Gasdotto TAP: il caso vuole che oggi sia il miglior investimento per la crisi energetica

  Credo che neanche Giorgio Parisi, il fisico Premio Nobel 2021 per i suoi studi sui sistemi complessi, possa spingersi a quella complessità che chiamiamo il caso, direttamente proporzionale al fattore tempo.
Un esempio.
Il Sole24Ore ci informa che nel 2021, primo anno di attività, grazie ai 7,5 miliardi di metri cubi di gas naturale proveniente dall’Azerbaigian attraverso il gasdotto TAP (Trans-Adriatic Pipeline), il vertiginoso aumento del prezzo del gas russo proveniente dal nord Europa sul mercato italiano è stato calmierato di circa il 10%. Per l’economia italiana, che sta cercando faticosamente di uscire da almeno due emergenze, il declino economico e la pandemia, una boccata d’ossigeno provvidenziale che già di per sé giustificherebbe la scelta politica di realizzare il gasdotto presa anni fa contro obiezioni non tutte infondate degli ambientalisti.
Tra queste, forse la più seria fu che, a causa della deindustrializzazione, il consumo di gas stava già diminuendo e che con lo sviluppo delle rinnovabili avremmo avuto energia a prezzo minore. L’altra, meno sicura, era che il futuro è ormai troppo imprevedibile per avventurarsi in progetti faraonici.
Infatti, imprevedibilmente sono arrivati, a catena, la pandemia di Covid-19, la Next Generation EU, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) con l’annessa Transizione Ecologica e il fiume di denaro per ridurre del 55% le emissioni di carbonio nell’atmosfera entro il 2030 e raggiungere la neutralità (emissioni zero) nel 2050. Per almeno tentare di raggiungere l’obbiettivo, nei tre decenni che ci separano dalla scadenza sarà necessario, contemporaneamente all’incerto (seppur gigantesco) sviluppo delle rinnovabili, sostituire provvisoriamente e in misura sperabilmente calante carbone e derivati del petrolio con gas naturale e metano, molto meno inquinanti.

Conclusione: Il TAP, che a pieno regime ne potrà fornire all’Italia fino a 20 miliardi di mc l’anno, si è rivelato con l’aiuto del caso il migliore investimento strutturale che si potesse sperare in una situazione che non era possibile immaginare.
Questa vicenda esemplare dovrebbe consigliare umiltà a tutti coloro che si ritengono liberi da schemi ideologici e dotati di razionalità prima di impigliarsi in polemiche all’ultimo sangue su temi di incerto futuro, mitigando con il socratico dubbio il determinismo, sano ma umanamente indisponibile, di Laplace.
 

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