Crisi cereali. Meno fisco. Come non farsi travolgere e innescare nuovi consumi e imprenditoria

 
La certezza di nuovi aumenti alimentari per i cereali a livello mondiale, prospetta già un riflesso sui prezzi in Italia, dove dobbiamo aggiungere che, anche se l’inflazione continua a scendere, non accade altrettanto per i prezzi alimentari, in crescita. Per evitare di trovarsi all’ultimo minuto a gridare aiuto e a prendere iniziative tanto emergenziali quanto di corta veduta e dannose per la nostra economia, sarà il caso di pensarci subito e nel modo giusto.

Vediamo cosa è accaduto.

Ieri ha lasciato il porto di Odessa nel mar Nero l’ultima nave con cereali ucraini a cui è stato concesso un passaggio sicuro dall’accordo sul grano che, scaduto, la Russia non intende rinnovare se non a nuove condizioni. Reazione immediata è stato l’aumento del 4% del prezzo del grano sul mercato di Chicago, ma va considerato che, grazie all’accordo di un anno fa il prezzo era sceso del 23%.

Allarme mondiale anche all’Onu e, anche se il nostro Paese potrà subire conseguenze limitate rispetto a molti Paesi poveri (… non moriremo di fame…), occorre non farsi travolgere dall’emergezialismo.

Già leggiamo e sentiamo di associazioni e politici che propongono bonus e prezzi bloccati, cioè cavalcare l’emergenza con provvedimenti apparentemente tampone ma che hanno la caratteristica di rendere ancora più drammatica la situazione economica. 

Un Paese che – fermo – si allatta alla tetta dello Stato mucca, il cui fieno per alimentarsi è quanto di più incerto ci possa essere.

Le crisi, quando ci sono vanno affrontate alle prime avvisaglie ed essere occasione per fare  anche quelle riforme che fino ad oggi non sono state fatte.

Nel nostro caso, invece di bloccare e drogare il mercato con lo “Stato mucca”, occorre mettere tutti in condizione di reagire dando loro maggiore disponibilità d’azione.

Primo passo, comunque emergenziale ma che non crea danni agli imprenditori, sarebbe l’azzeramento dell’Iva sui prodotti alimentari di base.
Secondo passo sarebbe ridisegnare tutto il sistema fiscale, per consumatori ed imprenditori, in modo che, pagando meno tasse, non solo si rimane a galla ma si creano le basi per una qualità duratura di consumi e imprenditoria. Nuovi modi di consumare ed intraprendere, facilitati dalla bassa fiscalità, che siano base di nuovi mercati, nazionali ed internazionali.

Stiamo parlando di una linea di tendenza che gli esperti del settore devono trasformare in numeri e percentuali. 

C’è nel governo qualcuno in grado di ragionare in questo modo o dobbiamo attenderci pacchi di pasta, pomodori e olio distribuiti a pioggia e pagarne dopo le conseguenze?

Qui il video sul canale YouTube di Aduc
 

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