Cuba. Una convenzione Onu per la clonazione terapeutica
Cuba si schiera perche’ alle Nazioni Unite venga approvata una Convenzione Internazionale che proibisca la clonazione umana riproduttiva, ma che regolamenti invece quella terapeutica.
Il 20 febbraio all’Avana si e’ tenuto un incontro dal titolo “La clonazione umana terapeutica e l’uso delle cellule staminali”, promosso dalla Sociedad Economica Amigos del Pais insieme all’Accademia delle Scienze di Cuba e al Comitato Cubano di Bioetica. L’occasione e’ servita a chiarire le possibilita’ della medicina rigenerativa che “promette di essere” una delle rivoluzioni piu’ importanti del XXI secolo. Cosi’ almeno per il dottor Porfirio Hernandez, vicedirettore dell’Istituto di Ematologia e Immunologia del ministero della Salute Pubblica, che ha chiarito come in merito alle applicazioni delle cellule staminali non si debba esagerare sulle attuali possibilita’, un’operazione che viene fatta da compagnie per interessi economici.
L’Agenzia di Informazione Nazionale riferisce che al margine dell’incontro la vicedirettrice degli Affari Politici della Direzione di Affari Multilaterali del ministero degli Esteri Mercedes de Armas, ha spiegato la posizione dell’Isola in merito alla Convenzione dell’Onu sulla clonazione umana. Cuba e’ per creare un comitato che gestisca la Convenzione che obblighi i firmatari a istituire un quadro giuridico che prescriva questa tecnica con il fine di riprodurre persone e che regolamenti quella terapeutica.
“I negoziati sono bloccati -scrive l’AIN– per l’atteggiamento oscurantista di alcuni Paesi, capeggiati dagli Stati Uniti, che chiedono un trattato proibitivo per qualsiasi forma di clonazione. La diplomatica ha denunciato che tale posizione rivela la doppia morale del Governo nordamericano sul tema, poiche’ il presidente Bush nega i fondi federali, ma da il via libera alle imprese private per questo tipo di ricerche”.
Ma che Cuba si stia mobilitando e’ dimostrato dalla tavola rotonda che e’ stata dedicata all’argomento il 25 febbraio. Il programma televisivo che viene trasmesso a reti unificate, e che detta la linea politica, ha visto come protagonisti gli scienziati. E il Granma (l’organo ufficiale del comitato centrale del partito comunista di Cuba) il giorno successivo pubblicava il classico articolo di cronaca: “La comunita’ scientifica cubana si oppone alla clonazione umana a fini riproduttivi”.
“La comunita’ scientifica cubana, in pieno accordo con le posizioni sostenute dal nostro Governo negli appuntamenti internazionali, rigetta l’impiego della clonazione umana a fini riproduttivi, mentre considera di speciale valore l’uso terapeutico che puo’ valorizzare questa branchia della conoscenza scientifica-tecnica. [.] Secondo quanto ha ricordato il dottorFidel Ovidio Castro, del Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologia, la clonazione ha avuto dalla sua scoperta un vertiginoso progresso in quattro ambiti fondamentali di applicazione: biomedico, agricolo, zoologico e in quello delle ricerche di base per studiare cosa succede con le cellule obbligate a convertirsi in totipotenti. [.] La dottoressa Beatriz Marcheco, del Centro di Genetica Medica, ha ponderato le possibilita’ che potrebbe offrire (la clonazione terapeutica) per combattere malattie del sangue come la leucemia, oltre a quelle neurodegenerative e genetiche.
L’Accademia delle Scienze di Cuba insieme con l’organizzazione internazionale che raggruppa questo tipo di istituzioni, ha elaborato un documento per esprimere la sua posizione unitaria davanti alle Nazioni Unite di rifiuto della clonazione umana per fini riproduttivi. Nel testo, ha spiegato il dottor Sergio Arce, vi sono le implicazioni etiche, sociali, economiche, umane di questa pratica, che deve essere completamente proibita. Il dottor Pedro Luis Sotolongo, dell’Istituto di Filosofia, ha commentato l’ampiezza della relazione tra lo sviluppo scientifico-tecnico e l’etica. Mentre, il dottor Carlos Borroto, vicedirettore del Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologia, ha fatto il punto delle ricerche sviluppate nel nostro Paese. Mercedes de Armas, vicedirettrice degli Affari Multilaterali della cancelleria cubana, ha riferito del dibattito internazionale intorno alla clonazione, in scenari come quello delle Nazioni Unite [.]. Per Cuba, ha detto, e’ un imperativo negoziare uno strumento giuridico di carattere internazionale [.]. Il documento dell’Onu, dovrebbe differenziare la clonazione con propositi terapeutici, visto che risulta valida e necessaria, anche se deve essere oggetto di regolamentazione per evitare il suo cattivo impiego. Internazionalmente, ha detto, deve essere garantita di piu’ la cooperazione in queste questioni, per il beneficio dei Paesi sottosviluppati”.
Nei giorni successivi giungeva la notizia del primo trapianto cardiaco di cellule staminali, prelevate dal midollo osseo dello stesso paziente. Il “primo realizzato a Cuba -riferivano orgogliosi i mezzi di informazione ufficiali- in Centroamerica e nei Caraibi e i Paesi in cui si pratica nel mondo non sono piu’ di cento”. L’operazione e’ stata realizzata dal dottor José Hidalgo Diaz.
A coronare questa “crociata filoscienza” del regime di Fidel Castro e’ stato anche pubblicato un articolo sul Granma Internacional, in cui nella perenne lotta contro Washington si realizzava uno straordinario scambio delle parti, e da Cuba ci si appellava alla liberta’ di stampa e al primo emendamento della Costituzione Usa. L’evento scatenante e’ stato la decisione della Casa Bianca di vietare la pubblicazione di articoli scientifici provenienti da Iran, Libia, Sudan e dalla stessa Cuba, perche’ anche le scoperte scientifiche dovrebbero subire l’embargo a cui sono sottoposti quei Paesi. E in maniera davvero incredibile il dottor Augustin Lage, che e’ il direttore del Centro d’Immunologia Molecolare di Cuba, parla di “violazione dei principi di liberta’ d’espressione e del primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti”.
Il giornale sente anche il professore e ricercatore statunitense Mark M. Rasenick, direttore del Programma di Preparazione delle Neuroscienze dell’Università dell’lllinois, che dice: “la scienza dev’essere praticamente al margine delle interferenze di qualsiasi Governo. Gli scienziati di tutte le nazioni devono cooperare e scambiare informazioni”.
Come unica nota a margine ci sentiamo in dovere di sottolineare che principi simili (quello su cui si basa tutto il sistema statunitense) non solo non sono presenti nella costituzione cubana, ma tantomeno nella prassi politica della dittatura castrista. Forse anche per questo sarebbe utile riflettere in merito alla necessita’ di regolamentare certe ricerche negli Stati democratici, anziche’ proibirle. L’alternativa e’ infatti che poi prolificano in maniera clandestina e in Paesi in cui le istituzioni non garantiscono controlli, in alcuni casi essenziali.