Firme referendum online. Un fatto rivoluzionario
“Un dato di fatto: raccogliere firme per uno o più referendum è sempre stato problematico. Se non entravano in campo i partiti di massa difficilmente si raggiungeva il quorum. Quindi, il voto on line è decisamente rivoluzionario. Il partito radicale è però stato un grande raccoglitore di firme per i referendum”.
Non ha dubbi PierVincenzo Uleri, classe 1950, già ricercatore di Scienza della politica al Cesare Alfieri di Firenze, autore di numerosi saggi, sia in Italia che all’estero, sul fenomeno referendario nelle democrazie.
Siamo di fronte a un fatto positivo?
“La politica, e quindi i referendum, non possono stare al riparo dall’innovazione tecnologica. Devono raccogliere la sfida. L’hanno raccolta e hanno fatto bene”.
Quindi, un trionfo della democrazia diretta queste 500mila e più firme on line per il referendum sulla cannabis.
“Calma, analizziamo la questione per bene. C’è spesso un equivoco fra democrazia diretta e partecipazione diretta. Ecco, nel nostro caso parliamo di partecipazione diretta. La democrazia diretta esiste solo nella fantasia degli avversari della liberal-democrazia rappresentativa”.
L’Italia all’avanguardia della richiesta referendaria…
“Nessun dubbio, il nostro dettato costituzionale, che, non dimentichiamolo, risale al 1946-47, dà facoltà ai cittadini di richiedere consultazioni referendarie. Non accade in Francia, Germania, Regno Unito…”.
Voto on line come assoluta novità.
“Non è proprio così. Già negli anni Settanta e Ottanta studiosi del calibro di Macpherson e Bobbio affrontarono, con molte perplessità, il problema su come votare comodamente da casa…”.
Allora abbiamo risolto il problema con la raccolta firme on line.
“Eh, c’è un problema enorme, cioè la qualità della democrazia che deriva dalla qualità dell’informazione”.
Pessimista?
“Perplesso: si deve passare, purtroppo, dalla tv. Più che dalla carta stampata, vero baluardo democratico. Che tristezza non trovare tante edicole come una volta. L’informazione, specie per i temi referendari, è cruciale”.
Ma con il voto in Rete non si rischia di escludere la popolazione più anziana?
“Il rischio c’è ed è ben presente nel mondo politico e culturale. Però ripeto: le sfide vanno accettate. E vinte”.
Chi firma on line?
“Certo i giovani, ma non solo. Il problema è che mai è stata fatta una ricerca su chi, dove e quando firma per promuovere un referendum. I dati sulle firme depositate in Corte di Cassazione non sono (o non erano) accessibili per la ricerca empirica”.
La democrazia diretta: tema delicato.
“Sì. Il movimento che parla tanto di democrazia partecipata non ha mai promosso un referendum. Di più: a Roma ha detto di no… Ribadisco quanto ho scritto nel mio ultimo articolo del 2021: la democrazia diretta non esiste!”.
(intervista di Francesco Ghidetti sul Qn del 19/09/2021)
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile
DONA ORA