I falsi nella scienza

Per due anni Hwang Woo-suk e’ stato il super-eroe della scienza. Il primo -e finora l’unico- cui sembrava fosse riuscito di clonare embrioni umani per ricavarne cellule staminali. Nel 2005 ha addirittura sostenuto di aver prodotto cellule staminali su misura, circostanza che avrebbe accorciato alquanto la via al trattamento di malattie gravi come il Parkinson. Peccato che una commissione d’inchiesta abbia accertato trattarsi di un bluff. Su questa vicenda il settimanale tedesco Der Spiegel ha interpellato Andreas Diekmann, professore di sociologia al Politecnico di Zurigo (ETH), che da anni si occupa di falsificazioni nel mondo scientifico.

S. Professor Diekmann, che posto assegnerebbe a Hwang Woo-suk nella graduatoria dei grandi impostori scientifici?
D. Il primato spetta a Trofim Lyssenko, il quale e’ riuscito a trarre in inganno l’intera biologia sovietica, e a far si’ che alcuni genetisti, suoi oppositori, sparissero nelle prigioni di Stalin. Ma anche Hwang si e’ guadagnato un buon piazzamento.
S. Perche’ la sua azione e’ particolarmente riprovevole?
D. Hwang, oltre ad avere falsificato i risultati, ha fatto pressione su una sua collaboratrice perche’ gli fornisse gli ovuli. E poi ha consapevolmente suscitato false speranze in persone gravemente malate.
S. Quindi, la notizia dell’imbroglio sulla clonazione in Corea del Sud l’ha colto di sorpresa?
D. Le falsificazioni sono i peccati mortali della scienza, eppure ne dobbiamo mettere in conto almeno una ogni due anni. I falsi non succedono solo nei bilanci economici o nell’arte, ma appunto anche nella scienza. Per lo piu’ si tratta di piccoli imbrogli o di dati un po’ aggiustati.
S. Ma ogni paio d’anni, dice Lei.
D. . si’, ci sono molti casi bizzarri. C’e’ stato per esempio William Summerlin, il quale puntava a risolvere il problema del rigetto nel trapianto di pelle. E che cosa ha fatto? In un trapianto da topi neri a topi bianchi si e’ aiutato con il pennarello. Oppure Cyril Burt, che negli anni 1960 era il Nestore della ricerca britannica sui gemelli. Solo dopo anni si scopri’ che molti dei suoi gemelli erano stati inventati di sana pianta. Ancora: 94 pubblicazioni del ricercatore sul cancro Friedhelm Herrmann sono delle manipolazioni. E persino la nanofisica ha gia’ in Jan Hendrik Schoen il suo super-imbroglione.
S. Cos’e’ che muove questi ciarlatani, a Suo parere?
D. In Hwang c’e’ stata l’ebbrezza dell’altitudine, unita alle enormi aspettative che sono affluite su di lui dalla societa’ e dal mondo politico. In uno stato d’animo in cui sembra di volteggiare oltre le nuvole, e’ facile finire a gambe all’aria prima o poi.
S. Era un eroe. Aveva guardie del corpo, due limousine.
D. .e il Governo coreano gli aveva dedicato un francobollo. D’ora in poi bisognera’ stare molto accorti se uno scienziato vivente verra’ onorato con un francobollo.
S. Nel campo della ricerca con le cellule staminali il veterinario Hwang era un outsider. Poteva essere gia’ questo un segnale d’allarme?
D. Dioutsider geniali, che hanno prodotto grandi cose pur non godendo inizialmente di nessun credito, ce ne sono sempre stati. Si pensi a Mendel o a Semmelweis. Non prendere sul serio gli outsider sarebbe un dogmatismo sbagliato e contrario allo spirito della scienza. Solo e’ necessario che le loro idee siano messe alla prova e convalidate da test ripetuti e rigorosi. Nel caso di Hwang il sistema di controllo, costituito da coautori, editori, periti e colleghi, in un primo tempo ha fallito. L’uomo si lascia volentieri ingannare -e gli scienziati non fanno eccezione.
S. E’ stato un grande dispendio per Hwang quello di procurarsi 1.600 ovociti. Chi investe cosi’ tanto deve credere fermamente di raggiungere un traguardo importante, non Le pare?
D. Puo’ darsi che egli abbia creduto ciecamente nelle proprie teorie, ma che i continui fallimenti lo abbiano fatto scivolare lungo una china sbagliata. Potrebbe essersi trattato della sindrome del “Blood will have blood” del Macbeth.
S. Quanto e’ grande quest’onta per la scienza?
D. Nella scienza se ne trovano tanti di sbagli. La parte che le falsificazioni hanno nell’insieme dei dati sbagliati pubblicati e’ probabilmente esigua. Volendo evitare i dati errati, il problema dei falsi avrebbe solo un peso marginale.
