Gas. i diversi effetti della crisi in Europa

Prezzi congelati sulle bollette quando va bene. Acquisti del gas ridottissimi, fila di automobili ai distributori e rischio di un inverno al gelo quando va male. Sono questi i diversi effetti della crisi del gas in Europa, causata dal Cremlino che impone alla società energetica russa Gazprom di tener chiusi i serbatoi che riforniscono il Vecchio Continente. Da tempo l’Unione europea sta cercando di coordinare una risposta comune ma c’è una reazione differente degli Stati in base alla loro dipendenza energetica. E chi è fuori dall’Unione ma vuole rimanere nella sua sfera d’influenza, rischia di pagare il prezzo più alto. Come sta succedendo alla Moldavia, uno dei Paesi più poveri in Europa.

Secondo quanto rivelato dal Financial Times, Gazprom, che riforniva il Paese di gas, avrebbe fatto pervenire una sorta di offerta informale al governo di Chisinau: rinnovare il contratto di fornitura alle stesse cifre in cambio dell’indebolimento dell’accordo tra la Moldavia e l’Unione europea, entrato in vigore nel 2016. «Il Cremlino vuole punire i moldavi per aver votato contro i partiti filorussi. È una questione puramente politica», ha detto a BBC News Sergiu Tofilat, ex consulente sulle questioni energetiche per l’amministrazione moldava.
Da tempo Chisinau si sta spostando sempre più verso Bruxelles, come dimostra la vittoria alle elezioni politiche del 2021 del partito filoeuropeo Azione e Solidarietà di Natalia Gavrili?a, che ha ottenuto la maggioranza in Parlamento ai danni dei partiti filorussi.  Un successo che bissa il trionfo del dicembre del 2020, quando Maia Sandu, ex dirigente della Banca mondiale e convinta filoeuropeista, è diventata presidente della Repubblica.

Questo avvicinamento all’Occidente è malvisto da Mosca, che nel Paese controlla (in maniera piuttosto indiretta) la regione separatista della Transnistria e che preferirebbe vedere Chisinau nell’Unione economica eurasiatica. Forse anche per questo Gazprom ha deciso non solo di alzare il prezzo del gas, facendolo passare dagli attuali 260 euro a quasi 683 per mille metri cubi, ma anche di pretendere il pagamento di un vecchio credito pregresso, relativo agli anni Novanta, di quasi 700 milioni di euro. Un affare praticamente ingestibile per le autorità moldave, che infatti si sono rivolte a Bruxelles e ai Paesi dell’Unione europea per chiedere aiuto.
La risposta non è mancata, come testimonia l’assegno da 60 milioni di euro da parte delle autorità europee e la fornitura di un milione di metri cubi di gas da parte della Polonia, Paese da sempre in prima fila quando si tratta di combattere Mosca, a cui si aggiungono i 500 mila metri cubi provenienti dall’Ucraina. Eppure, resta troppo poco. Gli automobilisti fanno la coda davanti ai distributori mentre nella piazza della capitale viene spenta la fiamma dedicata agli eroi sovietici morti durante la Seconda guerra mondiale. In Parlamento i gruppi filorussi chiedono alla maggioranza a quale prezzo è stato acquistato il gas dai Paesi occidentali, una fornitura che però rischia di non bastare per l’inverno e di lasciare così gran parte dei moldavi senza gas. Anche per questo il governo ha proclamato lo scorso 20 ottobre lo stato di emergenza, valevole per circa un mese.

Francia
Storia diversa a Parigi dove il governo ha preso le contromisure. Già a inizio ottobre il primo ministro Jean Castex aveva immaginato come sarebbe andata a finire. «Congeleremo i prezzi: non ci saranno più aumenti al prezzo del gas», aveva dichiarato all’emittente francese TF1. A Palazzo Matignon avevano infatti immaginato un rincaro dei prezzi del gas fino al 30 per cento entro la fine dell’anno e un’ulteriore risalita fino alla primavera e perciò avevano già preparato tutto per gli aumenti sulle bollette dei francesi. È invece entrato in vigore dal 1° ottobre l’aumento del 12,6 per cento del prezzo del gas naturale a cui seguirà, probabilmente, un rincaro del 4 per cento del costo dell’elettricità a febbraio 2022, giudicato come «inevitabile» da Castex. Un’altra mossa che ha già preparato il governo è quella dei buoni energetici, che aiuteranno 6 milioni di famiglie a pagare le bollette. Un aiuto che però potrebbe non essere sufficiente: secondo il barometro del mediatore energetico, pubblicato lo scorso 12 ottobre da Europe 1, il 60 per cento dei francesi afferma di aver ridotto il riscaldamento in casa per ridurre la bolletta. 

