Dei ragazzi e delle loro crisi
Una nuova Fondazione unisce psichiatri infantili e dell’adolescenza. Lo scopo: rimuovere lo stigma dei disturbi psichici.
La foto, con cui gli psichiatri infantili e dell’adolescenza tedeschi attirano l’attenzione sulla loro Fondazione, mostra una classe di ventidue scolari davanti a un cancello grigio. Sono ragazzi e ragazze di 12 o 13 anni, il viso oscurato affinché non siano riconoscibili; sei frecce portano ad altrettante didascalie. “Soffre di depressione”; “soffre di disturbi alimentari”; “soffre di crisi di panico”, si viene a sapere di alcuni di loro.
La foto campeggia sul sito della nuova Fondazione “Achtung Kinderseele”. (“Attenzione mente infantile”). Dietro alla fondazione ci sono gli psichiatri tedeschi specialisti per l’infanzia e l’adolescenza, quasi compatti, e l’adesione di associazioni e ordini professionali di categoria. La Fondazione vuole incentivare la consapevolezza dei disturbi psichici infantili, combatterne la stigmatizzazione, promuovere l’accertamento precoce.
Più richieste d’intervento
Questi specialisti hanno creato la Fondazione in base ai risultati di studi recenti e di discussioni in ambito professionale, appoggiandosi in particolare sulla ricerca Kiggs dell’Istituto Robert Koch. L’indagine sulla salute dei ragazzi ha infatti rivelato che, in Germania, nel 2006 il 17% dei minori di diciott’anni mostrava qualche anomalia psichica. Sotto osservazione: il deficit d’attenzione, le difficoltà di rapporto con i coetanei, i problemi emotivi e gli atteggiamenti anormali.
I risultati dello studio rispecchiano l’impressione soggettiva di molti psichiatri infantili, i quali notano un maggior ricorso al loro lavoro. “Il livello di gravità dei disturbi è aumentato”, dice Gerd Lehmkuhl, presidente della Fondazione e direttore di Psichiatria infantile all’Università di Colonia. Per esemplificare: “Negli ultimi cinque anni il numero delle urgenze notturne è molto aumentato a Colonia”. Nei due decenni precedenti, non c’erano praticamente casi urgenti di notte. “Oggi ci portano ragazzini di dieci o dodici anni con crisi depressive acute e intenti suicidari.”
I motivi dell’aumento dei casi d’intervento sono oggetto di dibattiti frequenti tra i professionisti. Fra le ragioni individuate ci sono la tendenza a “destigmatizzare” questi disturbi, dei mezzi diagnostici più precisi, una crescente insicurezza dei genitori. Per far fronte a quest’ultimo problema, la Fondazione ha un progetto che coinvolge, per un anno o due, i genitori dei bambini della scuola materna, e che serve a chiarire quali siano i comportamenti ancora “normali” e quelli che presentano singolarità psichiche. “In famiglia si tramanda meno di prima il sapere di come ci si debba comportare coi figli”, sostiene Martin Holtmann, direttore di una clinica di psichiatria infantile a Hamm e membro della Fondazione. “Non per nulla hanno grande successo le guide su questi temi. Oggi i genitori tendono a cercarsi un ausilio”.
Adentellato con la psichiatria adulta
Ma ci sono anche indicazioni di un effettivo aumento di disagi psichici, dovuti all’alta quota di separazioni dei genitori, al minor tempo trascorso a scuola fino alla maturità, all’ansia di prestazioni alte nella nostra società dell’informazione. Uno studio britannico mostrava già nel 2004 una casistica più alta in assoluto di disturbi emotivi e di comportamento sociale. In quel caso furono analizzati gruppi rappresentativi di adolescenti nel 1974, nel 1986 e nel 1999. In Germania la seconda rilevazione Kiggs è ancora in corso; essa esamina i ragazzi nel periodo 2009-2012 e darà chiarimenti sulle tendenze in atto non prima del 2013.
Già ora il primo studio Kiggs ha focalizzato un tema centrale: la dipendenza dallo stato sociale. Solo l’8% dei ragazzi di famiglie di stato socioeconomico alto mostra aspetti di difficoltà psichiche contro il 23% di condizioni sociali basse. “Il legame è complesso”, dice Holtmann. Non di rado, lo status modesto della famiglia dipende dal fatto che i genitori hanno avuto un percorso psichiatrico, con problemi di deficit dell’attenzione o di depressioni. “Spesso i figli di genitori poveri non sarebbero i più difficili, ma è il sistema familiare in sé a essere fragile al punto che situazioni di disagio psichico anche di lieve entità non sono più recuperabili”.
Alla luce delle esperienze fatte col pacchetto formativo attuale, la sfida maggiore per la Fondazione “Achtung Kinderseele” è raggiungere le famiglie povere e sensibilizzarle sulle malattie psichiche, per lo meno là dove il rischio è alto. Il secondo obiettivo è l’aggancio con la psichiatria degli adulti. Infatti, il limite artificioso dei 18 anni fa sì che, spesso, gli adolescenti a rischio, una volta divenuti maggiorenni debbano abbandonare i servizi assistenziali.
(articolo di Christina Hucklenbroich per Frankfurter Allgemeine Zeitung del 15-05-2011. Traduzione di Rosa a Marca)