondo quanto riporta il documento: “Non ci e’ chiaro se le procedure di finanziamento per la Biobank siano state eseguite con i medesimi principi validi per qualsiasi altro progetto. La nostra impressione e’ che, con la scusa di una base scientifica, sia stato finanziato un progetto politicamente non imparziale.” Le accuse riguardano principalmente il fatto che non sono i progetti scientifici in se’ ad essere analizzati ed eventualmente finanziati, ma purtroppo e’ chi ha intenzione di svolgerli che puo’ determinare o meno uno stanziamento. E’ la vecchia, nota, antica “gerarchia” che fissa i limiti di un progetto.
A tutto questo ha risposto lo stesso MRC, che in un comunicato apparso il giorno dopo sul sito ufficiale in Internet, ha fatto conoscere il suo profondo disappunto verso le gravi accuse rivoltegli dalla commissione parlamentare. “Primo, il reportage non riconosce il fatto che la nostra missione e’ quella di promuovere la ricerca medica con il chiaro intento di migliorare la salute umana. Questo significa focalizzarsi anche su scelte e progetti a lungo termine [.] che possono apparire impopolari.” Vengono poi riportati gli esempi della ricerca sulla biologia molecolare, o sulla sequenza del genoma umano, che ad un primo impatto potevano sollevare interrogativi sulla loro utilita’ in campo prettamente medico. Oggi, che le ricerche sono ad uno stadio estremamente piu’ elevato, e che i primi risultati pratici smentiscono i timori originali, nessuno oserebbe negare l’utilita’ di quegli stessi studi.
Ma il comunicato continua: “Ammettiamo che avremmo dovuto informare meglio la comunita’ scientifica e le istituzioni sulle nostre posizioni economiche e sull’impatto che hanno sui vari progetti da finanziare, ma ci stiamo gia’ attivando in tal senso. Neghiamo pero’ che non ci consultiamo abbastanza prima di decidere sul da farsi. E siamo orgogliosi di aver sostenuto la ricerca per piu’ di 90 anni e di aver contribuito a migliorare e salvare molte vite umane.”
Non c’e’ dubbio che le questioni sollevate siano molte e siano importanti. Il dibattito sta diventando sempre piu’ ampio e intenso. Nel frattempo pero’ Sir George Radda, il presidente dell’MRC ha annunciato che entro settembre dara’ le dimissioni e lasciera’ l’incarico.
Nonostante i problemi interni pero’, resta il fatto che il modello politico su cui si basa la ricerca anglosassone e’ incredibilmente superiore a quelli utilizzati nel resto dell’Europa. La Gran Bretagna e’ -e sembra rimanere- l’unica voce fuori da un coro di dissensi, negazioni, divieti, e ne e’ la prova il fatto che abbia investito circa 40 milioni di sterline solo nella ricerca sulle staminali embrionali. Gli scienziati stessi sono i primi a sostenere che il clima europeo tende al freno piuttosto che allo sviluppo, alla precauzione piuttosto che alla sperimentazione.
Da Bruxelles infatti e’ giunta la notizia che l’Unione Europea ha intenzione di escludere la ricerca sulle staminali embrionali da un progetto chiamato Framework Programme for Research, che prevede uno stanziamento di 10 miliardi di sterline.
Mike Dexter gia’ direttore della fondazione no-profit Wellcome Trust, in un’intervista al quotidiano “The Times”, ha espresso le sue preoccupazioni per il futuro della ricerca in Europa: “Sembra che le direttive dell’Ue vogliano contrastare apertamente la politica della Gran Bretagna . Lo scontro nasce dal fatto che queste direttive sono state redatte come se riflettessero un’unica cultura, mentre di fatto in Europa non c’e’ un’unica cultura. Riguardo alle staminali ad esempio, in Gran Bretagna abbiamo un’attitudine che e’ ben diversa dal resto dell’Unione. E il timore che l’Ue possa cambiare lo stato attuale delle cose, e’ evidente.”
Anche se alcuni tipi di direttive sono validi in ogni contesto, come ad esempio quelle sulla protezione dei pazienti che si sottopongono volontariamente alle sperimentazioni, ve ne sono altri, che secondo Dexter, vanno affidati alle scelte dei singoli Stati. L’autonomia delle politiche locali e’ piu’ che mai essenziale quando si affrontano temi che, come questi, raramente incontrano l’approvazione o la disapprovazione totale dei cittadini: “l’obbiettivo e’ proteggere i pazienti, ma anche garantire che le ricerche cliniche sponsorizzate dalle compagnie farmaceutiche vengano svolte in un ambiente normativo appropriato.”