Crisi Ucraina. L’Italia conceda subito permessi di soggiorno
Sul destino delle persone che fuggono dalla guerra in Ucraina in Italia, l’unico provvedimento preso finora dal Governo italiano è il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 febbraio 2022, che dispone che i cittadini ucraini vengano ospitati nei CAS (i cui posti sono stati incrementati di 13.000 unità) anche indipendentemente dal fatto che abbiano presentato domanda di protezione internazionale.
Poi ci sono proposte naif, per usare un eufemismo, come quella del Ministro del Turismo Garavaglia che venerdì scorso ha suggerito l’estensione agli ucraini, in deroga, del decreto flussi 2021, i cui termini di presentazione delle domande chiuderanno il 17 marzo 2022. Naif perchè formulata da chi, probabilmente, non è a conoscenza di quanto lunghe, sfiancanti e incerte siano le procedure relative agli ingressi tramite decreto flussi o emersione. Per fare solo un esempio, la procedura di regolarizzazione – fallimentare – avviata nel 2020 non è ancora conclusa: tempi assolutamente incompatibili con l’emergenza.
Un articolo pubblicato oggi sul Sole24Ore ricorda poi che in Italia vengono rilasciati solo 1,7 permessi di soggiorno per motivi di lavoro ogni 10 mila abitanti (contro una media UE di quasi 13) e che nel 2020 sono stati emessi solo 10 mila nuovi permessi di soggiorno per motivi di lavoro. Al di là dei proclami, è un dato di fatto che la politica migratoria italiana degli ultimi dieci anni punta – in concreto – all’opzione zero, cioè alle porte chiuse.
In questo scenario, la crisi umanitaria ucraina non aspetta, né possono farlo le istituzioni europee ed italiane.
Il Consiglio dell’Unione Europea ha già preso i primi provvedimenti: a chi fugge dall’Ucraina (1) sarà concessa la protezione temporanea, impregiudicato il diritto a richiedere asilo. Ciò vuol dire che i cittadini ucraini, le persone di Paesi terzi che vivevano in Ucraina e i loro familiari hanno diritto, in tutta l’Unione Europea, ad ottenere con formalità ridotte un titolo di soggiorno, tutela sanitaria e avranno immediato accesso all’alloggio, all’assistenza sociale, all’istruzione e al mercato del lavoro.
E il Governo italiano deve con estrema urgenza varare una normativa ad hoc, un ulteriore decreto legge o un DPCM che attui quanto stabilito dal Consiglio UE, tenendo conto anche delle gravissime lacune che la macchina del rilascio dei permessi di soggiorno ha in Italia.
Ci pare che al momento sia stata effettuata una scelta politica implicita. Gli ucraini non hanno bisogno di visto di ingresso per entrare in UE e possono rimanere – come turisti – fino a 90 giorni: “attendiamo di capire che succede, e poi valutiamo il da farsi”.
Se così fosse, si tratterebbe di una scelta contraria ai proclami di solidarietà provenienti dalla nostra politica in questi giorni.
Abbiamo ormai capito che la crisi ucraina non durerà qualche settimana o qualche mese e che è impossibile che entro 90 giorni chi viveva in Ucraina possa tornare nel Paese in sicurezza.
Le vie possibili da attuare con estrema urgenza sono diverse:
– Consentire il ricongiungimento familiare per i familiari delle 250 mila persone ucraine già regolarmente soggiornanti in Italia, in deroga ai requisiti vigenti e con una procedura semplificata (i tempi ordinari sono biblici).
– Rilasciare un permesso di soggiorno per protezione temporanea a chi (ucraini e cittadini di Paesi terzi provenienti dall’Ucraina) non può ottenere il ricongiungimento con familiari in Italia e ai cittadini ucraini già irregolarmente presenti in Italia.
– Garantire ai cittadini ucraini già residenti in Italia il rinnovo dei permessi di soggiorno, anche laddove gli stessi fossero scaduti.
1 – secondo dati UNHCR (Agenzia Onu per i rifugiati) si prevedono da 2,5 a 6 milioni di persone che abbandoneranno l’Ucraina, con una stabilizzazione intorno ai 4 milioni
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile
DONA ORA