S. Esistono dunque piu’ incapaci che imbroglioni?
Io non parlo di incapaci. Gli errori fanno parte del gioco. Ci sono sbagli di misurazione, di disattenzione e altre fonti d’errore. Soprattutto la scienza, che usa dati statistici, e’ soggetta inevitabilmente a una percentuale di conclusioni errate, anche se condotte con onesta’ d’intenti. In ambiti che sono teoricamente innovativi, le prime pubblicazioni possono contenere piu’ dati sbagliati che corretti. Saranno solo le verifiche successive, ossia le sperimentazioni replicate e ripetute a separare il grano dal loglio.
S. Allora, tutto quest’agitarsi sui falsi e’ eccessivo?
D. Questo non l’ho detto. Le do’ due motivi perche’ il clamore di questo caso e’ giustificato: il primo e’ che, soprattutto nella biomedicina, le truffe destano aspettative e speranze che possono danneggiare direttamente le persone. Il secondo vale per ogni tipo di ricerca: le manipolazioni minano la fiducia, che e’ un bene essenziale per l’attivita’ scientifica. Se partissi dal presupposto della falsificazione, come potrei lavorare con dei colleghi?
S. Il caso Hwang e’ dunque un ostacolo al Suo lavoro?
D. La fiducia e’ una sorta di moneta. Normalmente si ha fiducia nel denaro anche se si sa che circolano alcune banconote false. Ma se troppe banconote venissero falsificate, il sistema crollerebbe.
S. Lo scandalo Hwang non evidenzia forse che l’attivita’ scientifica puo’ basarsi su grossi errori?
D. Sicuramente il sistema scientifico offre stimoli tali da incentivare la possibilita’ di falsificazioni. Concorrenza, pubblicazioni, tempi, carriera. tutto cio’ e’ sottoposto a una grossa pressione. Che pero’ non e’ necessariamente uno svantaggio. Non e’ sbagliato dire ai giovani ricercatori: “Pubblicate, scrivete i vostri risultati, mandateli possibilmente a riviste prestigiose!” D’altra parte, se la pressione e’ eccessiva, alcuni possono essere tentati di abbandonare la retta via e abbreviare il percorso. Questi sono gli effetti collaterali del nostro sistema competitivo, allo stesso modo in cui gli incidenti stradali sono le conseguenze possibili di un mezzo pericoloso come l’automobile.
S. Come si possono ridurre questi effetti collaterali?
D. Il primo comandamento e’ il controllo attraverso la riproposizione. Poi e’ utile il lavoro di gruppo poiche’ puo’ sempre capitare qualche coraggioso alla Whistle Blower, il giovane ricercatore che fece scattare l’allarme sulle manipolazioni di Herrmann. A meno di non pensare che tutti i componenti di un’équipe si mettano a progettare una truffa come fosse una rapina postale, di solito s’instaura un controllo reciproco.
S..cio’ che non ha impedito a Hwang di falsificare i suoi cloni. Il suo esperimento e’ stato avallato da venticinque autori.
D. Ugualmente, alcuni di loro hanno contribuito a fare chiarezza. Ma Lei pone comunque una domanda interessante, che esigerebbe una risposta da parte della commissione d’inchiesta: come mai i coautori non hanno riconosciuto le manipolazioni? ; che cosa sapevano?; quale la loro responsabilita’?
S. Queste domande vennero poste anche nel caso del fisico Schoen. Il suo superiore, Bertram Batlogg, che oggi fa ricerca al politecnico di Zurigo, non avrebbe dovuto scoprire l’imbroglio?
D. I duplicati di Schoen hanno acquisito riconoscibilita’ solo nel momento in cui i suoi grafici manipolati sono stati messi a confronto e i particolari sono stati ingranditi. Quando ci viene prospettato un fatto come questo sorge spontanea la domanda: ma come e’ potuto accadere che quei lavori non fossero controllati accuratamente prima di essere stampati? Schoen godeva di un immenso credito: a soli 31 anni il suo nome compariva gia’ in centinaia di pubblicazioni, di cui 17 su Science e Nature. In tutto aveva avuto dieci coautori. Come mai nessuno di loro si era accorto di nulla? Il fatto e’ che e’ molto difficile scoprire a occhio nudo una falsificazione se non si parte da un sospetto.
S. Quindi Lei assolve Batlogg dalle sue responsabilita’?
D. Una commissione di fisici di alta caratura ha nettamente assolto i coautori di Schoen dall’accusa di falsificazione o di connivenza con lui. Altra questione e’ la loro corresponsabilita’. Qui avrei voluto una spiegazione piu’ puntuale da parte della corporazione dei fisici o del politecnico. Batlogg ha esplicitamente ammesso che nella collaborazione con Schoen c’era stato un eccesso di fiducia. E’ un rimprovero che muove anche a se stesso.
