Dalla Turchia con dolore

 Ora, in questo momento, sono convinta che occorre solo fare silenzio.

Silenzio di lutto per le vittime del terremoto di magnitudine 7.9, che ha sconquassato la Turchia e la Siria. Il loro numero è in continua progressione. Stamani si parlava di millecinquecento morti, adesso leggo di duemilatrecento e un grande numero di dispersi e feriti. Domani chissà.

Silenzio di solidarietà per i soccorritori che scavano tra le macerie, in lotta contro il tempo, alla ricerca di persone ancora vive, per le quali domani, ma anche stanotte, sarebbe troppo tardi.

Silenzio di vicinanza per i superstiti, feriti e illesi – nel fisico, non certo nella mente, scossa, martoriata dove impazza l’eterna domanda dei sopravvissuti a una tragedia – perché io sì, e a mio figlio, a mia moglie, ai miei amici è stata strappata la vita?

Silenzio! Non un ordine. Piuttosto una preghiera rivolta a tutte le persone, quelle comuni e quelle cosiddette importanti.
Fermate gazzarre e polemiche! E anche le feste e i festival. E fermate, fermate il clangore delle armi, voi aggressori e prepotenti che vi credete chissà chi.
Il terremoto che ha fatto spostare l’Anatolia (la parte asiatica della Turchia) di 3 metri, esige un momento serio, solenne di riflessione –

Ma chi è davvero l’essere umano di fronte alla potenza della natura?
Cosa sono i suoi progetti, i suoi programmi, specialmente quelli di conquista e di espansione, di fronte a questa potenza che in pochi secondi è capace di scardinare intere regioni, di amputare una grande fetta della popolazione che fino a poco prima faceva piani per il futuro? Domani vado a … la prossima settimana comprerò … fra un mese festeggerò …
Non è, questo invito al silenzio e alla riflessione, la negazione della vita umana e della gioia che ne deve essere gran parte.
Solo il suo necessario ridimensionamento affinché si comprenda che la vita ha un senso se vissuta per e non contro.
Per diffonderne la bellezza tra un numero sempre più grande di persone e non per sottrarla ad alcuno.
Purtroppo a questo ci pensano le catastrofi della natura. 
 
 

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