Farmaco antitumorale Avastina. Immagine appannata in Germania
C’è un problema per il gigante farmaceutico Roche: prima ha dovuto ammettere che il suo farmaco “faro” Avastina non serve contro il cancro alla prostata; ora, una nuova perizia ne mette in dubbio l’efficacia anche rispetto ad altri tipi di tumore. E non è escluso che le casse malattia lo eliminino dall’elenco delle prestazioni.
Nel 2009 l’antitumorale in questione (principio attivo bevacizumab) fruttò alla casa farmaceutica svizzera 4,2 miliardi di euro a livello mondiale. Ma un recente studio clinico ha dimostrato la sua inconsistenza nel trattare il tumore alla prostata. E non è finita qui. Il servizio medico dell’assicurazione malattia, Medizinisches Dienst der Krankenversicherung ( MDK) del Baden-Wuerttemberg, ha appena espresso un giudizio sul farmaco che non è esattamente lusinghiero: è un antitumorale “dall’efficacia marginale”, scrive Handelsblatt, citando la perizia degli analisti. Non è dimostrato che da quando si è cominciato a utilizzarlo, nel 2005, i pazienti siano vissuti più a lungo. MDK fa notare che l’efficacia aggiuntiva di questo farmaco, usato contro il cancro al seno, all’intestino, ai polmoni e ai reni, non giustifica i 5.000 euro di costo mensile. Inoltre comporta “una notevole tossicità” e in alcuni casi favorisce le complicazioni che conducono a esiti letali, aggiunge il foglio.
Avastina è stato elaborato da una filiale della Roche, la statunitense Genentech, e in poco tempo il medicinale ammazza-tumori si è rivelato uno dei prodotti più lucrativi per l’azienda. La sua proprietà è quella d’impedire la formazione di nuovi vasi sanguigni, un processo che i medici chiamano angiogenesi. Roche è impegnata a estendere ancora di più il campo d’azione di Avastina ed esperimenta, in un vasto programma, la possibilità di usarlo su nuovi tipi di tumore. Perciò ha reagito subito con veemenza alle critiche, dicendo che Avastina, con i suoi oltre 40.000 pazienti sottoposti a studi clinici in tutto il mondo, è stato l’antitumorale più analizzato. Si tratta di quasi mille studi. Aggiunge che finora sono stati trattati pressoché 750.000 pazienti e che ovunque i costi sono assunti dal sistema sanitario; negli ultimi cinque anni sono stati dimostrati i vantaggi del farmaco relativamente alla prolungata sopravvivenza dei pazienti affetti da vari tipi di tumore. Infine, Avastina ha ottenuto le migliori prestazioni in tutt’e quattro le indicazioni necessarie per ottenere l’approvazione, ha spiegato un portavoce della Roche.
La controffensiva non ha però bloccato le critiche. Si sostiene che gli studi sull’efficacia sono discutibili in generale, e soprattutto se sono ricerche finanziate dalle case farmaceutiche, spiega la Commissione dei medicinali appartenente all’Ordine dei medici tedeschi. Commissione che condivide i dubbi di fondo dei periti di MDK, scrive Handelsblatt. Per il capo della Commissione, Wolf-Dieter Ludwig, Avastina è solo un esempio della dubbia efficacia di molte specialità medicinali impiegate contro il cancro, i reumatismi, l’Hiv o nei trapianti. Il loro uso acritico minaccia la sostenibilità finanziaria del sistema sanitario mondiale, perciò servirebbe un sistema precoce d’allerta, come già esiste in Gran Bretagna e in Austria. Sarebbe utile per bloccare l’utilizzo di farmaci costosi e inefficaci.
I medicinali sono un grosso affare. Basti pensare che, negli ultimi cinque anni, la spesa per i soli farmaci antitumorali è salita del 285%. E che grazie all’Avastina, la Roche ha incamerato il 21% in più nell’ultimo anno contabile rispetto al precedente.
Per il colosso farmaceutico la nuova perizia potrebbe avere conseguenze molto pesanti. Anche perché l’Avastina è entrata nel mirino del Comitato federale dei medici delle casse malattia (GBA). L’ente sta infatti valutando quali medicinali devono essere a carico del sistema sanitario e quali no. Una portavoce di GBA ha spiegato che sta elaborando una procedura per rendere più rigide le regole della prescrizione dei farmaci. In futuro, l’Avastina potrebbe essere prescritta al paziente solo se consigliata da due medici, indipendentemente l’uno dall’altro, in base a una procedura prevista per tutti i medicinali costosi e con un “alto profilo di effetti collaterali”. Ma potrebbe accadere di peggio: che Avastina venga depennata dall’elenco delle prestazioni a carico del sistema sanitario obbligatorio. Lo scrive Handelblatt, citando il responsabile di GBA, Rainer Hess.