S. Esistono delle materie piu’ esposte alle falsificazioni?
D. Il maggior numero lo si registra nella biomedicina. E’ probabile che non esista un’altra branca cosi’ soggetta ai tre peccati mortali FFP, ossia Fabrication, Falsification, Plagiarism. Cio’ dipende anche da quanto pesano gli interessi economici, visto che la ripetizione di un esperimento e’ molto costosa.
S. Come procedono i falsificatori?
D. C’e’ un’infinita’ di trucchi possibili. Per esempio, chi vuole dimostrare che un farmaco non ha pressoche’ effetti collaterali, basa il suo studio su un numero esiguo di casi. Oppure definisce solo a posteriori quello che voleva effettivamente misurare. E’ un po’ come se un giocatore di freccette, prima tirasse la freccia e solo dopo piazzasse il bersaglio nel punto in cui si e’ conficcata.
S. Nel caso di uno studio finanziato dal gigante farmaceutico Merck sugli effetti collaterali del suo antidolorifico Vioxx sarebbero stati ignorati i dati di tre pazienti morti d’infarto.
D. Gia’, questo e’ un altro dei metodi utilizzati. Ma peggio ancora e’ successo con l’industria del tabacco. Essa non solo ha occultato una propria ricerca sul potenziale di dipendenza da nicotina, ma lo ha sfruttato per rafforzare la dipendenza dalle sigarette. E inoltre ha pagato dei ricercatori in Germania perche’ minimizzassero i rischi da fumo passivo. Si e’ trattato di vere e proprie attivita’ mafiose. Oltre tutto, ricercatori come quelli che hanno partecipato a un affare cosi’ sporco non subiranno conseguenze -e’ vergognoso!
S. Con quale grado di diffidenza dovrebbe porsi l’opinione pubblica nei confronti dei ricercatori?
D. Un unico studio, per di piu’ sensazionale, non e’ mai altro che un’ipotesi interessante. Per accreditare una scoperta bisogna che sia stata almeno replicata una volta. L’opinione pubblica oscilla spesso tra pseudoscienza e fiducia cieca, mentre servirebbe dello scetticismo informato.
S. Il presidente della comunita’ scientifica tedesca, Ernst-Ludwig Winnacker, ha suggerito che in caso di scoperte pionieristiche, le riviste scientifiche non solo debbano sottoporle a certificazione, ma procedere a una verifica vera e propria. E’ realistica questa cosa?
D. In realta’, le riviste potrebbero fare molto di piu’. Science ha pubblicato l’articolo di Hwang del maggio 2005 dopo una perizia alquanto succinta, che aveva provocato anche dei dissapori. I periti, infatti, avevano chiesto altre pezze d’appoggio, ma gli autori non gliele fornirono. Malgrado cio’, l’articolo fu pubblicato. In questo caso Science e’ venuta meno al proprio dovere di diligenza, presa dalla foga di pubblicare tempestivamente una notizia sensazionale.
S. Questo fatto mette allora in dubbio tutto il sistema della certificazione?
D. La prassi del “Peer Review”, ossia l’avallo indipendente da parte di colleghi della stessa materia e’ giusto in via di principio. Ma essa non e’ stata ideata per smascherare eventuali imbrogli. I periti devono valutare soprattutto l’importanza di quel lavoro, e se la produzione di prove sia avvenuta rispettando le regole dell’attivita’ scientifica. Io penso che le migliori riviste scientifiche dovrebbero retribuire i periti per il lavoro che svolgono. Cio’ li costringerebbe ad impegnarsi di piu’ nel valutare le sperimentazioni dei colleghi. Inoltre servirebbero delle ulteriori verifiche per campione sulle ricerche che sono in attesa di divulgazione: sarebbe un buon metodo per ridurre imbrogli e pressappochismo. Lei mangerebbe ancora salsicce se non esistessero i controlli? Negli Stati Uniti una cosa simile ha dato buoni frutti. Ogni anno Office of Research Integrity mette sotto i riflettori un certo numero di progetti che sono in attesa di divulgazione.
S. Una spesa enorme!
Non poi cosi’ grande. Hermann, Schoen e Hwang, tutt’e tre hanno usato la duplicazione delle immagini: una cosa che con un adeguato software si sarebbe probabilmente potuta smascherare. Un altro metodo per “inchiodare” i millantatori e’ l’analisi sistematica delle cifre. Le cifre di entita’ misurabili seguono spesso delle sequenze molto precise. I numeri falsificati, invece, difficilmente ubbidiscono a queste regole.
S. Bisognerbbe punire la manipolazione scientifica alla stregua del falso in bilancio?
D. Controlli intelligenti sono sicuramente piu’ importanti di nuove sanzioni: un ricercatore che commette un grosso inganno sconta gia’ automaticamente la peggiore delle punizioni, vale a dire la perdita della propria reputazione. Hwang, d’ora in poi, potra’ al massimo occuparsi d’inseminazione equina.