Germania
Anche a Berlino c’è preoccupazione per l’aumento dei prezzi del gas dovuto all’arrivo dell’inverno, ma le contromisure finora sono state piuttosto modeste. C’entra la formazione del nuovo esecutivo, di cui ancora non si conosce l’idea in materia energetica, ma anche il fatto che i contratti di fornitura siano a lungo termine e quindi l’aumento non porterà ad aumenti delle bollette per i tedeschi. Alcune misure però sono state già prese: a partire da gennaio, la maggiorazione con cui i tedeschi sovvenzionano l’espansione delle rinnovabili sul loro incasso sarà ridotta del 43 per cento. Un tentativo da parte dell’esecutivo, che spera che i fornitori di energia trasferiscano questa riduzione ai propri clienti. 
Allo stesso modo, aumenteranno i beneficiari dell’aiuto abitativo per le famiglie con difficoltà a pagare l’affitto o le spese della casa: si stima che saranno 640mila in più. In Germania c’è anche un voucher mobilità che sovvenziona i lunghi viaggi dei lavoratori con meno risorse, e che sarà ampliato nel 2022. Pochi giorni fa, il ministro dell’Economia Peter Altmaier ha dichiarato che il nuovo esecutivo «dovrà prendere in considerazione altre misure a breve termine». Una di queste potrebbe essere un intervento governativo nel mercato dell’energia, un’opzione finora sempre esclusa dal governo di Angela Merkel.

Portogallo
Nonostante la caduta dell’esecutivo, il prossimo 10 novembre entrerà in vigore il provvedimento adottato dal governo socialista di António Costa per cercare di mitigare l’aumento del carburante: lo Stato restituirà 10 centesimi al litro di carburante acquistato fino al 31 marzo 2022. Ciascun portoghese potrà rifornirsi al massimo di 50 litri al mese a persona e, quindi, farsi rimborsare appena cinque euro al mese: il costo per l’erario si aggira perciò intorno ai 133 milioni di euro. Il sussidio al consumo di carburante si aggiunge alla riduzione dell’imposta sui prodotti petroliferi ed energetici, già concordata lo scorso 15 ottobre.
La batteria di aiuti comprende anche risarcimenti per le imprese di trasporto passeggeri (autobus e taxi) e aiuti fiscali per il settore del trasporto merci per l’aumento dei prezzi dei carburanti. Già prima dell’attuale crisi dei prezzi del gas, il Portogallo aveva abbassato l’Iva sull’energia elettrica, facendola passare dal 23 al 13 per cento sui primi 100 kilowattora consumati in un mese per l’86 per cento delle famiglie, scelte tra quelle con meno potenza contrattata. Lo scorso marzo il profilo dei beneficiari è stato ampliato con l’aggiunta delle famiglie numerose, ma l’aumento dei prezzi degli ultimi mesi ha imposto nuove misure: le tariffe di accesso alla rete sono state notevolmente ridotte entro il 2022, permettendo così una riduzione del 35 per cento della bolletta finale per i consumatori.

Paesi Bassi
Piuttosto rilevanti anche le cifre nei Paesi Bassi: finora il loro mercato dell’elettricità è già aumentato di 100 euro per megawattora (MWh) e questo può significare per gli utenti fino a 50 euro in più al mese in bolletta. Di fronte a questa situazione, a inizio ottobre il governo di Mark Rutte ha deciso di compensare l’aumento con una riduzione delle tasse per tutto il 2022, misura che significherà circa 400 euro l’anno di risparmio per le famiglie. Saranno inoltre stanziati 500 milioni per alleviare le spese energetiche delle pmi e 150 milioni per migliorare l’isolamento delle abitazioni.

In totale, le misure approvate arrivano alla cifra record di 3,2 miliardi ed entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio del prossimo anno. Questo per compensare l’inevitabile aumento delle bollette per quelle famiglie olandesi, all’incirca tra l’8 e il 10 per cento, che hanno firmato dei nuovi contratti di fornitura e che quindi risentiranno dell’aumento, e per quel 44 per cento che ha un contratto flessibile esposto, due volte l’anno, alle fluttuazioni del prezzo dell’elettricità e del gas. 
Circa 142 mila famiglie hanno già dovuto abbassare il termostato e fare docce più brevi per pagare l’energia, secondo uno studio dell’Organizzazione per la ricerca scientifica applicata. Le misure del governo sono state criticate dal partito ambientalista GroenLinks, che ha evidenziato «come la misura sia poco equa. Il governo doveva aiutare soprattutto le famiglie con una pensione bassa o bisognose di sussidi a ricevere un sostegno aggiuntivo per evitare la povertà energetica».

(Lucio Palmisano su Linkiesta del 01/11/2021)
 
 

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