Favela Rocinha: oltre il narco

 La criminalità in Brasile comporta un’elevata incidenza di crimini. Secondo la maggior parte delle fonti il Brasile ha alti tassi di criminalità, come omicidi e furti; a seconda della fonte (UNDP o Organizzazione mondiale della sanità) il tasso di omicidi è di 30-35 ogni 100.000 abitanti, che posizionano il Brasile tra i 20 Paesi con il più alto tasso di omicidi. Si ritiene che la maggior parte delle minacce alla vita da parte del crimine sia dovuta a droga e alcolismo. Il Brasile è un grande importatore di cocaina, nonché fa parte delle rotte internazionali della droga. Armi e marijuana invece sono per lo più create in loco.

Nello Stato di Rio de Janeiro esistono 1.018 favelas dove vive il 22% della popolazione. Ne attraversiamo una controllata dai signori della droga che si dividono il controllo dei quartieri.


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Nello Stato di Rio de Janeiro esistono 1.108 favelas dove vive il 22% della popolazione secondo i dati dell’IPP del 2016 (Instituto Municipal de Urbanismo). Rocinha è una delle più grandi del Brasile, situata nella zona sud della città, dove gran parte dei suoi abitanti sono brasiliani che sono emigrati dal nordest del Paese in ricerca di migliori opportunità. In questa favela la densità della popolazione è di 48.258 abitanti per chilometro quadrato, a Roma sono 812…


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Nella favela la vita quotidiana va avanti in modo calmo nella speranza di una qualche opportunità di lavoro che permetta di aumentare gli introiti economici famigliari. La scarsità di scuole fa sì che le strade siano frequentate da bimbi in qualunque ora del giorno, e in molti casi sono questi minori che gestiscono i negozietti che vendono prodotti alimentari.


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Secondo il censimento del 2012, a Rocinha vivono 70.557 persone che dipendono da due presidi sanitari primari e due centri sanitari con nessuna specializzazione. Questo significa che per malattie gravi la popolazione deve andare fuori della favela per poter essere curati.


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La disoccupazione in Brasile riguarda il 12,5% della popolazione (6,2 milioni di persone), e Rio de Janeiro è una delle regioni con maggiore disoccupazione. I più colpiti sono i giovani da 14 a 26 anni. La mancanza di centri di istruzione secondaria e l’alto costo degli affitti delle case in altri quartieri della città si traducono nella difficoltà che i giovani hanno per istruirsi o per lasciare la favela.


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La favela Rocinha, nonostante il caos di strade strette che collegano tutti i suoi interni, è una delle poche favelas che cerca nel turismo un’alternativa per il suo sviluppo offrendo visite guidate. Negli ultimi anni, i locali di fast food, gallerie d’arte locali, cybercafe e altri negozi stanno cercando di modificare il paesaggio urbano della favela e si stanno gradualmente moltiplicando. In questo modo, nuove opportunità di lavoro prima inesistenti vengono offerte.


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Tra il labirinto di vicoli e palazzi di diversi piani, la popolazione di Rocinha ha solo due piazze o spazi verdi per il tempo libero pubblico, quindi la vita sociale si svolge sulle porte delle case e agli incroci delle strade dove bambini e adulti si incontrano ogni giorno.


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All’interno della favela, la sicurezza è nelle mani dei diversi gruppi di narcotrafficanti che si dividono il controllo dei quartieri, e la polizia fa solo un’apparizione all’ingresso e all’uscita della favela (tranne nelle operazioni speciali quando intervengono per qualche motivo).


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Con oltre 18.000 abitanti di età inferiore ai 14 anni, la favela Rocinha conta 16 asili nido, sette scuole materne e tre scuole elementari. Per completare i corsi di istruzione secondaria, occorre lasciare la favela e andare in altri quartieri dove ci sono scuole di grado superiore.


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Lo stato delle infrastrutture all’interno della favela è piuttosto precario, e la maggior parte della popolazione ha accesso all’elettricità senza pagare, dando vita ad un arredo urbano unico che si dirama in ogni vicolo.


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In Brasile, il 40,8% delle persone con un lavoro fa un “lavoro informale”, cioè senza contratto e senza contributi fiscali per lo Stato, secondo i dati dell’IBGE 2018 (Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica). Molte delle case sono state auto-costruite dalle famiglie che le abitano, sfruttando al massimo lo spazio disponibile e contribuendo al paesaggio caratteristico delle favelas, che, pur lottando per migliorare le loro condizioni di vita, coprono i loro bisogni primari.

(articolo di Juan Luis Rod, pubblicato sul quotidiano El Pais del 13/02/2019)